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Notiziario Marketpress di
Mercoledì 20 Marzo 2013 |
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CONGIUNTURA IV TRIMESTRE 2012, A TERNI CRESCE SOLO L’EXPORT
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Terni, 20 marzo 2013 - L’ultimo trimestre del 2012 chiude senza
segnali di ripresa per il sistema manifatturiero e commerciale della provincia
di Terni.
La flessione iniziata con la crisi non accenna a invertire la rotta,
cosi nel 2012 hanno chiuso i battenti 368 imprese, di cui 250 solo
nell’edilizia (71 nell’ultimo trimestre). Nel quarto e ultimo trimestre
dell’anno gli indicatori di produzione, fatturato e ordinativi indicano una
crisi ancora pesante e lontana la possibilità di un rimbalzo. Nel quarto
trimestre dell’anno l’andamento della produzione rispetto allo stesso periodo
del 2011 raggiunge quota -10,4%. La forbice è marcata rispetto al resto della
regione. A livello umbro infatti l’andamento della produzione segna -6,9%, il
Centro Italia nel suo complesso raggiunge -6,7%, a livello italiano la
flessione della produzione è al 6,1%.
E’ quanto emerge dall’Osservatorio congiunturale realizzato dalla
Camera di Commercio di Terni in collaborazione con il Centro Studi Unioncamere,
che offre un monitoraggio per il quarto e ultimo trimestre del 2012 di un campione totale di
240 imprese con dipendenti del settore industria e commercio operanti in
provincia di Terni in rapporto anche al quadro umbro e nazionale.
Solo l’export cresce Le difficoltà maggiori per le imprese del settore
meccanico ed elettronico e per quelle dei metalli. Per quanto riguarda la
classe dimensionale, non esiste una differenza tra chi opera con meno di dieci
dipendenti e le imprese di maggiori dimesnioni.
La produzione ha subìto infatti una flessione generalizzata per circa il
50% del campione intervistato.
In termini di fatturato a perdere di più sono le industrie del tessile
con una contrazione del 17%, dei metalli e meccaniche (14,3%). Perdono
fatturato rispetto ad un anno fa anche le industrie dell’alimentare (-12,3%).
Per il settore moda il Iv trimestre segna un peggioramento anche rispetto al
trimestre precedente. Tra luglio e settembre infatti le industrie del tessile
perdevano il 10,2% del fatturato.
La crisi si riflette sul perdurare della flessione degli ordinativi. La
maggior contrazione riguarda le imprese del tessile (-16,4%) le industrie
meccaniche ed elettroniche (-16,3%) che trascinano verso il basso l’andamento
complessivo dell’indicatore. Terni su base annuale perde infatti il doppio
(-12%) rispetto al dato nazionale (-6%).
Per le imprese della provincia di Terni, l’ultimo trimestre del
2012, registra tuttavia la buona
performance del fatturato realizzato con l’estero. In particolare per il 74%
delle industrie meccaniche ed elettroniche il fatturato estero è aumentato, ed
è rimasto stabile per il 65% delle imprese dei metalli.
“L’andamento nel complesso positivo dell’export ci conferma che la
ripresa può essere agganciata con i mercati esteri a fronte di un mercato
interno stagnante – sottolinea il Presidente della Camera di Commercio, Enrico
Cipiccia – la performance migliore a livello internazionale è quella delle
industrie meccaniche ed elettroniche, seguita dalle aziende del settore metalli
che nell’ultimo anno sono riuscite a mantenere stabile il fatturato con l’estero”.
Commercio sempre più giù Sempre più difficile l’andamento delle vendite
in provincia di Terni. La contrazione per le imprese del territorio raggiunge
infatti nell’ultimo trimestre dell’anno rispetto allo stesso periodo del 2011,
l’11,7%. Un dato che delinea per la provincia una situazione di particolare
difficoltà rispetto al dato complessivo umbro (-9%), delle regioni del Centro
(-8,5%) e a livello nazionale (-8,4%).
Le cessazioni sono state 437 nel 2012 e nel 2013 134 imprese hanno
chiuso nei primi due mesi dell’anno. In
particolare, su base congiunturale il
59% delle aziende intervistate dichiara una diminuzione delle vendite e il 10%
una crescita. Un dato che denota una difficoltà ormai strutturale del sistema
commercio sul territorio se si considera che neanche in coincidenza delle
festività natalizie si è registrata un’inversione di tendenza. A soffrire di
più in questa ultima parte dell’anno le attività con vendita al dettaglio di
prodotti “no food”, di queste quasi il 70% ha contratto le proprie vendite tra
ottobre e dicembre dello scorso anno.
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