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Notiziario Marketpress di
Martedì 19 Marzo 2013 |
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A MARGHERA UN CENTRO PER STUDIARE LE ANTICHE FORTEZZE, ISOLE DELLA MEMORIA, PORTALI VERSO IL DOMANI
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Venezia, 19 marzo 2013 -
“Queste fortezze sono isole della memoria, segnano cioè precisi momenti
di svolta nelle storie nazionali, marcano in maniera indelebile i territori e,
nel recupero e riuso delle strutture, presentano delle singolarissime occasioni
irripetibili e da non mancare giacché questi manufatti, a lungo tenuti dalla
mano pubblica per scopi militari, hanno preservato una sorta di integrità anche
ambientale che li rendono testimonianze preziose da tutelare”. Questo è uno dei
passaggi del discorso dell’assessore
regionale al bilancio, cooperazione transnazionale e transfrontaliera e ai
fondi comunitari, Roberto Ciambetti, intervenuto a Forte Marghera (Venezia) al
convegno “Un centro internazionale per la valorizzazione del patrimonio
fortificato”, organizzato da Marcopolo System in collaborazione con la città di
Venezia, nell’ambito del programma Comunitario Interreg Iv C.
Dopo aver ricordato come
nell’architettura militare internazione s’affermò il modello italiano che proprio nel Veneto
vide singolari realizzazioni, Ciambetti ha spiegato che Forte Marghera “è un
esempio nel suo essere isola della memoria, caso straordinario all’interno di
un contesto ambientale e culturale unico al mondo”.
“Per noi veneti – ha aggiunto – questo forte ha un valore morale
eccezionale, pensiamo al piccolo cimitero che raccoglie le spoglie dei caduti
nell’assedio del 1848-49, quando Daniele Manin guidò l’insurrezione popolare e
la resistenza della città marciana, rendendo Venezia protagonista di quei moti
di indipendenza che appunto attorno al 1848 scossero, nel segno della libertà,
l’intera Europa”.
“La fortezza – ha proseguito Ciambetti – nel caso di Marghera diventa
così una sorta di ponte tra passato e attualità, una specie di portale che
unisce la storia, il vissuto di un popolo e di un territorio, con il suo presente e le sue aspirazioni e possibilità
future. Io credo che l’idea di un Centro
studi Internazionale debba avere come perno proprio la coscienza dell’essere
custode altero di questo portale, di questo spazio dove la storia insegna al
futuro”.
Rammentando come all’indomani del secondo conflitto mondiale a Vicenza
sorse il Centro Internazionale di studi di architettura (Cisa) “A. Palladio”,
che tanta parte ha avuto nella salvaguardia del patrimonio architettonico e del
paesaggio della Villa in Veneto, ricollegandosi ancora al Rinascimento e al
Cinquecento Europeo, non senza aver invitato l’auditorium a visitare la mostra
su Pietro Bembo curata proprio dal Cisa a Padova, l’assessore regionale ha
concluso così il suo intervento: “Ancor oggi la globalizzazione, la rivoluzione
tecnologica, la circolazione di merci ed idee, hanno mutato e stanno mutando
equilibri, modi produttivi, economie, relazioni e rapporti. Ancora oggi, come
ieri, il governo della crisi può avvenire solo attraverso le armi della cultura
e dell’intelligenza. Venezia, nel Cinquecento, sebbene sconfitta militarmente
seppe reinventarsi un ruolo: la rotta, in altre parole, è segnata e il Centro
internazionale per la valorizzazione del patrimonio fortificato può essere
quella dama che all’inizio dei canali lagunari dà le indicazioni a chi vuole
avventurarsi senza correre il rischio di arenarsi. Così come nel Cinquecento, o
si cambia o la storia ci cambierà, travolgendoci”.
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