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Notiziario Marketpress di
Mercoledì 20 Marzo 2013 |
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2012/11: ECONOMIA DIGITALE MOTORE DELLA CRESCITA NEL MONDO + 5,2% MA NON ITALIA: -1,8%, SENZA INTERVENTI PREVISIONE DI ULTERIORE CALO
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Milano 20 marzo 2013 – “Internet, il mobile, l’economia dei social
network stanno velocemente trasformando il mondo, spingendo gli investimenti ad
aprire nuovi orizzonti tecnologici e applicativi, generando nuove opportunità
di crescita per quei paesi, quei settori economici, quelle imprese che
accettano la sfida del cambiamento attraverso l’innovazione digitale. Anche in
Italia la pressione dell’evoluzione tecnologica sta producendo effetti positivi
sui segmenti più legati al web e al mobile. Sviluppo dei contenuti digitali e
della pubblicità on line, del segmento software e nuove soluzioni Ict, della
musica e dell’editoria online, il boom di smartphone, eReader e tablet e dei
servizi innovativi a essi associati, dimostrano che questi segmenti non solo
non risentono della crisi, ma sono già dentro l’economia italiana, crescendo
mediamente del 7,5% e contribuendo a significative trasformazioni nei modelli
di consumo e di business. Ma ciò sta avvenendo in un contesto nazionale ancora
poco sensibile all’innovazione, in cui per un’impresa ogni nuovo investimento
rappresenta un vero e proprio azzardo, così che le best practice rimangono
fenomeni isolati e non acquisiscono la dimensione necessaria a incidere sui
trend negativi e a compensare la crisi dell’It tradizionale. Da qui le ragioni
del ritardo con cui si va affermando l’economia digitale in Italia rispetto al
resto del mondo e il continuo calo di fatturato del settore It che, per il
quinto anno consecutivo, chiude i conti in rosso con - 4% di calo di fatturato,
spinto verso il basso dalla crisi delle componenti tradizionali, che
rappresentano ancora la quota preponderante del mercato”- è quanto affermato
oggi da Paolo Angelucci, presidente dell’Associazione nazionale delle imprese
It, nel presentare a Milano le anticipazione del Rapporto Assinform 2013,
coadiuvato da Giancarlo Capitani e Annamaria Di Ruscio, rispettivamente ad e dg
di Netconsulting.
“In assenza di interventi specifici tesi a cambiare questi trend - ha
continuato Angelucci - le stime per il 2013 non possono non essere segnate da
un profondo pessimismo: ci attendiamo, infatti, un’ulteriore discesa del Global
Digital Market del -3,6%, con l’It tradizionale in caduta libera a –5,8%, fatto
che avrà pesanti ricadute soprattutto sull’occupazione essendo un settore
labour intensive che attualmente impiega circa 400 mila addetti. Se, al contrario,
si darà avvio a un vero cambiamento del quadro di riferimento, introducendo
elementi di correzione degli assetti attuali , fra i quali una forte
accelerazione per il raggiungimento degli obiettivi dell’Agenda Digitale,
portando il suo braccio operativo, l’Agenzia per l’Italia Digitale sotto la
massima responsabilità politica, ovvero Palazzo Chigi; rendere il credito di
imposta per la ricerca e l’innovazione una misura strutturale; dare una rapida
ed equa soluzione al grave problema dei debiti della Pa verso le imprese,
aprire linee di finanziamento alle aziende che investono in innovazione, allora
si potrà iniziare a vedere una luce in fondo al tunnel della crisi e l’inizio
di un’inversione di tendenza del Gdm, che stimiamo potrà attestarsi a -1,5%” .
I dati emersi dall’indagine confermano che, a fronte di un’economia
reale che a livello mondiale è cresciuta nel 2012 del 3,2% rispetto all’anno
precedente, l’economia digitale, definita come Global Digital Market, ha
marciato alla velocità di +5,2%, giungendo a coprire quasi il 6% del Pil
mondiale. In Europa il tasso medio di crescita del Gdm si è attestato a +0,6%,
ma il peso dell’economia digitale è giunto al 6,8% del Pil europeo. Nello
stesso periodo, in Italia l’economia reale è calata del -2,4%, mentre il Global
Digital Market, che rappresenta il 4,9% del Pil nazionale con un valore di
68.141 milioni di euro, ha registrato una dinamica del -1,8%. Tale trend, pur
essendo in attenuazione rispetto all’anno precedente (-2,1%nel 2011/10),
segnala la crisi dei servizi Ict tradizionali(-4,7%), che rappresentano in
valore oltre la metà del mercato, a cui si oppone la crescita dei contenuti e
pubblicità digitale (+7,2%) e del software e soluzioni Ict (+2,4%).
“In Italia – ha precisato il presidente di Assinform - si va
approfondendo il digital divide fra chi intraprende la strada dell’innovazione
e chi, suo malgrado perché costretto dalla crisi, o per vera e propria miopia,
sceglie di non scegliere, di resistere, siano essi imprese, pubbliche amministrazioni
o anche famiglie e cittadini che sottovalutano i vantaggi del web. In realtà
siamo a un bivio perché, data la velocità del cambiamento in atto, resistere
vuol dire arretrare e zavorrare ancora di più l’economia, il Paese, su assetti
ormai sterili incapaci di offrire soluzioni alla crisi e ai problemi
strutturali. Al contrario, nel clima di grande incertezza in cui viviamo,
l’unica certezza è che la scelta di colmare il gap d’innovazione che ci separa
dalle principali economie rappresenta la vera opportunità per aprire un nuovo
percorso di sviluppo”.
“Dal nuovo Parlamento e dal nuovo Governo – ha concluso Angelucci - ci
aspettiamo piena consapevolezza sul fatto che intraprendere questa scelta
significa impegnare il Paese in uno sforzo corale, che va sostenuto sulla base
di quadro di riferimento istituzionale e normativo organico e favorevole
all’innovazione. Occorre creare le condizioni affinché per le imprese e le
Pubbliche Amministrazioni sia possibile valorizzare tutte le novità e sfruttare
le enormi potenzialità che le nuove tecnologie offrono, riorganizzare e
razionalizzare i processi, innovare prodotti e servizi, dotarsi di nuove
competenze, creare nuova occupazione”.
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