CALABRIA: IL PRESIDENTE SCOPELLITI HA COMMENTATO IL RAPPORTO DEL CENSIS
Catanzaro, 20 marzo 2013 - Il
Presidente della Regione Giuseppe Scopelliti ha così commentato il rapporto del
Censis:
“Il rapporto presentato dal Censis fornisce uno spaccato preoccupante
ma deve esserci utile per capire come reagire immediatamente ad una fase
negativa mondiale che coinvolge anche il Sud Italia. Per troppo tempo i governi
che si sono susseguiti hanno cercato di trovare soluzioni idonee alla rinascita
del Mezzogiorno, chi più attivamente e chi meno ha provato a far ripartire una
zona dell’Italia da sempre ritenuta un peso. Il nostro non è un territorio così
disgraziato su cui non scommettere, basterebbero pochi accorgimenti per avviare
la scintilla del rilancio. Lo Stato dovrebbe garantire un grande investimento
nelle infrastrutture per il miglioramento dei collegamenti stradali e
ferroviari già esistenti. Potenziando questi due aspetti il Sud sarebbe già più
attraente agli occhi degli investitori italiani e stranieri. Se a questa
operazione si aggiungesse una reale sburocratizzazione per la costruzione di
nuove installazioni industriali in rispetto di una ecologia e di uno sviluppo
sostenibile e una vera defiscalizzazione per le nuove assunzioni, nel giro di
poco tempo ci troveremo a poter gestire una delle aree più ricche in produzione
e scambi commerciali del Mediterraneo. Solo così si potrebbero trasformare i
rapporti negativi sullo stato dell’economia del Sud Italia in un felice quadro
di sviluppo e armonia. Nessuno potrà più parlare di disoccupazione perché
potremo permettere ai nostri giovani di rimanere nella loro terra a lavorare,
una maggiore crescita demografica, una migliore sanità senza migrazione per le
cure ma fiduciosa nelle eccellenze che si trovano nelle regioni del meridione
italiano. E’ arrivato il momento di far smettere le chiacchiere e di agire. Non
serve un programma fantascientifico ma un programma di buon senso che potremmo
tradurre nelle parole di Seneca: "Non è perché le cose sono difficili che
non osiamo farle, è perché non osiamo farle che diventano difficili”.