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Notiziario Marketpress di Lunedì 04 Marzo 2013
 
   
  UDINE, TREND ANCORA NEGATIVO PER L´ECONOMIA IN FVG

 
   
  Udine, 4 febbraio 2013 - Una serie di segni meno continua a caratterizzare l’economia del Friuli Venezia Giulia. E le speranze degli imprenditori per il prossimo futuro sono tutt’altro che orientate all’ottimismo. La conferma arriva dalla nuova indagine congiunturale – consuntivo del 4° trimestre 2012 e previsioni 1° trimestre 2013 con focus su internazionalizzazione – che oggi Unioncamere Fvg ha presentato in Camera di Commercio a Trieste. Il secondo appuntamento con i dati a livello regionale e momento itinerante nei quattro capoluoghi (il primo si è tenuto in novembre a Pordenone), che ha visto stavolta ospiti del presidente Antonio Paoletti il presidente udinese e di Unioncamere Fvg Giovanni Da Pozzo, con gli altri presidenti camerali provinciali, oltre a Nicola Ianuale di Questlab, la società cui Unioncamere Fvg ha affidato la ricerca, e Daniele Marini, direttore scientifico di Fondazione Nordest, che ha ampliato il focus sull’internazionalizzazione all’intera area produttiva nordestina. Il presidente Unioncamere Fvg – “Le attività che operano sul mercato interno sono in grande difficoltà – ha esordito Da Pozzo – e ciò colpisce maggiormente settori come pubblici esercizi e ospitalità. Ma anche se andiamo a guardare il manifatturiero vediamo che, sia nella meccanica sia ne legno-arredo, i dati di fatturato e occupazione non sono certo positivi». Gli imprenditori intervistati, un campione di 1500 imprese di tutte e quattro le province che hanno risposto al questionario a fine gennaio, hanno dichiarato cali di fatturato, nel 4° trimestre 2012, del -2,4%, con una certa stabilità nell’occupazione, ferma al -0,4%. Qualche spiraglio si intravede nell’occupazione del legno-mobilio del pordenonese (+1%), segno di una volontà di ripartire nonostante i cali di produzione e fatturato. «Se questo è il quadro, l’indagine evidenzia ancora una volta come siano soprattutto le imprese medie e le più strutturate per essere competitive sui mercati internazionali a soffrire meno ed avere anche performance positive – ha evidenziato Da Pozzo –. Per una regione come la nostra a forte vocazione esportatrice è un segnale che deve vederci tutti impegnati. Il sistema camerale sull’internazionalizzazione sta lavorando da prima della crisi, soprattutto verso i Paesi più lontani e promettenti, su cui bisogna insistere, sia accompagnando le imprese su quei mercati, sia facilitando e promuovendo forme aggregative tra le imprese, facendo in modo che si rafforzino per conquistare quei mercati. Non a caso le rilevazioni dimostrano come le imprese del Nordest - se pure in gran parte, purtroppo, si muovono da sole per andare all’estero - riconoscano nel sistema delle Camera di Commercio e delle Associazioni di categoria i primi punti di riferimento per l’internazionalizzazione. Un dato che andrebbe guardato con grande attenzione dalla politica regionale, che spesso snobba il sistema camerale a favore di altre forme di assistenza all’internazionalizzazione. Verso cui però, per le imprese, non sembrano dimostrare lo stesso appeal». Da Pozzo ha anche ribadito un punto fondamentale. «La nostra regione sta subendo una deindustrializzazione forzata a causa delle condizioni decisamente migliorative dei Paesi che ci circondano. Questo è un problema che deve essere affrontato in ambito nazionale, con la fiscalità di vantaggio o altri strumenti che cerchino di arginare il fenomeno. Ma il problema principe - ha precisato – resta il credito, che sta attanagliando migliaia di nostre Pmi. Pur con matrici di natura politico-finanziaria internazionale, si scontra anche con l’inadeguatezza patrimoniale del nostro sistema bancario e con la scarsa patrimonializzazione delle imprese stesse. Situazione destinata ad aggravarsi con le condizioni stringenti imposte da Basilea 3”. Nonostante questo quadro negativo, Da Pozzo resta fiducioso. «Se non nella capacità della politica, che più deve ora riformarsi, credo invece moltissimo nella capacità di milioni di imprenditori in Italia e nella nostra regione, che ogni mattina si alzano, mettono tutta la loro creatività, il loro talento nella propria attività, tengono duro al di là di ogni aspettativa e continuano a dare posti di lavoro: questo è il vero patrimonio e una ricchezza che il sistema camerale ha il privilegio di rappresentare e vuole supportare con forza, decisione e iniziative sempre più adeguate alle loro esigenze». I numeri - A presentarli è stato Ianuale, che ha anticipato la prossima rilevazione ad aprile e la presentazione in occasione della Giornata dell’economia. Le imprese intervistate in questa rilevazione sono state 1.537, tra il 7 e il 28 gennaio 2013. Il tasso di risposta si è attestato come sempre sul 34% (di cui 77% via web). Ecco le risposte in sintesi, per settori: Manifatturiero 4° trimestre 2012 Calo della produzione: -1,3% tendenziale (anno), era -1% nella precedente rilevazione trimestrale. Ma soffrono di più le imprese piccole-micro: la variazione annuale di produzione per le imprese da 2 a 9 addetti arriva addirittura al -3,4%. Calo del fatturato: leggermente migliore per le imprese che esportano (-2,3%), mentre cade al -2,9% per quelle che non esportano. Il manifatturiero ha una quota di fatturato estero del 41%, definito da Ianuale «in