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Notiziario Marketpress di
Mercoledì 27 Marzo 2013 |
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ROMA AL TEMPO DELLA CRISI, I TANTI MODI DI VIVERE NELLA CAPITALE BOOM DI PERSONE CHE VIVONO DA SOLE: SONO 596MILA, RADDOPPIATE DAL 2001. DIFFICOLTÀ NELLA CRISI PER I NUCLEI CON FIGLI: IL 18% DEI CAPOFAMIGLIA È A CACCIA DI UN SECONDO LAVORO.
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Roma, 27 marzo 2013 –
Un esercito di donne che vivono da sole. Vivere da soli è il «format»
familiare più diffuso a Roma. Le persone sole che fanno famiglia a sé erano il
28% dei nuclei familiari romani nel 2001, oggi sono il 44%. Si tratta di 596mila
persone e sono raddoppiate rispetto al 2001 (+104%, ovvero 303mila persone in
più). Sono in prevalenza donne: il 58,4% del totale delle persone che
vivono da sole, mentre gli uomini sono il restante 41,6%. Nella capitale gli
uomini maggiorenni che vivono da soli sono 248mila (il 22% del totale), mentre
le donne single con almeno 18 anni sono 348mila (il 27%), ovvero 100mila in più.
Gli anziani che vivono da soli sono 250mila (il 41,9% del totale) e le persone
sole fino a 64 anni 346mila (il 58%). Nel periodo 2005-2010 gli anziani che
vivono da soli sono aumentati del 20,7%, le persone sole con meno di 64 anni del
6%, gli adulti di 18-44 anni del 12%. A Roma la scelta di vivere da soli è
quindi trasversale al territorio cittadino, alle classi di età e ai ceti
sociali. Giovani, adulti e anziani, italiani e stranieri, persone
autosufficienti o con difficoltà di autonomia, cittadini con buoni impieghi e
redditi soddisfacenti e persone che stentano a entrare o a reinserirsi nel
mercato del lavoro: non c’è un identikit univoco del romano single, ci sono
tanti modi di vivere da soli, come tante sono le motivazioni oggettive e
soggettive che portano le persone alla «singletudine».
La mappa territoriale
delle persone sole. Le zone di Roma in
cui è maggiore la concentrazione di persone che vivono da sole sono: il
Municipio I (dove il 40% dei residenti è single), il Municipio Iii (29,1%), il
Municipio Ii (28,5%), il Municipio Xviii (28,2%), il Municipio Ix (25%). Nel
periodo 2006-2011 gli aumenti maggiori di persone che vivono da sole si
registrano nel Municipio Viii (+36,3%), nel Municipio I (+28,8%), nel Municipio
Xiii (+16,5%) e nel Municipio Vii (+14,6%). In tutti i Municipi di Roma gli
incrementi percentuali delle persone che vivono da sole sono comunque
sistematicamente più elevati rispetto ai tassi di crescita della popolazione
residente complessiva.
Roma sarà sempre più
«Singlecity». Saranno 744mila le
persone che vivono da sole a Roma nel 2020, se resta costante il tasso di
crescita registrato nell’ultimo quinquennio. L’aumento sarà pari al 25% e i
single costituiranno il 30,6% dei maggiorenni residenti.
Familiari, community
online, vita di quartiere: i modi per non essere soli. Per i romani che
vivono da soli l’accorpamento territoriale della famiglia è una strategia
fondamentale. Il 46,4% ha almeno un genitore che vive a un massimo di mezz’ora a
piedi dalla propria abitazione (di questi, oltre un terzo a meno di 15 minuti).
Il 42,2% ha parenti stretti nelle prossimità e il 66% può contare su amici che
vivono nelle vicinanze. I giovani single a Roma utilizzano molto i social
network: li usa il 66% contro il 38% degli adulti e il 13% degli anziani. Per un
quarto dei giovani single i social network generano attività, iniziative,
relazioni sul territorio in cui vivono, sviluppando una rete relazionale fatta
di community online e amici che vivono nelle vicinanze, con una interazione
stretta tra virtuale e territorio. Il 77% dei cittadini soli si dichiara
disponibile ad aiutare i vicini e il 46% ha ricevuto aiuto da loro. Per il 31%
una parte importante delle proprie relazioni si svolge in piazza, al bar, nei
parchi pubblici e in altri luoghi di incontro del quartiere. Il 30% partecipa a
feste, processioni, iniziative collettive che si svolgono nel proprio quartiere.
Il 23% è coinvolto nella soluzione dei problemi della comunità.
I disagi delle
persone che vivono da sole. Vivere da soli rende
potenzialmente vulnerabili nel caso di un evento avverso. Nel complesso, il 22%
delle persone che vivono da sole a Roma manifesta una qualche forma di disagio.
Tra i single ci sono 67mila persone con reddito basso, 36mila non
autosufficienti, 15mila disoccupati di lungo periodo, 10.400 Neet, cioè giovani
che non studiano e non lavorano, 8.500 persone con 50 anni e oltre che cercano
lavoro. Le strategie quotidiane di sopravvivenza tipiche delle famiglie che
coabitano, come la messa in comune dei redditi e le economie di scala sulle
spese, l’aiuto reciproco tra membri più fragili e membri più forti, sono
precluse alle persone che vivono da sole.
