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Notiziario Marketpress di
Martedì 26 Marzo 2013 |
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LE DONNE COSTRUISCONO LA NUOVA AFRICA
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Trento, 26 marzo 2013 - L´africa
non è più un´appendice dell´Europa, non è più il Continente colonizzato,
defraudato delle sue ricchezze; pur se fra ostacoli e contraddizioni, si muove
con il resto del mondo, ed in particolare con quello che chiamavamo, fino a
qualche tempo fa, Sud del mondo. In Africa oggi vi sono paesi che crescono a
ritmi impensabili per un "maturo" occidente; vi sono anche parlamenti
che danno alle donne più spazio di quanto esse non abbiano in Italia. Di questo
ed altro si è parlato ieri sera al casinò municipale di Arco, per un evento che
ha visto protagoniste sei ospiti di eccezione: Marie Rosemonde Maoussi Deffon
Yakoubou, Evelyn Anita Stokes-hayford, Josephine Wangari Gaita, Carla Elisa
Luis Mucavi, Nomatemba Tambo, Amira Daoud Hassan Gornass, ambasciatrici in
Italia di Benin, Ghana, Kenya, Mozambico, Sud Africa, Sudan. La tavola rotonda,
apertasi con i saluti dell´assessore provinciale alla solidarietà
internazionale e convivenza Lia Giovanazzi Beltrami e dell´assessore del Comune
di Arco Renato Veronesi, ha richiamato un pubblico numeroso e attento, in mezzo
al quale spiccavano alcuni "volti noti" della solidarietà trentina
nel mondo, come quello di Carlo Spagnolli. A moderare i lavori, il giornalista,
scrittore e deputato Jean-léonard Touadi. Presente al tavolo dei relatori anche
Rosanna Coniglio, già direttrice centrale del Ministero degli affari esteri
italiano per l’Africa subsahariana.
"Il Sud del mondo è diventato la vera locomotiva dell’economia
mondiale - ha detto Touadi in apertura - E all’interno di questo Sud il motore
è anche e soprattutto femminile, il motore è donna. Quindi l’occhio
compassionevole con cui abbiamo sempre guardato alla questione femminile deve
cambiare. La donna è oggi una risorsa strategica fondamentale per lo sviluppo
delle comunità e dei paesi, e la presenza di queste ambasciatrici oggi a Trento
ne è una prova."
Una chiave di lettura su cui hanno concordato sia Rossana Coniglio che
l´assessore Beltrami, la quale ha porto un caloroso benvenuto alle
ambasciatrici d’Africa che hanno accolto l’invito del Trentino, alcune delle
quali avevano già visitato in precedenza la nostra terra, anche confrontandosi
con le tante associazioni provinciali che operano nei loro paesi. Una chiave di
lettura fatta propria anche dall´assessore allo sport, formazione, scuola di
Arco Renato Veronesi, che a sua volta si è soffermato sui cambiamenti epocali a
cui stiamo assistendo, e che ci obbligano a considerare i temi dello sviluppo e
del sottosviluppo in maniera nuova.
Parlando di Africa, naturalmente, il rischio è quello di operare facili
semplificazioni. Il continente è vasto e diversificato, la realtà di un paese
come il Sud Africa, di cui ha parlato un´ambasciatrice dal cognome
particolarmente "evocativo", Tambo (è figlia dello storico leader
dell´African National Congress Oliver Tambo, che ha vissuto 30 anni in esilio
per la sua strenua lotta contro il regime di apartheid) non è la stessa del
Sudan, da poco uscito da un lungo conflitto intestino che ha opposto il governo
centrale di Khartum al Sud del paese (oggi costituitosi in stato autonomo), o
del Mozambico, paese che il Trentino conosce benissimo per i legami stretti già
all´epoca della decolonizzazione e poi della guerra civile. Ciò vale per le
problematiche di natura economica e politica così come per quelle legate alla
condizione femminile.
In Benin, è stato detto nel corso dell´incontro, molte donne ancora
stanno lottando per vedersi riconoscere i diritti fondamentali, anche se nella
memoria del paese si tramandano le gesta di donne regine e donne guerriere. Il
fattore determinante per la promozione dell’emancipazione della donna è stato
ed è la scuola. Nel campo dell’economia, tanto in ambiente rurale quanto nelle
città, il ruolo della donna diventa sempre più incisivo, e può essere
tranquillamente confrontato con quello dell’uomo. Una situazione, questa,
comune anche ad altri contesi, tanto in paesi complessivamente più ricchi di
risorse e di opportunità, come il Sudan, quanto in quelli che ancora stanno
cercando la loro strada. Da Maputo a Nairobi, da Accra alle periferie delle
grandi metropoli sudafricane, la donna gestisce i commerci e il denaro, accede
al credito, diventa responsabile di progetti di cooperazione allo sviluppo. E a
tutto questo si aggiungono le responsabilità derivanti dall´essere madre, dalla
conduzione della casa e dalle cure parentali.
"In generale - ha sottolineato l´ambasciatrice del Ghana - il
contributo della donna è determinante. Il fondatore del Ghana, Kwame Nkruma,
subito dopo l’indipendenza, ha detto che nel paese non avrebbe dovuto essere di
casa alcuna forma di discriminazione. E come risultato oggi abbiamo molte donne
in parlamento, abbiamo donne leader nei diversi campi dell’economia, abbiamo
scienziate. Oggi il ministro degli esteri è donna, l’alto commissario per i
diritti umani è donna, abbiamo donne nell’esercito, non ci sono posizioni a noi
precluse , almeno in linea di principio. Pertanto, io credo che non si debba
avere nei confronti delle donne un atteggiamento semplicemente compassionevole,
ma rivolto piuttosto al pieno riconoscimento dei loro diritti e alla
valorizzazione delle loro qualità."
Nel periodo postcoloniale sono emersi anche problemi di natura legale,
legati ad esempio alla proprietà della terra o al diritto all´eredità. In Kenya
le donne erano impiegate nella coltivazione e produzione dei prodotti coloniali
come tè o caffè, "ma quando si trattava di incassare il padrone era sempre
un uomo." Lo stesso succedeva in Tanzania, Burundi, Etiopia o Mozambico,
ovunque la donna aveva già iniziato a trovare una propria collocazione
all´interno dei rispettivi apparati produttivi, ma generalmente in posizioni di
subalternità. Nel corso del tempo sono nate un po´ in tutto il continente
associazioni femminili, che spesso legavano l´attività politica a quella
rivolta all´emancipazione femminile. All’epoca ancora la gran parte dei giovani
che andavano a scuola erano maschi. Poi lentamente, nel corso degli anni ´60,
anche le ragazze hanno iniziato a farsi avanti. Grazie alla scuola sono state
superate, almeno in parte, alcune pratiche culturali che condizionavano
l’accesso della donna all’istruzione e che tendevano a relegarla nei ruoli domestici
tradizionali. Sono nati anche dei college femminili, spesso grazie ai
missionari. Oggi vi sono paesi, come il Ruanda, dove la parità fra uomini e
donne, in seno al Parlamento, è già raggiunta. Vi sono legislazioni, come
quella del Kenya, che tutelano la presenza femminile nelle posizioni chiave
dell´amministrazione. Soprattutto, oggi si riconosce finalmente che senza il
contributo della donna non vi è crescita sociale né economica.
"Se non considerate le donne - ha detto una delle ambasciatrici in
chiusura del suo intervento - lo fate a vostro rischio e pericolo." Mai
affermazione è sembrata più saggia.
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