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Notiziario Marketpress di Lunedì 18 Febbraio 2013
 
   
  L’AMORE AL TEMPO DELLA DIALISI

 
   
  Milano 15 febbraio 2013 - Si sono conosciuti 7 anni fa e da allora non si sono più lasciati. Convivono con la dialisi condividendo un percorso difficile: è la storia di Luca e Gabriella due giovani affetti da malattia renale cronica. “Nel centro dove dializzo, in Sardegna, - spiega Luca - ad una riunione di pazienti e medici ho conosciuto una ragazza in cura nel mio stesso centro ma che, per turni diversi, non conoscevo. Infermieri e medici ci guardavano in modo curioso. Poi dopo qualche mese abbiamo ufficializzato il nostro fidanzamento. Da 7 anni siamo insieme e viviamo pienamente il lavoro e le vacanze ma anche i limiti, dubbi, stanchezze e paure. Noi condividiamo tanto ma anche senza aiuto psicologico, riusciamo a vivere con la dialisi dove la dialisi non è la cosa principale della nostra vita ma il mezzo per vivere bene. Il percorso della mia compagna è molto diverso dal mio perché lei è diabetica.”. È il 9 marzo 1998 quando Luca, all’età di 28 anni si ritrova su un lettino di pronto soccorso di un ospedale torinese. Nei giorni precedenti si era sentito stanco ed aveva avuto un po’ di tosse. Lavorando come giornalista in Tv era andato in un ospedale otorinolaringoiatrico per curare la tosse che non gli permetteva di “usare la voce”. “L’unico ricordo che ho è che all’improvviso, dopo un forte colpo di tosse il buio... – continua Luca - Mi sono ripreso dopo più di 18 ore di coma mentre avevo già fatto la mia prima dialisi in totale incoscienza. Il mio rene aveva smesso di funzionare e avevo un livello molto alto di creatinina (marker di malattia renale) nel sangue, cioè 22. Nei miei polmoni c’erano 3 litri di acqua non filtrata ed ecco quindi spiegata la tosse e la stanchezza. Il nefrologo mi ha detto subito che forse avrei superato l’insufficienza renale acuta e che avrei comunque vissuto relativamente bene sottoponendomi a dialisi 3 volte alla settimana. Da quel momento la mia vita è cambiata per sempre: a casa, lavoro e nel tempo libero”. Dopo un mese di ricovero nella sua città natale, all’Ospedale Molinette di Torino Luca torna a casa con “un impegno in più”. Dopo qualche settimana di convalescenza domestica va in vacanza in un centro dialisi sardo, a Carbonia. Nel 2003 la sua radio chiude e la crisi editoriale è pressante così lascia Torino per trasferirsi in Sardegna dove lavora per conto di un Tg regionale. “Sono entrato in dialisi in modo drammatico – continua Luca - ma ho avuto la fortuna di avere un nefrologo che mi ha subito motivato incitandomi a riprendere in breve tempo il lavoro e la vita. È importante, soprattutto tra i giovani, trovare medici che siano alleati e ti motivino”. Oggi Luca Gentile è vice presidente della Fondazione Italiana del Rene e il suo ruolo è legato proprio alla volontà di essere portavoce dei pazienti in dialisi. “Chi fa dialisi, - conclude Luca - anche se giovane ed in buona salute ha grandi difficoltà a spostarsi e viaggiare e questo non fa bene alla psiche. È bene viaggiare e vedere come lavorano altri centri dialisi. Io ho visto e verificato che la qualità della dialisi è buona ed omogenea in tutta Italia. Certo è che un po´ la conoscenza ed un po´ di impegno mi agevolano a muovermi tranquillamente. Ma molti pazienti hanno paura di abbandonare, anche per un breve periodo, il centro dialisi di residenza. Probabilmente bisognerebbe incentivare maggiormente, ove possibile, la mobilità. E poi, purtroppo, per motivi culturali, il paziente in dialisi si sente malato e si autoesclude dalla vita sociale. Ma anche il mondo del lavoro è diffidente dal paziente dializzato. Trascorrere 3 o 4 giorni in ospedale condiziona ma ci si può organizzare”.  
   
 

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