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Notiziario Marketpress di Giovedì 07 Marzo 2013
 
   
  SFC IMPRESA, I “CHIRURGHI” DEI PONTI NEL BIC DI TRENTINO SVILUPPO L’AZIENDA, NATA SEI MESI FA GRAZIE AL SEED MONEY, TROVA CASA NEL POLO TECNOLOGICO DI TRENTO

 
   
   Trento, 7 marzo 2013 - Getti d’acqua ad alta pressione come bisturi che puliscono il calcestruzzo deteriorato, quindi via alla ricostruzione selettiva senza abbattere o demolire nulla ed il ponte torna come nuovo, garantito per altri trent’anni. Ecco i “chirurghi plastici” dei ponti, un ingegnoso sistema per il recupero di strutture in cemento armato stradali, quali appunto ponti e viadotti, ma anche strutture civili ed industriali, messo a punto da Stefania e Filippo Carraro, 30 e 24 anni. Un brevetto già depositato, per un innovativo carro stradale elettrico, e due in fase di perfezionamento, i due giovani valsuganotti sono stati tra i primi a costituire una Srl “ad un euro”, le Srl semplificate riservate dal “Decreto Passera” agli under 35. La società, chiamata Sfc Impresa dalle iniziali dei loro nomi, è nata grazie al sostegno del Seed Money ed è ora insediata nel Polo Tecnologico di Trentino Sviluppo in via Solteri a Trento, l’incubatore d’impresa dove avrà tempo, risorse ed occasioni per crescere e sviluppare il proprio business. «Operiamo in un settore - sottolinea Stefania Carraro, laurea in Ingegneria edile e architettura presso l’Università degli Studi di Trento – che in tutta Italia conta davvero poche imprese. Il nostro sistema poi è unico, grazie ad una particolare attenzione alla sostenibilità ambientale e ad un carro cingolato mosso da un motore elettrico, ideato e brevettato da noi stessi, che manda in pensione i vecchi cantieri autostradali: una sorta di impalcatura mobile che occupa la sola corsia di emergenza, senza la necessità di chiudere per lunghi tratti le corsie di marcia, e consente agli operai di spingersi fin sotto il ponte lavorando in assoluta sicurezza». «L’idea – spiega Stefania Carraro - ci è venuta collaborando con Filippo nell’impresa di famiglia. Troppi ponti e viadotti vengono demoliti e rifatti completamente, con spese ingenti, e quando si deve intervenire per ripararli non esistono tecnologie adeguate. È come dover fare un lavoro senza tuttavia avere gli attrezzi giusti». Agli addetti ai lavori è ben nota: si chiama “carbonatazione”, una sorta di cancro che attacca inesorabile ponti e viadotti. Il ferro di armatura arrugginisce a causa di inquinamento e infiltrazioni e così aumenta di volume, finendo per fessurare prima, poi rompere e distaccare il calcestruzzo, con danni ingenti alle strutture che nei casi più gravi devono essere demolite e ricostruite, con costi ingenti sia in termini economici che di impatto sull’ambiente. La tecnica messa a punto dai due giovani trentini - sorella e fratello figli d’arte, cresciuti a pane e cemento nell’azienda di famiglia, l’Impresa Costruzioni Carraro Geom. A. & C. Di Strigno in Valsugana - consente di intervenire in modo non invasivo in tre fasi. Anzitutto si colpisce in maniera selettiva la parte deteriorata con un getto d’acqua a forte pressione, come una sorta di bisturi che scava il calcestruzzo penetrando facilmente tra i ferri dell’armatura senza provocare vibrazioni o microlesioni. Alla fase “chirurgica” segue quella “diagnostica”, per quantificare esattamente l’entità del danno ed individuare l’intervento di recupero più appropriato. Infine la fase della ricostruzione, con l’utilizzo di speciale calcestruzzo a ritiro compensato, rete integrativa a maglia stretta ed appositi connettori. Il risultato? Un ponte può essere pienamente recuperato nelle sue funzionalità, con un intervento garantito 30 anni, in pochi mesi di lavoro contro i 3-5 anni necessari per abbatterlo e ricostruirlo. Un sistema rapido ed economico ma anche amico dell’ambiente: l’idrodemolizione con getto controllato ad alta pressione non produce infatti polveri dannose per la salute e non richiede l’utilizzo di aditivi potenzialmente inquinanti, ma impiega esclusivamente acqua che viene poi raccolta, filtrata e rilasciata nelle acque bianche del cantiere stesso. Fondamentale per la nascita di Sfc Impresa è il sistema di incentivi e servizi alle startup messo a punto dalla Provincia autonoma di Trento. «Il nostro progetto d’impresa – sottolinea Stefania – è stato finanziato nel luglio 2012 con il Seed Money: 100 mila euro con i quali abbiamo acquistato computer ed attrezzature d’ufficio, software di elaborazione e calcolo, pagato il deposito del brevetto ed acquistato le Soa, le certificazioni obbligatorie che consentono ora di partecipare agli appalti pubblici». Una boccata di ossigeno in un momento in cui la stretta sul credito rende sempre più difficile avviare nuove imprese. «Una seconda mano — spiega Stefania — ce l’ha data il Governo con il “Decreto Sviluppo” e la nascita della Srl semplificata. A costi più bassi è stato ancora più facile cominciare. Nel nostro caso appena 100 euro di capitale sociale, 50 euro a testa, nessuna spesa notarile e procedure burocratiche snelle». Ma il sostegno di Trentino Sviluppo si spinge oltre la somma “Seed”, erogata anche ad altri 39 progetti grazie ai 4 milioni di euro del Fondo europeo di Sviluppo regionale (Fesr). Stefania e Filippo vengono supportati nell’elaborazione del piano d’impresa e, da qualche giorno, è stato consegnato loro un ufficio al terzo piano del Bic di Trento: 31 metri quadrati nell’incubatore d’impresa che i due giovani imprenditori pagheranno 250 euro al mese, grazie ad una riduzione del 50% del canone d’affitto in “de minimis”, ma dove soprattutto saranno seguiti da vicino con corsi di formazione, supporto nell’individuazione dei mercati più promettenti, l’aiuto di imprenditori e manager di esperienza (“Aquile Blu”) e tanti altri servizi ancora. Tra i primi potenziali clienti di Sfc Impresa ci sono la Provincia autonoma di Trento, con i Servizi Strade e Bacini Montani, e i concessionari di alcune autostrade italiane, interessati a sperimentare questa nuova soluzione economica, ecologica ed “anti-ingorgo” stradale. Ma il progetto verrà presto implementato così da poterlo applicare anche su edifici industriali e civili, anche in funzione di adeguamento alle normative antisismiche. È appena le commesse arriveranno è prevista l’assunzione di un geometra ed alcuni dipendenti. Nel frattempo Stefania e Filippo stanno lavorando, grazie all’appoggio di alcuni laboratori di ricerca, alla messa a punto di altri due brevetti: un particolare metodo di “casseratura” che servirà ad armare i cordoli in cemento, ed un sistema che permette di valutare chimicamente il grado di degenerazione del calcestruzzo. Il loro sogno d’impresa è già realtà.  
   
 

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