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Notiziario Marketpress di
Martedì 26 Marzo 2013 |
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A BATTESIMO IL CONSORZIO DI PROMOZIONE DELLA PIADINA ROMAGNOLA PRIMO ATTO UFFICIALE DOPO L’OTTENIMENTO DELLA IGP TRANSITORIA
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Forlimpopoli - Farina, acqua, sale, strutto (o olio d’oliva), senza
aggiunta di conservanti o aromi additivi. Dietro a questi pochi e semplici
ingredienti si cela una delle protagoniste indiscusse delle tavole di Romagna,
conosciuta e celebrata in Italia e nel mondo. E’ la Piadina Romagnola, un vero
‘cibo di strada’ che grazie al suo prezzo contenuto e alla varietà di
abbinamenti, rappresenta ormai un fenomeno di costume che cattura gli amanti
della buona tavola. E da oggi la prelibatezza simbolo della Romagna ha una
marcia in più: dopo il riconoscimento dell’Igp (Indicazione Geografica
Protetta) aggiunge un nuovo tassello nella valorizzazione del prodotto: la
nascita del Consorzio di Promozione della Piadina Romagnola, sostenuto da un
gruppo di produttori in rappresentanza di tutta la zona di lavorazione
consentita dal Disciplinare, da Rimini a parte della Provincia di Bologna (9
comuni sul tracciato del fiume Sillaro), passando per Forlì-cesena e Ravenna.
Caratteristiche del Consorzio.
Obiettivo principale del Consorzio, Presieduto da Elio Simoni, sono una
serie di iniziative tese alla valorizzazione del prodotto, soprattutto a
seguito dell’importante traguardo del riconoscimento Igp (per ora transitorio
su scala nazionale, in attesa che si esprima in merito la Commissione Europea).
E proprio all’Europa guarda una delle prime iniziative del Consorzio che
organizzerà una degustazione a Bruxelles davanti alla Commissione Europea
illustrando storia, peculiarità, caratteristiche di questo prodotto simbolo
della Romagna. Il battesimo del fuoco per la piadina del Consorzio, invece, è
previsto a Vinitaly (Verona 7-10
aprile), la più importante manifestazione nazionale dedicata al vino, dove la Piadina Romagnola diventa il ‘pane
ufficiale’ al ristorante del Padiglione dell’Emilia Romagna, visitato ogni anno
da migliaia di winelovers, giornalisti e addetti ai lavori da tutto il mondo.
La partecipazione avviene grazie alla collaborazione con l’Enoteca Regionale.
Quattordici in questa prima fase (al 22 marzo) le aziende artigianali o
semi-industriali che animano il Consorzio, in rappresentanza dell’intero
territorio: Adp (Riccione), Alimenta Produzioni (Riccione), Compagnia della
Piada (San Giovanni in Marignano - Rn), Piadina Le Vele (Bellaria Igea Marina),
Riviera Piada (Rimini), Piada d’Oro (Saludecio - Rn), Acquamarina (Coriano -
Rn), Alla Casalinga (Roncadello Forlì), Come una volta (Forlì), Gitoma
(Bagnacavallo - Ra), Deco Industrie (Bagnacavallo), Gastone (Ravenna), Graziano
Piadina Romagnola (Massa Lombarda), Negroni (Castel Guelfo – Bo). Un numero è
destinato a crescere in fretta dal momento che sono in corso di valutazione
nuove adesioni da parte di piccole e medie aziende del settore.
I numeri della piadina.
Le ragioni del successo della Piadina Romagnola, sono da imputarsi
proprio alla varietà delle proposte e alla semplicità di realizzazione, veloce,
pronta e adatta in qualunque momento della giornata. Un ‘cibo’ alla romagnola
che è diventato anche un business. E sono i numeri che muove a testimoniarlo.
In Romagna la produzione delle piadine ha raggiunto i 35 milioni di kg per un fatturato di circa 70 milioni di euro, che
salgono a 92 se si considerano le zone contigue di San Marino e dell’Emilia. E
a questi numeri vanno aggiunti i fatturati dei chioschi, veri testimonial
dell’artigianalità del prodotto, diffusi in ogni angolo della Romagna e il cui
giro d’affari è stimato in ulteriori 15/20 milioni di euro.
Riguardo ai canali di acquisto del prodotto, il 76% avviene nella
Grande distribuzione (Gdo), il restante nell’Horeca. Guardando infine alle aree
di vendita, la Piada si afferma come prodotto nazionale, con il 32% nel
Nord-est, il 31% nel Nord-ovest, il 18% al Centro, il 19% al Sud.
Gli ingredienti.
Quattro gli ingredienti base della Piadina: Farina di grano tenero;
Acqua (quanto basta per ottenere un impasto omogeneo); Sale (pari o inferiore a
25 grammi); Grassi (strutto, e/o olio di oliva e/o olio di oliva extravergine
fino a 250 grammi). Il Disciplinare contempla anche materie prime opzionali
come gli agenti lievitanti (carbonato acido di sodio, difosfato disodico, amido
di mais o frumento, fino a 20 grammi), con il divieto di aggiungere
conservanti, aromi e/o altri additivi.