molti casi un vero salvagente dell’economia regionale». Occupazione: -0,4% tendenziale (-1,3% nella precedente rilevazione). Qui è evidente ancor più la dicotomia fra micro imprese ( 3-9 addetti) con un -4% di addetti, e medie imprese, fra 50 e 249 dipendenti, che invece segnalano un +3,3% di addetti. Previsioni 1° trimestre 2013: il 45/50% delle imprese prevede una riduzione del fatturato (aumento rispetto al trimestre precedente) Commercio al dettaglio 4° trimestre 2012 Calo delle vendite: -3,9% tendenziale (era -4,9% nel trimestre precedente) Calo degli addetti/occupazione: -2,5% tendenziale (era -3,2% nel trimestre precedente) Previsioni 1° trimestre 2013: il 65/70% delle imprese prevede una riduzione del fatturato (molto più forte che nel trimestre precedente) Servizi all’Ospitalità 4° trimestre 2012 Calo delle vendite: -4,4% tendenziale (era -1,5% nel trimestre precedente) Calo dell’occupazione: -4 % addetti sul tendenziale (anno), dato analogo al trimestre precedente Previsioni 1° trimestre 2013: il 60% delle imprese prevede riduzione del fatturato (in leggero aumento rispetto al trimestre precedente) Costruzioni 4° trimestre 2012 Calo della produzione: -13,4% dovuto principalmente alle imprese dai 2 ai 9 addetti, che segnano addirittura un -17,3% Calo del fatturato: -16,3% tendenziale (era -9,1% nel trimestre precedente) Calo degli addetti: -6,6% tendenziale (era -8,3% nel trimestre precedente, quindi va leggermente meglio) Previsioni 1° trimestre 2013: il 60% delle imprese prevede una riduzione del fatturato (in netto aumento rispetto al trimestre precedente) Vitivinicolo 4° trimestre 2012 Aumenta il Fatturato: +5,1% per quelle che non esportano, addirittura +14,3% quelle che esportano Stabili gli addetti: (+0,9%), con addirittura un +13,2% per le aziende vinicole dai 10 ai 49 addetti Previsioni 1° trimestre 2013: il 35% prevede una riduzione del fatturato (tendenza stabile rispetto al trimestre precedente) Focus internazionalizzazione Fvg - L’indagine evidenzia le risposte delle imprese del vitivinicolo e del manifatturiero del Fvg, che si rivolgono all’estero per la vendita (rispettivamente il 93% e l’82% delle intervistate) e molto anche per l’acquisto per quanto riguarda il manifatturiero (65%). La prevalente area d’interesse è ancora l’Ue (93% per vitivinicolo e 98% manifatturiero), ma vi sono percentuali interessanti anche in Nordamerica per il vino (ci va il 54% delle intervistate), in Africa per il manifatturiero (9%), in Asia (23% vitivinicolo e 18% manifatturiero) e in Centro-sud America (21% vitivinicolo e 10% manifatturiero). Ben il 37% delle aziende vitivinicole ha personale dedicato all’export. Che cosa chiedono le imprese per l’internazionalizzazione? Soprattutto fiere e missioni e incontri B2b, ma anche strumenti finanziari (52% del manifatturiero). Il Nordest. L’intervento di Daniele Marini - Daniele Marini ha ampliato il focus internazionalizzazione alle imprese di tutto il Nordest, presentando i risultati di un’indagine condotta su 1200 imprese. "Il mondo – ha detto – è previsto in crescita, per il 2013, del 3,5%. L’europa sarà l’unica a non crescere e noi italiani siamo tra i fanalini di coda dell’Europa. Il tema dell’export diventa dunque sempre più un tema di globalizzazione: bisogna essere in grado di andare oltre i confini tradizionali". Se il Nordest ha tenuto nell’export nel 2012, "bisogna rimarcare che altre aree di Italia, invece, sono proprio riuscite a crescere", ha evidenziato. Le strategie non sono più rivolte tanto alla delocalizzazione, quanto alla vera internazionalizzazione. "Le Pmi , cioè – ha spiegato Marini –, vanno sui mercati esteri per presidiare quei mercati e diventare leader là, non più tanto per contenere i costi o spostare le produzioni a scarso valore aggiunto". Ed è la media impresa del Nordest a trainare. "Ogni media impresa ha rapporti produttivi e commerciali con 274 piccoli fornitori – ha evidenziato Marini –. Questo crea un positivo effetto di trascinamento: infatti il 60% delle imprese intervistate, quando internazionalizza, dichiara di tenersi i fornitori locali". Ciò significa che il processo di internazionalizzazione delle medie spinge anche le imprese più piccole a fare un salto di qualità, innovazione e rafforzamento per mantenere il rapporto con la media impresa di riferimento e diventare più forti di per sé. "Il tema negativo resta la dimensione – ha rimarcato Marini –. Chi sta bene all’estero sono le imprese sopra i 50 dipendenti: il tema della strutturazione delle Pmi è la chiave". Se Cciaa e Associazioni di categoria sono quelle che assistono meglio imprese all’estero, c’è purtroppo ancora una grandissima quantità di imprese che va all’estero da sola, aumentando spesso le difficoltà e il rischio di insuccesso. "Gli imprenditori però evidenziano che stanno emergendo nuovi modelli consumo, e che le imprese si stanno innovando per rispondere a queste nuove esigenze. Quanto più un’impresa innova tanto più internazionalizza, e viceversa", ha concluso Marini. Le slide lo evidenziano: le imprese fortemente internazionalizzate nel 2011 sono state per il 48,7% anche grandi innovatori, percentuale che è salita al 50,5% nel 2012. Situazione capovolta per chi si rivolge solo al mercato domestico, che nel 2011 è risultato non innovatore per il 38,5% e nel 2012 non innovatore addirittura per il 45% dei casi.  
   
 

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