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Notiziario Marketpress di
Mercoledì 27 Marzo 2013 |
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AGRICOLTURA: PRESENTATO PIANO VINO: LA SCHEDA: “IL ‘BRAND’ DELL’UMBRIA ACCANTO AL ‘BRAND’ AZIENDALE
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Perugia – La produzione vitivinicola umbra? Mostra un buon livello
qualitativo, e, nel contempo, si caratterizza per potenzialità, che fino ad
oggi sono state solo parzialmente sfruttate, soprattutto sui mercati internazionali,
nei quali esistono ancora “ampi margini di diffusione e penetrazione”. È questa
la diagnosi del “Progetto speciale per il settore vitivinicolo umbro/ Il vino
umbro nel mercato globale: punti di forza e di debolezza, scenari evolutivi e
percorsi di sviluppo”, curato dalla Regione Umbria, Nomisma ed Inea, che, dopo
un ampio percorso di indagine, redazione e partecipazione con i produttori e le
loro organizzazioni, è stato presentato oggi in una conferenza-stampa a Palazzo
Donini dall’assessore regionale all’agricoltura Fernanda Cecchini e dagli altri
responsabili del progetto. L’indagine compiuta da Nomisma e Inea è consistita
nell’intervista ad un campione di imprese umbre (rappresentative di circa la
metà della produzione regionale), che ha consentito di fare il punto sulle
caratteristiche produttive e imprenditoriali, valutandone punti di forza e
debolezza. Una seconda indagine ha riguardato un “set” di 32 “buyers”
internazionali, che è stata decisiva – si sottolinea – per orientare le scelte
di posizionamento e riorganizzazione promocommerciale del vino umbro.
“Per la prima volta,
disponiamo di una ‘radiografia’ puntuale e aggiornata del sistema vitivinicolo
umbro – ha detto l’assessore Fernanda Cecchini -, sulla quale si base una serie
di proposte, da verificare e riempire di contenuti concreti. È un punto di
vista sul vino umbro – ha aggiunto -, basato su una seria analisi scientifica
ed una riflessione condivisa con i produttori, che costituisce non certo una
soluzione per tutti i problemi, ma un valido punto di partenza. L’applicazione
del piano sarà graduale, su base volontaria ed articolata per ‘steps’
successivi”.
Quali sono i motivi che a
tutt’oggi limitano il potenziale offerto dal mercato e frenano il sistema
vitivinicolo regionale nel suo sforzo di migliorare la competitività? Il
rapporto cita taluni “tipici deficit strutturali”: non adeguate competenze
tecnico-manageriali; una “scala operativa” ridotta, che non favorisce la
riduzione dei costi unitari di produzione e scoraggia l’apertura di nuovo spazi
di mercato; limitate risorse finanziarie da destinare a formazione, ricerca e
tecnologia. In più, ci sono “rilevanti criticità di sistema”, riassumibili
nella eterogeneità e frammentazione della produzione (con una storica mancanza di
forme di collaborazione tra imprese) ed una “limitata riconoscibilità e
distintività dei vini umbri presso i consumatori, soprattutto quelli esteri”.
Appare dunque opportuno – sottolinea il Piano – “avviare un percorso di
riorganizzazione, in grado di superare gli attuali vincoli di sistema allo
sviluppo del settore”. In che modo? Il primo passo dovrebbe essere la creazione
di un “organismo collettivo” (Consorzio per la Produzione, Contratto di Rete o
altro), aperto a tutti i produttori vitivinicoli umbri e ai Consorzi di Tutela.
Obiettivo: garantire una “funzione di coordinamento” della filiera vitivinicola
regionale, concentrata sull’attività promozionale e, in primo luogo, sul
coordinamento delle risorse finanziarie destinate alla promozione, per aumentare
“la visibilità del vino umbro sui mercati internazionali”. Azioni promozionali
“coordinate e condivise” dei produttori, anche dal punto di vista finanziario,
favorirebbe infatti “l’accumulazione delle risorse necessarie al
cofinanziamento pubblico agli investimenti promozionali, ciò che permetterebbe
– secondo gli autori del Piano Vino – di aumentare la portata e l’efficacia
delle azioni promocommerciali, potenzialmente attivabili sul mercato.
L’adesione a questo organismo
di coordinamento (che potrebbe estendersi anche alla gestione di funzioni
comuni ai Consorzi di Tutela dei vini umbri) potrebbe consentire agli associati
l’utilizzo, nell’etichetta dei vini, di una dizione relativa al territorio di
riferimento, l’Umbria, accanto a quella della denominazione di origine, che
rappresenterebbe un ulteriore strumento di comunicazione. Sarebbe la premessa –
secondo gli estensori del Piano – per la introduzione di un ulteriore strumento
per accrescere la visibilità dei vini umbri: un marchio collettivo, riferito al
territorio e ai suoi valori caratterizzanti, come la qualità e la sostenibilità
ambientale, gestito e registrato dalla Regione, ed espresso da un logo che le
imprese (rispettose di uno specifico disciplinare) potrebbero facoltativamente
applicare sull’etichetta dei propri vini. Con la creazione del nuovo organismo,
si realizzerebbe così – viene sottolineato – non soltanto un coordinamento
stabile di tutti gli strumenti di promozione disponibili sul territorio e
legati al settore vitivinicolo (eventi, manifestazioni, Strade dei Vini
eccetera); ma anche l’opportunità per le imprese di utilizzare, per la
promozione dei prodotti, il “valore aggiunto” dell’immagine complessiva
dell’Umbria: il “brand” dell’Umbria accanto a quello aziendale.
Al tempo stesso, il piano
avanza la proposta (tutta da verificare) di istituire un Consorzio Unico dei
vini “dop” e “igp” dell’Umbria, in sostituzione dei Consorzi di Tutela oggi
esistenti: una misura – si afferma – che “potrebbe rappresentare il punto di
arrivo di un profondo riordino del sistema, con un significativo snellimento
burocratico ed un coordinamento stabile della filiera”.
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