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Notiziario Marketpress di
Mercoledì 20 Marzo 2013 |
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CURARE, E BENE, IL DIABETE IN ITALIA COSTA 1/3 CHE NEGLI USA
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Roma, 20 marzo 2013. Il diabete presenta il conto e lo fa negli Usa
attraverso il rapporto dell’American Diabetes Association (Ada) pubblicato a
cadenza quinquennale; l’ultimo rapporto, relativo ai dati 2012, è stato
presentato qualche giorno fa a Capitol Hill in occasione dell’incontro annuale
di advocacy ‘Call to Congress’, organizzato dall’Ada. In Italia a fare i conti
al diabete ci pensa l’osservatorio Arno-diabete, frutto della collaborazione
tra la Società Italiana di Diabetologia (Sid) e l’osservatorio Arno del Cineca.
Gli ultimi dati italiani risalgono al 2010 e sono calcolati sulla base dei dati
amministrativi di circa 10 milioni di italiani. “Il costo totale diretto del
diabete in Italia viene stimato nel nostro Paese intorno ai 9 miliardi di Euro
– afferma Giulio Marchesini, Professore ordinario e Direttore Scuola di
Specializzazione in Scienza dell’Alimentazione presso l’Università di Bologna e
massimo esperto sui costi dei diabete derivanti dallo studio Arno). Se aggiungiamo
anche il costo dei presidi e della distribuzione diretta di alcuni farmaci, non
presente in Arno, si può arrivare facilmente tra i 10 e gli 11 miliardi di euro
(circa 14 miliardi di dollari) per una popolazione di 60 milioni di Italiani ed
il 5% di prevalenza del diabete. Mancano in Italia dati solidi sui costi
indiretti del diabete (guadagni perduti, giornate lavorative perse, ecc).
Lo studio Economic Cost of Diabetes in the U.s. In 2012, che sarà
pubblicato sul numero di Aprile di Diabetes Care, la rivista dell’American
Diabetes Association, evidenzia invece una spesa del 245 miliardi di dollari
(176 miliardi di dollari in costi diretti e 69 miliardi in costi indiretti) nel
2012 per i costi inerenti al diabete stelle e strisce, cifra che peraltro fa
registrare un aumento del 41% rispetto alla già ragguardevole cifra di 174
miliardi di dollari indicata nel precedente rapporto del 2007. Gli Stati che
fanno registrare la maggiore spesa per il diabete sono la California (con 27,6
miliardi di dollari) e la Florida (con 18,9 miliardi di dollari). I vertici dell’American Diabetes Association,
attribuiscono questa esplosione della spesa sanitaria destinata alle persone
con diabete, all’aumento di prevalenza di questa condizione, anche se poi alla
fine la spesa sanitaria per una persona con diabete è 2,3 volte superiore a
quella della popolazione non diabetica. Resta il fatto, che almeno negli Usa, i
costi del diabete crescono ad una velocità assai maggiore, rispetto alla spesa
sanitaria in generale: in questo Paese oggi un dollaro ogni 10 di quelli
destinati all’assistenza sanitaria viene speso per il diabete e le sue
complicanze.
L’analisi degli esperti dell’Ada mette in rilievo anche un altro dato
interessante e cioè che la spesa farmaceutica, nonostante l’introduzione sul
mercato di nuove classi di antidiabetici, è rimasta identica a quella del 2007,
cioè pari al 12% dei costi totali, il che indica che altri sono i motivi
dell’aumento della spesa legata alla malattia diabetica. Negli Usa 26 milioni
di persone sono affette da diabete e altre 79 milioni da prediabete, ma le
proiezioni per il 2050 preannunciano che un americano su tre svilupperà la
malattia. In Italia, le persone con diabete sono oltre 3 milioni e quelle con
prediabete quasi 2 milioni, con proiezioni che vedono in circa 6 milioni le
persone affette da diabete nel 2030. “Osservando questi dati – commenta
Marchesini – si evince che il nostro sistema è molto più economico; anche
aggiungendo spese personali non conteggiate (visite in libera professione e
acquisto diretto di alcuni farmaci), per certo non si giunge al costo diretto
di 13.700 dollari (oltre 10mila Euro) a persona degli Stati Uniti. In Italia la
spesa annuale per una persona con diabete si attesta infatti intorno a € 3.500,
un terzo del costo degli Usa. Varrebbe la pena di interrogarsi sull’efficienza
del nostro Ssn”.
