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Notiziario Marketpress di Lunedì 18 Febbraio 2013
 
   
  MALATI ONCOLOGICI CON INSUFFICIENZA RENALE: SOPRAVVIVENZA RIDOTTA DI 5 VOLTE

 
   
  Milano 18 febbraio 2013 – La sopravvivenza di un paziente oncologico si riduce di 5 volte se alla neoplasia si aggiunge un danno renale. Lo dimostrano i risultati di uno studio del 2012 realizzato dal gruppo del centro oncologico Anderson Cancer Center di Houston, in Texas, che ha valutato l’incidenza di danno renale acuto in 3558 pazienti ricoverati in un ospedale oncologico. I risultati del lavoro, infatti, indicano che le terapie farmacologiche per le cure dei malati oncologici sono tossiche e peggiorano le condizioni dei reni. Un numero significativo di pazienti poi, il 12%, ha sviluppato danno renale acuto, quindi il tumore di sé aumenta il rischio di malattia renale. La presenza di danno renale, poi, determina un raddoppio della durata del ricovero e dei costi ad esso correlati del paziente oncologico. “Nei pazienti colpiti da un tumore, l’insufficienza renale è un nemico temibile, perché può complicare il decorso della malattia neoplastica e impedire l’utilizzo di alcuni tipi di terapie. – dichiara il Presidente Sin, professor Giovambattista Capasso, Professore Ordinario di Nefrologia, Direttore del Dottorato di Scienze Nefrologiche e della Scuola di specializzazione in Nefrologia della Seconda Università di Napoli - Le possibilità terapeutiche offerte dai nuovi farmaci anti-tumorali, infatti, spesso sono ostacolate dalla loro tossicità, che colpisce principalmente i reni determinando alterazioni della regolazione dei fluidi e degli elettroliti, che possono causare insufficienza renale acuta e cronica”. Oncologia e nefrologia rappresentano quindi due ambiti della medicina che devono essere affrontati congiuntamente dagli specialisti proprio per il legame tra le neoplasie ed insufficienza renale. “La collaborazione continuativa tra i due specialisti - illustra il professor Giancarlo Marinangeli, Segretario Sin, Unità Operativa Complessa di Nefrologia e Dialisi Ospedale Maria Santissima dello Splendore di Giulianova (Te) - l’oncologo e il nefrologo, è di fondamentale importanza nella lotta alla patologia tumorale. In questa prospettiva, si sono costituiti di recente gruppi di lavoro tra i diversi specialisti sia negli Usa (Onconephrology Forum dell’American Society of Nephrology) che in Italia (gruppo di lavoro di onco-nefrologia tra le rispettive Società di Oncologia e Nefrologia). Quest’ultimo ha l’obiettivo di migliorare la conoscenza di queste problematiche e di diffonderle tra i nefrologi, gli oncologi, gli internisti e i medici di medicina generale che quotidianamente le affrontano in tutti gli ospedali del Paese. E la stessa cosa, ovvero avviare progetti cogestiti di collaborazione, la Sin intende fare anche verso altre categorie specialistiche, come i cardiologi, i geriatri, i diabetologi”. L’ipertensione raddoppia il rischio di malattia renale, cuore a rischio per i malati di rene “In uno studio condotto su 698 soggetti sani che si sono recati spontaneamente in un camper attrezzato per l’esame delle urine e parcheggiato in una grande piazza di Napoli – illustra il professor Alessandro Balducci, Presidente Fir, Fondazione Italiana del Rene, Primario dell’Unità Operativa Complessa di Nefrologia dell’Azienda Ospedaliera San Giovanni Addolorata, docente presso la Scuola di Specializzazione in Nefrologia dell’Università di Roma “Tor Vergata” – “nel 22% di essi è stata riscontrata l’ipertensione per la prima volta e nel 18% di questi ultimi è stata trovata la proteinuria nelle urine. Chi soffre di ipertensione, quindi, ha il doppio rischio di ammalarsi di malattie renali rispetto ad un soggetto sano. Lo studio Carhes, frutto della collaborazione tra Sin e Associazione Nazionale Medici Cardiologi Ospedalieri (Anmco), ha permesso già da alcuni anni di comprendere l’evoluzione delle malattie renali nel tempo e la forte correlazione tra rene e cuore. “Il lavoro ha dimostrato che l’8% della popolazione generale italiana, uomini e donne, ha un qualche danno renale cronico – sottolinea il dottor Luca Gentile, Vice presidente Fir - Il dato rilevante è che si è visto che esiste una stretta correlazione tra rene e cuore: un rene che funziona male compromette anche il funzionamento del cuore e viceversa. La patologia renale cronica è un fattore indipendente di rischio cardiovascolare. Si stima che un soggetto con il 40% della funzione renale ha un rischio di incidenti cardiovascolari 10 volte maggiore rispetto ad un soggetto con normale funzione renale. I soggetti anziani, obesi ed ipertesi con danno renale cronico presentano un rischio cardio-vascolare ancora maggiore”. C’è quindi un’interdipendenza reciproca tra rene e cuore. L’integrità del rene e la funzione cardiovascolare sono legate a doppio filo: da una parte condividono alcuni fattori di rischio come l´ipertensione e l´obesità, dall´altra fattori specifici della malattia renale possono mettere in pericolo il cuore e fattori specifici della malattia cardiovascolare possono contribuire a peggiorare la funzionalità renale. “Questo forte legame tra le condizioni dei reni e quelle di cuore ed arterie, oltre che tra le neoplasie e la stessa insufficienza renale- conclude il Presidente Sin professor Capasso – “confermano il ruolo trasversale del nefrologo che deve affrontare numerose patologie a larga diffusione insieme a quella specifica dell’organo rene”.  
   
 

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