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Notiziario Marketpress di
Lunedě 11 Marzo 2013 |
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CONTRASTARE GLI ESITI DEI TRATTAMENTI: “NEBBIA COGNITIVA” POST-CHEMIO E LINFEDEMA
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Roma, 11 marzo 2013 - La riabilitazione oncologica deve puntare agli effettivi bisogni del paziente e avere come finalitŕ ultima l’autonomia della persona nel suo complesso ed il conseguente miglioramento della qualitŕ di vita. In caso di danno cronico la terapia riabilitativa deve mirare a raggiungere e migliorare la capacitŕ funzionale residua: il grado di dipendenza nelle attivitŕ quotidiane č un fattore in diretta correlazione con una peggiore qualitŕ della vita. Un aspetto che influisce negativamente sulla qualitŕ di vita delle donne oncologiche č l´impatto della chemioterapia sulle funzioni cognitive, per cui č stato coniato il termine di “chemobrain” o “chemofog”. Nelle donne trattate per tumore al seno, la chemioterapia č associata a disturbi cognitivi con stime di prevalenza che variano dal 20% al 60%. I deficit sono stati osservati in particolare a carico della memoria, dell´attenzione/concentrazione, della velocitŕ psicomotoria e della velocitŕ di elaborazione cognitiva. La presenza di disturbi cognitivi limita la possibilitŕ di tornare alle attivitŕ lavorative, sociali e familiari. Risultati di studi longitudinali rivelano che, per alcune donne, il disturbo cognitivo puň diminuire nel tempo. Altri dati suggeriscono come il declino cognitivo post-chemioterapia possa risolversi nel tempo in una parte d’individui affetti, mentre persista in altri. La diagnosi precoce dei disturbi cognitivi e il trattamento riabilitativo sono strumenti importanti che aiutano a recuperare il deficit e a migliorare la qualitŕ di vita. Il linfedema del braccio, causa di enormi disagi per la donna, č un effetto collaterale che puň avere inizio durante o dopo il trattamento per il tumore al seno. Pur non essendo un effetto grave, puň protrarsi per un lungo periodo di tempo. Questa condizione si manifesta sotto forma di gonfiore dei tessuti molli del braccio o della mano. Il gonfiore puň essere accompagnato da torpore, fastidio e a volte da un’infezione. Alcune donne presentano un linfedema cosě lieve da essere difficilmente visibile. Altre, invece, sviluppano un linfedema moderato che č visibile, non si riassorbe e peggiora quando le condizioni si aggravano. Altre ancora soffrono di un linfedema grave che crea un disagio tale da comportare persino una disabilitŕ. Le pazienti in questa situazione sono considerate guarite dal cancro ma continuano a sentirne la presenza inquietante con una immagine corporea gravemente alterata con ripercussioni sulla vita privata, sulla sessualitŕ, sulla vita di relazione e sull’autonomia motoria. Sono disponibili terapie che leniscono il disagio e attenuano il gonfiore attraverso il trattamento fisico decongestivo del linfedema (terapia fisica combinata o Cpt) che, come le linee guida nazionali ed internazionali suggeriscono, deve potersi avvalere di tecniche di drenaggio manuale, pressoterapia sequenziale, cinesiterapia, bendaggio multistrato, ginnastica isotonica, mobilizzazione articolare e applicazioni di linfotape. A cura di: Andrea Pace, Responsabile Neurologia Ire – Minnetti, Neuroriabilitazione Ire |
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