“Sicuramente il nostro Paese –
commenta il professor Stefano Del Prato, Presidente della Società Italiana di
Diabetologia – ha il vantaggio di essersi dotato ormai da tempo di una rete di
servizi specialistici in grado di affrontare le condizioni più complesse e di
interagire con sempre maggiore efficienza con la medicina generale per
garantire un’ampia copertura alla popolazione diabetica. Questa organizzazione
rende la cura del diabete efficiente soprattutto nel cogliere e prontamente
trattare le prime manifestazioni delle complicanze, come testimoniato da una
riduzione dei ricoveri ospedalieri che sono passati da 120.804 nel 2000 a
96.787 nel 2010.” “Anche in Italia, comunque – prosegue il professor Marchesini
– il costo per persona con diabete è di 2.2-2.5 volte superiore a quello del
costo sanitario di una persona senza diabete, espressione delle molteplici
complicanze della malattia ed in particolare delle complicanze cardiovascolari.
La percentuale di spesa per farmaci, ricoveri, servizi, è molto simile tra
Italia e Stati Uniti. In Italia i ricoveri ospedalieri coprono il 57% del costo
calcolato sui dati amministrativi (ma circa il 45% dei costi totali diretti,
come negli Usa); il costo dei farmaci è intorno al 22-25% del totale (contro il
30% degli Usa, considerando una spesa del 12% per i farmaci antidiabetici e del
18% per i farmaci per le complicanze del diabete), quello della specialistica
ed esami di laboratorio e strumentali intorno al 10% (9% negli Usa per le sole
visite).Vale comunque la pena inquadrare il problema nella spesa sanitaria
globale. Ricordiamoci che gli Usa spendono oggi oltre il 17% del Pil per la
Sanità, contro un 9% della spesa in Italia (inferiore alla media Ocse).
Quanto al problema della spesa farmaceutica – prosegue il professor
Marchesini – il 30% Usa deriva dalla somma del 18% (spesa farmaceutica per le
complicanze, ovvero farmaci non ipoglicemizzanti) + 12% (spesa per farmaci antidiabetici). Il valore riportato
(22-25% in Italia) è la spesa farmaceutica globale, di cui circa un quinto
(ovvero il 4% del totale della spesa) è quella relativa ai soli farmaci
ipoglicemizzanti. I farmaci per il diabete costano in media soltanto 200-210
Euro a paziente in Italia. Questo valore aumenta del 50% o poco più se
calcoliamo il costo dei presidi. Quindi, in Italia si spende molto meno, soprattutto
per i farmaci. I vincoli Aifa non sono senza effetto.” Ma come sta cambiando
negli anni il costo del diabete in Italia? “L’osservatorio Arno-diabete –
spiega il professor Marchesini – ci conferma che, come negli Stati Uniti, anche
in Italia in peso economico del diabete, come quello di altre malattie croniche
non trasmissibili, si va facendo insostenibile. Tra il 2006 ed il 2010
l’aumento del costo totale diretto del diabete per il Sistema Sanitario
Nazionale è stato di circa il 20% (circa 1,4 miliardi di Euro) e le proiezioni
per il futuro non sono favorevoli. Occorrono strategie per favorire la
prevenzione del diabete e delle sue complicanze, per limitare la spesa dei
ricoveri nelle fasi avanzate”.
“I dati forniti dall’analisi Ada così come quelli dell’Osservatorio
Arno Cineca – commenta il professor Stefano Del Prato – indicano che il costo
legato al diabete mellito rischia di divenire non più sostenibile nell’arco di
pochi anni. La quota maggiore di questo aggravio di spesa non è tanto nell’uso
di farmaci, quanto di quello legato alla ospedalizzazione. La causa principale
di ricovero per la persona con diabete è rappresentato dalle complicanze che
possono essere ridotte solo con una efficace prevenzione del diabete e, in chi
la malattia ce l’ha già, con uno stretto controllo glicemico. La prima richiede
una massiccia azione generale che migliori la consapevolezza della popolazione
generale iniziando con processi educativi avviati già in età scolare. La
seconda è di rendere omogeneo un trattamento standardizzato e moderno su tutto
il territorio nazionale, con il coinvolgimento di tutti gli attori del sistema
come previsto dal Piano Nazionale del Diabete. Ovviamente queste azioni devono
essere accompagnate da un’attenta verifica di costo-efficacia. In tal senso la
Società Italiana di Diabetologia ha avviato, oltre alla collaborazione con
l’Osservatorio Arno-cineca anche un gruppo di lavoro di Health Technology
Assessment con la partecipazione di esperti di economia sanitaria e
diabetologi”.
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