Le famiglie con
figli. A Roma le famiglie
che hanno figli sono 543mila (pari al 40% del totale dei nuclei familiari
residenti nella capitale) e nel periodo 2001-2010 sono aumentate di 50mila unità
(+10,2%). Di queste, quelle con entrambi i genitori sono diminuite però di
53mila unità, mentre a crescere sono state quelle con un solo genitore (sono
226mila e sono aumentate di 103mila unità: +84,4%). Il 54% delle famiglie con
figli ha due percettori di reddito, nel 9,5% dei casi i percettori di reddito
sono tre o di più (si tratta di figli che lavorano o di nonni che percepiscono
la pensione). L’82% delle famiglie con figli vive in una casa di proprietà,
mentre abita in affitto il 13%. Il 55% delle famiglie con figli ha due auto, il
45% ne ha una sola, il 5% non ne ha nemmeno una.
Bambini a
Roma. Nel 2011 ne sono
nati 25.477, con un aumento dell’1,2% rispetto a dieci anni prima. Un vero balzo
delle nascite si registra nei Municipi Viii (+38,5%), Xiii (+14,6%) e Iv
(+9,8%). Sono nati più maschi (il 51,7% del totale delle nascite) che femmine
(48,3%), in particolare nei Municipi Xi (53,6%) e Xvi (53,5%). Le neomamme hanno
in prevalenza un’età compresa tra 25 e 34 anni (il 48,2%), seguono quelle di
35-44 anni (42,6%), di 15-24 anni (7,1%), mentre le ultraquarantacinquenni sono
solo l’1,1%. Le neomamme straniere sono il 20,2%, con un boom nel periodo
2001-2011: +155,3%.
Un fiume di soldi per
le spese per i figli. Il 26% delle
famiglie con figli ricorre a una colf per l’aiuto in casa, l’8% ha una
babysitter, il 2% paga una badante per accudire una persona non autosufficiente
che vive in casa. Ci sono poi le spese per la salute sostenute di tasca propria
dal 79,6% delle famiglie. Le attività sportive a pagamento riguardano il 62%, il
15% paga per lezioni private su materie scolastiche o altre discipline, l’8,3%
per le ludoteche, i centri diurni o altri servizi, il 2% spende per una
struttura privata per anziani che ospita un parente stretto.
I disagi delle
famiglie con figli. 218mila famiglie con
figli (il 40% del totale) presentano almeno una forma di disagio: 53mila hanno
al loro interno giovani che non studiano e non lavorano, 50mila si fanno carico
di una persona non autosufficiente, in 44mila c’è un disoccupato di lungo
periodo, in 21mila c’è una persona di almeno 50 anni che cerca lavoro. Ed
emergono scricchiolii che annunciano ben altri smottamenti sociali, se nel 18%
delle famiglie con figli un componente è a caccia di un secondo lavoro e il 5%
riceve un aiuto monetario da familiari non conviventi.
La difficile
conciliazione tra lavoro e famiglia. Nel 59,6% delle
famiglie con figli uno dei genitori deve spesso (22,6%) o qualche volta (37%)
fare gli straordinari al lavoro. Nel 24,2% dei casi uno dei genitori lavora di
notte (il 6% spesso, il 17,7% qualche volta). Il lavoro per le famiglie con
figli assomiglia sempre di più a un «blob» che dilaga egemonizzando tempi e
spazi, occupando ogni ambito della vita. Il 20% dei capofamiglia lavora a un
massimo di 15-20 minuti dalla propria abitazione, gli altri a una distanza
maggiore. Il 35,3% dei genitori impiega più di un’ora per gli spostamenti di
lavoro, il 33% da mezz’ora a un’ora, il 31,4% mezz’ora o meno. Si tratta in
media di 67 minuti ogni giorno per andare e tornare dal lavoro: complessivamente
21 ore al mese. Quanto al mezzo di trasporto utilizzato, il 58% si reca al
lavoro con la propria auto, il 16% in moto, scooter o motorino, il 14,4% in
autobus, l’11% in metro, l’11,4% va a piedi. Quali sono gli effetti di questo
massiccio assorbimento di tempo da parte del lavoro? Il 57,1% dei genitori
dichiara che gli capita spesso o qualche volta di sentirsi troppo stanco per
fare cose piacevoli in casa, come giocare con i figli.
Nuove famiglie
vogliono nascere. Il 15% dei
capofamiglia dichiara che nei prossimi cinque anni ha intenzione di acquistare
una casa per un figlio. Ma lo sforzo per facilitare l’uscita dei figli dal
nucleo originario spesso non basta. Sono infatti 122mila i figli che vorrebbero
andare via da casa, ma non ci riescono. Malgrado queste difficoltà, per il 74%
dei romani la famiglia è una «tana calda» in cui ricevere conforto, amore e
sostegno. E un terzo dei genitori dichiara che nei prossimi anni ha in mente di
mettere al mondo un altro bambino. È per questo che al vertice delle cose da
fare la maggioranza dei romani (il 50,6%) colloca i provvedimenti che
favoriscano la formazione di nuovi nuclei familiari. |
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