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Notiziario Marketpress di
Mercoledì 27 Marzo 2013 |
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RAGAZZE, LAUREATEVI IN ICT! L’INNOVAZIONE SOCIALE AL FEMMINILE
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Trento, 26 marzo 2013 - Si è
tenuta il 23 marzo nell’Aula Bruno Kessler del Dipartimento di Sociologia
dell’Università degli Studi di Trento la tavola rotonda “Ict e donne.
L’innovazione sociale al femminile”. L’incontro è stato moderato dalla
telegiornalista di Rai2 Maria Concetta Mattei e ha visto la partecipazione di
Roberta Cocco, Direttore Corporate
Social Responsibility e National Development di Microsoft Italia, nonché
fondatrice di Futuro@lfemminile, progetto di Microsoft promosso dal Ministero
delle Pari Opportunità; Antonietta Tomasulo, consigliere di Trentino Sviluppo
con delega su Sviluppo e Innovazione; Anna Perini, ricercatrice del progetto
europeo Female Empowerment in Science and Technology Academia di Fbk; e Renata
Diazzi, direttore del Centro Europeo di Impresa e di Innovazione del Trentino.
Migliorare la società. Attraverso l’Ict. È questo il concetto centrale
di Ict Days - Orizzonti 2015, la grande kermesse dell’innovazione organizzata
da Trento Rise, Fbk e Università degli Studi di Trento. In poche parole,
l’obbiettivo è generare prodotti e servizi appositamente finalizzati a
migliorare la società nel suo complesso. E l’Ict è uno dei principali fattori
abilitanti di ciò. Ecco perché non solo le donne possono trarre grandi benefici
dall’Ict, ma devono vivere questo cambiamento come parte integrante, attiva e
consapevole per non restarne escluse e, soprattutto, per guidarlo tenendo conto
della prospettiva di genere.
«Questo momento ci offre l’opportunità di cambiare, di porre la persona
al centro del nostro lavoro, della nostra vita e del sistema in generale. Se
non mettiamo in rete le competenze e le capacità delle donne, che sanno anche
essere più vicine a chi è a rischio di esclusione, perdiamo l´occasione di
avanzare verso una realtà più positiva e socialmente più ricca – ha dichiarato
Maria Concetta Mattei, moderatrice dell´incontro. – In questo momento le donne
sono prevalentemente escluse dai gangli del potere, dalla realtà economica che
decide in base alle cifre, non delle esigenze delle persone.»
«In questo campo essere donna aiuta, le donne sono più portate al
dialogo per risolvere i problemi. E l´innovazione consiste proprio trovare
soluzione ai problemi, ma per farlo bisogna porsi le domande giuste – ha
affermato da parte sua Antonietta Tomasulo, consigliere di Trentino Sviluppo
con delega su Sviluppo e Innovazione –. Naturalmente l’innovazione consiste
anche nell’usare la tecnologia per dare risposta ai problemi della società. Il
cambiamento di cultura è necessario. Secondo me le donne sono decisamente più
favorite per le nuove professioni, devono solo avere più fiducia in se stesse».
E una delle missioni di Roberta Cocco, fondatrice di Futuro@lfemminile,
è proprio quella di sviluppare non solo le potenzialità delle donne attraverso
la tecnologia, ma anche favorire uno sviluppo più partecipativo della società.
Da un anno Roberta Cocco si occupa del National Plan di Microsoft, in
collaborazione con le Nazioni Unite, l´Unesco, il Dipartimento dell’Istruzione
americano e altri organismi, nazionali e internazionali. «Ci rivolgiamo alle
ragazze per spingerle a seguire percorsi tecnico-scientifici. In generale
comunichiamo l’importanza del completare la propria formazione con competenze
in innovazione e tecnologia.»
Nel mondo sono 2 miliardi e 400 milioni le persone che usano internet
ma di queste solo 600 milioni sono donne. Eppure proprio le tecnologie e
internet offrono grandi opportunità di studio e lavoro. Ma per coglierle al
meglio, le capacità informatiche sono indispensabili. Sta infatti nascendo un
nuovo mondo di profili professionali ibridi: il marketing, per esempio, è ormai
digital marketing. In questo senso sono incoraggianti i dati che mostrano come
le donne, pur essendo in numero inferiore rispetto agli uomini nei settori
tecnologici, costituiscono la maggior parte degli utenti dei social media.
«Fondazione Adecco recentemente mi ha detto che anche tra le fasce più
giovani è difficile trovare profili adatti a quello che il mercato sta
cercando, come ad esempio il web community manager o lo sviluppatore di siti
web integrati con i social media, necessari a vendere un prodotto. Competenza,
quest’ultima, particolarmente interessante per le piccole e medie imprese.» –
ha continuato Roberta Cocco.
L’ict, insomma, è un settore che offre grandissimi opportunità
professionali ai giovani. «In Italia la disoccupazione colpisce soprattutto i
giovani e le donne. Noi aziende dell’Ict – ha spiegato Cocco –assistiamo a una
dicotomia difficile: cerchiamo figure femminili con delle competenze in ambito
It e, semplicemente, non le troviamo. Quindi da una parte abbiamo i giovani in
grande difficoltà e dall’altra le aziende sono alla ricerca di figure
professionali che, apparentemente, non sono coperte.»
«C´è bisogno del contributo delle donne nel settore scientifico e
tecnologico, nella costruzione dell´innovazione. – ha sottolineato Anna Perini
– Nell’ambito del progetto Female Empowerment in Science and Technology
Academia, ci chiediamo quindi come migliorare le condizioni di lavoro in modo
da aumentare la partecipazione femminile nel settore.»
Da parte sua Renata Diazzi ha spiegato come l’Ict sia un elemento
fondamentale per aggiornare e sostenere il rinnovamento di imprese che vivono
situazioni difficili, ma che grazie alla tecnologia possono trovare nuova linfa
vitale. E magari anche un equilibrio tra carriera e famiglia. «Cosa, se non
l’Ict, può aiutare le imprese e in generale i luoghi di lavoro a permettere ai
dipendenti di conciliare la vita professionale e quella personale, ad esempio
attraverso il telelavoro e a una gestione del tempo più flessibile?»
L’ict non rappresenta solo un alleato per facilitare la conciliazione
della vita professionale con quella personale insomma, ma soprattutto una
grande opportunità di occupazione, nella quale le donne possono esprimersi al
meglio. Le stime economiche, d’altra parte, parlano chiaro: nel 2020 mancherà
un milione di professionisti del settore It solo negli Stati Uniti; per l’Europa
nel 2015 ne mancheranno quasi altrettanti. Ovvio, non tutti vogliono o devono
necessariamente diventare programmatori. Ma è evidente che il bisogno di
competenze tecniche di base e di una profonda alfabetizzazione digitale investe
in pieno l’intero mercato del lavoro.
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