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Notiziario Marketpress di
Martedì 26 Marzo 2013 |
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SVILUPPO; PER LA BASILICATA UN PIANO FONDATO SU QUATTRO PILASTRI
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Potenza, 26 marzo 2013 - Quattro pilastri su cui fondare le politiche
di sviluppo della Basilicata. Sono quelli individuati dalla Regione Basilicata
attraverso un “Capacity Lab”, un laboratorio volto proprio ad individuare gli
assi strategici per la programmazione degli interventi comunitari 2014/2020 e
che domani saranno al centro della discussione in una sessione di lavoro che
vedrà la partecipazione, oltre che del presidente della regione Vito De Filippo
e dei dirigenti della Regione Basilicata, del ministro per la Coesione
Territoriale Fabrizio Barca.
De Filippo-barca, del resto, è il binomio che ha dato vita a questo
sistema di lavoro con il quale le idee di sviluppo della Regione Basilicata
sono state passate al vaglio, analizzate e integrate da un gruppo di lavoro
guidato dal Prof. Ron Boschma (geografo economista di carattere internazionale
e docente di sviluppo regionale all’Università di Utrecth) che ha poi prodotto
un documento nel quale vengono individuati gli assi strategici su cui
concentrare azioni e risorse.
Il documento, come detto, individua “quattro pilastri” per le politiche
di sviluppo della Basilicata. Si tratta di competitività regionale, innovazione
e sviluppo distrettuale; ambiente, turismo e prodotti agricoli; energia; e
istruzione, servizi sociali e mobilità.
Dallo studio emerge che “sebbene siano ancora sottoutilizzati, questi
pilastri rappresentano dei veri e propri potenziali per il futuro sviluppo
della regione”. Si tratta, cioè, di sviluppare potenzialità già esistenti,
eliminando il rischio di avventurarsi su settori nuovi e portando a valore
peculiarità non facilmente replicabili altrove, in modo da costruire una
strategia certa che vada anche oltre la definizione della pianificazione degli
interventi comunitari per assumere i connotati di un’autentica strategia di
sviluppo, “con due obiettivi principali – si elegge nel documento - sfruttare
le potenzialità della regione non sfruttate e sottoutilizzate e affrontare
l’emarginazione socio-economica della regione”.In questo processo, il punto
importante di partenza viene individuato nella specificità della regione
Basilicata anche perché, spiega Boschma, “concentrarsi sul rinnovamento è
rischioso per definizione e concentrarsi sul rinnovamento partendo da zero è
ancora più rischioso, perché è più soggetto al fallimento. Pertanto, le misure
politiche dovrebbero mirare a sfruttare le capacità esistenti nella regione”.
Ed è questa la strada che sta prendendo corpo nelle interlocuzioni tra
il presidente della Regione De Filippo, il ministro Barca, i funzionari e gli
studiosi, e per ciascuno dei quattro pilastri individuati si lavora già a più
specifiche linee operative e di indirizzo.
Sulla competitività ad esempio, già appare chiaro che la possibilità di
una strategia di successo a lungo termine “dipende dalla capacità delle regioni
di garantire la mobilità fisica ed economica della comunità locale, di
permettere il passaggio verso un’economia della conoscenza, di sfruttare
maggiormente le potenzialità delle specializzazioni industriali e dei distretti
o cluster nonché di diversificare l’economia regionale attraverso la varietà
della attività industriali presenti e degli scambi tra le industrie locali
complementari. In tale contesto, il pilastro 1 si fonda su quattro settori che
probabilmente influiranno sulla competitività della Basilicata, in quanto
mirano a costruire le potenzialità regionali e ad affrontare le difficoltà
esistenti: (1) infrastrutture fisiche; (2) apprendimento intra e
interorganizzativo; (3) sviluppo cluster-based ; e (4) diversificazione
regionale”.Un tema, quello delle infrastrutture, già noto in regione. Piccoli
centri e pochi collegamenti, e il suggerimento è quello di migliorare i
collegamenti ferroviari verso Salerno, Napoli e Foggia e, specie per sostenere
il turismo, verso gli aeroporti di Salerno Napoli e Bari. Con un avvertenza:
“Poiché la Commissione Europea finanzierà pochissimi investimenti sulle infrastrutture
durante il prossimo periodo di programmazione – sostiene la relazione Boshma -
è importante selezionare i progetti molto attentamente. Raccomandiamo pertanto
di concentrare le risorse finanziarie su quei progetti che mirano a collegare i
distretti industriali ai più importanti nodi ferroviari, autostradali e
aeroportuali”.
E sul versante della competitività grande importanza viene anche
riservata alle connessioni Internet al potenziamento di conoscenza e
innovazione nei processi d’impresa, ad un sempre crescente rapporto tra le
realtà delle formazioni e quelle del lavoro.
E sempre in tema di competitività, vengono anche individuati i
distretti produttivi esistenti in Basilicata (dall’Auto a Melfi, al Salotto
murgiano, dalla ricerca tecnologica alle risorse culturali e naturali, dai
distretti agricoli a quello dell’energia in Val d’Agri) da cui partire per
sviluppare il sistema. Partire e non limitarsi perché, ad esempio, per quel che
riguarda l’auto, lo studio mette in guardia dal rischio di dipendenza del
distretto dalla sola casa automobilistica, spingendo invece ad individuare
altri possibili sviluppi che mettano a valore le specificità delle aziende
dell’indotto anche per sviluppare altre lavorazioni. E più in generale, per
ogni distretto sono state già individuate le potenzialità trasversali delle
relative industrie che andrebbero sviluppate ulteriormente, grazie ad azioni
quali la valorizzazione delle aziende dell’indotto, il trasferimento di
conoscenza possibile anche con la circolazione di forza lavoro e il sostegno
alle reti di ricerca collettive.