Dopo l’impasto e la porzionatura in pani o palline, il passo successivo
è la laminatura attraverso matterello manuale oppure laminatrice meccanica.
Infine, la cottura su un piano cottura che varia da 200 a 250°C con un massimo
di 4 minuti. Per potersi fregiare dell’Igp la Piadina deve essere confezionata
nelle sole zone di produzione stabilite.
Il Disciplinare presenta la piadina al consumo in due tipologie: quella
con un diametro minore (15-25 cm) ma più spessa (4-8 mm), e alla Riminese con
un diametro maggiore (23-30 cm) e più sottile (fino a 3 mm).
Cenni storici.
Antichissima l’origine della piadina, che si fa risalire al tempo dei
Romani. Tra i primi a citarla anche Virgilio nel Vii libro dell’Eneide quando
scrive di una exiguam orbem, un disco sottile che una volta abbrustolito, veniva
diviso in larghi quadretti.
Si tratta di un cibo semplice che nel corso dei secoli ha identificato
e unificato la terra di Romagna sotto un unico emblema passando da simbolo
della vita rustica e campagnola, "pane dei poveri", a prodotto di
largo consumo. Tra i cantori della piadina troviamo illustri esponenti della
letteratura italiana, come Marino Moretti, Aldo Spallicci (col suo nome ha
intitolato la rivista di tradizioni romagnole“ La Pie” da lui fondata nel 1920)
e soprattutto Giovanni Pascoli. Al poeta di San Mauro va il merito di
ufficializzare il termine ‘piada’, italianizzando la parola romagnola ‘piè’.
Pascoli in un famoso poemetto tesse un elogio della piadina, alimento antico
"quasi quanto l´uomo", e la definisce "il pane nazionale dei
Romagnoli".
Fino a cent’anni fa, la “piadina” era un sostituto del pane a cui si
ricorreva tra un’infornata settimanale del pane e l’altra. Nel secondo
dopoguerra, la “Piadina Romagnola” si è diffusa sia nelle campagne che nelle
città, non più considerata un surrogato del pane, ma una golosa alternativa. A
partire dagli anni Settanta, alle “piadine” casalinghe si accompagneranno
quelle di produzione artigianale.
Nell’area costiera della zona di produzione, e soprattutto nel riminese,
si è storicamente diffusa ed affermata la “Piadina Romagnola” o “Piada
Romagnola” alla Riminese caratterizzata dal fatto di essere sottile e
flessibile.
Due celebri citazioni da Pascoli a…Bersani (Samuele)
Giovanni Pascoli ‘La Piada’:
“Il mio povero mucchio arde e già brilla: / pian piano appoggio su due
mattoni il nero testo di porosa argilla. // Maria, nel fiore infondi l´acqua e
poni il sale; dono di te, Dio; / ma pensa! l´uomo mi vende ciò che tu ci doni.
// Tu n´empi i mari, e l´uomo lo dispensa nella bilancia tremula: / le ande tu
ne condisci, e manca sulla mensa. // Ma tu, Maria, con le tue mani blande domi
la pasta e poi l´allarghi e spiani; / ed ecco è liscia come un foglio, e grande
come la luna; // e sulle aperte mani tu me l´arrechi, / e me l´adagi molle sul
testo caldo, e quindi t´allontani. //
Io, la giro, e le attizzo con le molle il fuoco sotto, / fin che stride
invasa dal calor mite, e si rigonfia in bolle: e l´odore del pane empie la
casa”.
Samuele Bersani nella canzone ‘Freak’:
“Ciao ciao ai tuoi orecchini con il simbolo della pace. Te li ho
comprati io d´estate al mercatino dei freak. Non mi hai nemmeno detto grazie ma
ti sei fermata lì a ballare. Dimmi dell´India, hai più pensato a quel progetto
di esportare la piadina romagnola?”
Piada e abbinamenti.
Accanto alle varianti più tradizionali che la vedono accompagnata a
salumi, affettati, formaggi, salsiccia, verdure gratinate o erbette, senza
disdegnare la farcitura dolce con nutella, miele o marmellata, negli anni, adeguandosi
alle mode e alle tendenze gastronomiche del momento, si sono moltiplicate le
varianti più innovative. E così troviamo la piadina con formaggio greco feta,
rucola e vesuviani, o quella con pecorino al tartufo, rucola e crema di
porcini. Anche se la coppia piada- squacquarone (formaggio molle tipico della
Romagna che da meno di un anno può fregiarsi della Dop) è senza dubbio una
delle più amate dai “cultori” romagnoli.
Parente stretto della piadina, ma meno conosciuto, è il crescione o
cassone. Si tratta di una piadina farcita prima della cottura e ripiegata su sè
stessa. Nella ricetta originaria era ripieno di verdure (di solito erbe di
campo saltate in padella con aglio e olio), oppure di zucca, patate e formaggi.
Oggi sono infinite le varianti del crescione che ne fanno un ecclettico
protagonista di cene leggere o merende gustose.
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