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Notiziario Marketpress di Martedì 22 Gennaio 2013
 
   
  CAMPIONE D’ITALIA: AL CASINÒ DAI TAVOLI VERDI ALLA TAVOLA IMBANDITA IL RISOTTO D’AUTORE DELLO CHEF STALTARI

 
   
  Executive Chef del Casinò Campione d’Italia dal 2010, Lorenzo Staltari vanta un palmares con 10 medaglie d’oro, 11 d’argento, 2 di bronzo e 4 trofei conquistati partecipando ai maggiori concorsi internazionali di cucina. Sono le credenziali di una carriera (Mosiman, Sadler, San Domenico a Imola: esperienze professionali di assoluto riguardo) che, con i suoi sous-chef Marino Roncoroni e Roberto Monti, lo pone alla guida di una affiatata brigata – 13 cuochi e 3 pasticcieri – coronando un desiderio antico: “Ho sempre voluto fare il cuoco – dichiara Staltari – e trasformare una passione in professione è stato un progetto entusiasmante che non si esaurisce mai e richiede anche pianificazione attenta delle proprie capacità e sviluppo di competenze che vanno ben oltre il saper cucinare”. Quello di chef infatti è un rango completo e impegnativo nel quale Lorenzo Staltari elabora ricette sempre nuove scegliendo prodotti di marcata tipicità e qualità indefettibile. Sulla bontà degli ingredienti infatti Lorenzo Staltari fonda la sua stessa ricerca di una tavola la cui imbandigione non sia mia convenzionale e nello stesso tempo assicuri agli ospiti dei ristoranti del Casinò Campione d’Italia la certezza di un menu massimamente appetibile. Il Casinò più grande d’Europa ha puntato a sua volta su un numero 1 della ristorazione, in grado di assicurare qualità e professionalità che la clientela della casa da gioco si attende anche a tavola, sia che i convenuti siano fino a 500 – nel Salone delle Feste – sia nell’atmosfera un po’ più intima del ristorante Seven – dove lo chef è garante di una prelibata cucina. Ricercando prodotti tipici, come detto, perché la genuinità della materia prima è il suo asso nella manica, Lorenzo Staltari raccoglie costante consenso attorno alle proprie proposte gastronomiche, per esempio variando sul tema del riso. Lo chef del Casinò infatti parla con particolare piacere del risotto, specialità della casa: “Il termine ha origine nei dialetti dell’area lombardo-piemontese e indica una particolare preparazione del riso, da cui risulta una minestra asciutta (al massimo cremosa, mai brodosa) che si potrebbe definire riso ‘alla forchetta’, la posata con cui normalmente viene mangiato. La cottura a ‘risotto’ è un metodo, si può dire specifico della cucina italiana, che incontra sempre più il gusto anche fuori dell’area d’origine, prestandosi a infiniti arricchimenti”. Come il suo riso al salto alla milanese con carciofi croccanti, salamino nostrano rosolato , fonduta alla Rosa camuna e tartufo nero. Lo chef infine raccomanda la bottiglia di Assolo: nasce dai migliori vigneti della val Camonica, dove il terreno, il sole e il lavoro dell´uomo hanno saputo fondere nel colore rosso rubino, nel sapore speziato e fruttato e nel profumo intenso la tipicità della terra camuna. Ottenuto esclusivamente da uve Merlot, raccolto manualmente secondo la tradizione antica, affinato per dodici mesi in piccole botti di rovere e almeno sei mesi in bottiglia, l’Assolo regala al palato un gusto pieno, accompagnandosi a piatti di carne e formaggi della sua Valle  
   
 

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