Discorso a parte, invece, va fatto per il turismo. “La Basilicata
possiede punti di forza unici (per es. Bellezze naturali, patrimonio culturale
e artistico, design e gastronomia) che insieme – si legge nello studio -
rappresentano un grosso potenziale di crescita per il turismo. Il turismo in
Basilicata non è ancora molto sviluppato in quanto la maggior parte dei
visitatori ha un basso livello culturale e proviene dalle regioni vicine. Con
questo si deduce che la regione non viene pubblicizzata molto come meta
turistica. Le difficoltà per l’industria del turismo in Basilicata sono: la
perifericità, difficoltà a raggiungere alcuni luoghi, concorrenza con le mete
italiane più conosciute a livello mondiale nonché un’ospitalità non
sofisticata”. Ma quella che viene individuata come una criticità non è
un’inesorabile condanna, anzi, il gruppo di lavoro avverte che “la cura attenta
di questi dettagli può trasformare queste debolezze in punti di forza in quanto
la regione può vendere il suo autentico e incontaminato ambiente naturale e
urbano e la sua natura non globalizzata e del tutto italiana, tanto da
diventare una meta per un “ammiratore seriale dell’Italia” - il prossimo luogo
da vedere dopo che altri siano stati già visti - e per un turismo di elite
piuttosto che di massa”.E anche per questo settore vengono individuati assi su
cui lavorare che vanno dall’accessibilità alla riconoscibilità dell’offerta, da
nuove politiche di marketing ad una maggiore integrazione nella promozione di
turismo, ambiente ed enogastronomia.
Per quel che riguarda il terzo pilastro, il modello è quello già
dichiarato a livello Regionale, ossia far sì che la produzione di energia da
fonte fossile sviluppata per la presenza di idrocarburii in Val d’Agri vada ad
inserirsi in un più ampio progetto che guarda alle rinnovabili, non solo al
solare, ma anche eolico, idroelettrico e biomasse, con un particolare interesse
da parte degli estensori del piano proprio per quest’ultima in virtù del possibile
ulteriore sviluppo di “una filiera di energia boschiva sostenibile”. E degne di
nota vengono ritenute anche azioni già messe in campo o avviate a livello
regionale sul fronte del risparmio energetico, come l’efficientamento degli
edifici pubblici con un aumento della produzione di energia da fonti
rinnovabili a loro servizio, e anche le politiche di incentivo
all’efficientamento energetico degli edifici privati, già previste in alcuni
Piani d’azione per l’energia sostenibile dei comuni.
Di tutto rilievo viene anche giudicata l’azione politica di
negoziazione con le compagnie petrolifere per un maggiore coinvolgimento delle
aziende locali, individuando come possibile soluzione “piani di gestione
locale” di questi aspetti sulla linea di quanto fatto con il contratto di
Settore della Val d’Agri con Eni.
Non meno importante, proprio sotto il profilo dello sviluppo, è il
quarto “pilastro”, che “mira a sviluppare una serie di obiettivi strategici e
di opzioni di politiche per migliorare l’offerta regionale dei servizi per il
welfare personale e l’occupabilità nella regione Basilicata con un’attenzione
particolare all’istruzione e alla formazione professionale, ai servizi sociali
e alla mobilità”. E in particolare l’accento va sulle politiche di mobilità, perché
“i trasporti svolgono un ruolo importante nel massimizzare un efficiente
incontro tra la domanda e l’offerta di lavoro, competenze e servizi sociali. La
maggior parte dei servizi sono forniti nelle città, mentre parte della (debole)
domanda è localizzata all’interno. Le misure politiche dovrebbero aumentare i
collegamenti interni e l’accessibilità dei mezzi di trasporto nei luoghi dove
vi sono i servizi sociali e i servizi della formazione”. E sul fronte delle
competenze bisognerebbe lavorare anche sullo spiazzamento dell’offerta e di
domanda di professionalità e prevedere percorsi tendenti all’inserimento nel
mercato di alte professionalità di cui, spiegano i ricercatori, la Basilicata è
esportatrice.
Indicazioni che devono essere da guida per quanto possibile nelle
azioni da mettere in campo a partire dalla programmazione dei fondi europei, ma
non solo. “Non ci si può aspettare – conclude il documento - che una nuova
strategia di sviluppo regionale sia implementata completamente nell’immediato e
più probabilmente soltanto in parte e in varie fasi. Occorre anche evidenziare
che la strategia proposta basata su un migliore sfruttamento delle potenzialità
non utilizzate della regione andrà ben oltre lo scopo e il tempo di un
programma operativo nell’ambito della politica di coesione 2014-2020 che sarà
finanziata dai fondi strutturali europei. Pertanto, i meccanismi di governance
ai fini dell’implementazione della strategia nel suo complesso dovrebbero
andare oltre i requisiti di gestione previsti dal quadro legale della politica
di coesione europea”.
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