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Notiziario Marketpress di Lunedì 08 Aprile 2013
 
   
  REGINA ELENA: SARCOMI, RICERCA E CLINICA ALLEATE CONTRO UNA PATOLOGIA RARA E COMPLESSA

 
   
  Roma, 8 aprile 2013 - L’osteosarcoma è il tumore maligno dello scheletro più frequente in età pediatrica e giovanile; in Italia si stimano 150 nuovi casi l’anno. E´ una malattia complessa che va trattata esclusivamente in Centri specialistici di riferimento, poiché necessita di un approccio multi specialistico sia per la diagnosi che per la cura. Da circa dieci anni presso l’Istituto Nazionale Tumori Regina Elena opera un team multidisciplinare di clinici: “Gruppo Sarcomi”, coordinato dall’Ortopedia Oncologica e dalla Oncologia Medica A, che garantisce ad ogni paziente un trattamento personalizzato nell’ambito di protocolli di ricerca aggiornati, ed un percorso assistenziale dedicato. “Questo gruppo, afferma il Prof. Francesco Cognetti Direttore Dipartimento di Oncologia Medica, rappresenta l’unica realtà in questa patologia in tutto il centro-sud e consente a giovani ammalati di questa vasta area del territorio nazionale di evitare migrazioni verso altri centri specializzati del Nord del nostro Paese”. La novità è che il gruppo è cresciuto e ai 30 clinici, si affiancano anche 20 ricercatori di base e 2 farmacisti che costituiscono un team oggi denominato Traslational Group [Tg] Sarcomi. Questo ultimo progetto è promosso da Ruggero De Maria, Direttore Scientifico Ire, con lo scopo di implementare la ricerca clinica anche attraverso l’attivazione di filoni di ricerca pre-clinica. Coniugare innovazione nelle strategie di cura e di ricerca e “attenzione” alla persona, giovane e ricoverata, non è facile. Per migliorare l’accoglienza dei giovani pazienti del Regina Elena colpiti da osteosarcoma (o da altre neoplasie muscolo-scheletriche) sono state pensate iniziative ad hoc. “Adottiamo un ospedale – insieme si cresce”, nasce dalla collaborazione tra la scuola I.c. Frignani del Xii Municipio di Roma e l’Ortopedia Oncologica Ire e l’Oncologia Medica A, per mettere al servizio dei bambini e dei ragazzi ricoverati nel reparto, un team di docenti volontari di scuola primaria e di scuola media. Gli insegnanti presenti in campo e a distanza, contribuiscono a un processo curativo - educativo condiviso con tutte le figure dell’Istituto, al fine di sostenere il percorso di crescita dei ragazzi anche durante i ricoveri. Grazie ad una webcam si realizza, così, un ponte tra la scuola e l’ospedale. La Mostra di disegni artistici “Luna Maggi”, opera degli alunni dell’I.c. Frignani è una ulteriore iniziativa che si inserisce nel percorso di umanizzazione delle cure: i fondi ricavati dall’iniziativa andranno in favore delle attività della Cooperativa “Ridere per Vivere” dei clown dottori che hanno il compito di “distendere” l´atmosfera per i bambini ricoverati nei reparti. L’età media dei pazienti colpiti da Osteosarcoma è 19 anni. La variante classica di questo tumore, che colpisce le estremità, ha una probabilità di guarigione intorno al 70%, mentre peggiorano sensibilmente la prognosi se le localizzazioni sono al bacino ed alle vertebre. Le metastasi polmonari sono frequenti e abbassano la possibilità di guarigione a meno del 50%. Il trattamento dei sarcomi è multidisciplinare, la patologia è rara e complessa sia per la diagnosi che per la terapia. L’ “ambulatorio sarcomi” Ire segue a 360° l’intero percorso clinico-diagnostico del paziente affetto dalla neoplasia. “Il nostro ambulatorio polispecialistico - spiega Roberto Biagini Responsabile della Ortopedia Oncologica Ire – prevede un percorso clinico ben definito: il paziente esegue una serie di accertamenti per la definizione del quadro di malattia. Nella stessa giornata è accolto in un ambulatorio per la biopsia e la tipizzazione istologica. Inoltre viene garantita la “consulenza radiologica” per i casi complessi.” “ Al termine degli accertamenti necessari – precisa la Dr.ssa Virginia Ferraresi dell’Oncologia Medica - e dopo discussione interdisciplinare nell’ambito di riunioni settimanali, il paziente viene avviato al trattamento ritenuto più adeguato. Le specialità e le competenze presenti nel nostro Istituto consentono di trattare tutti i tipi di sarcomi, da quelli dell’osso a quelli dei tessuti molli e viscerali” Tutto questo è possibile grazie a un team multidisciplinare di clinici. Dall’attività di questo gruppo collaudato, che ha permesso la raccolta di dati clinici e di materiale biologico su pazienti affetti dal tumore, è nato il Traslational Group Sarcomi, che coinvolge anche i ricercatori di base. "Oltre allo studio dei meccanismi alla base della trasformazione neoplastica – spiega Ruggero De Maria - altre aree di ricerca potranno aprire la strada a markers molecolari predittivi di aggressività biologica, ad esempio nelle forme borderline o a bassa aggressività, allo scopo di indirizzare la terapia antitumorale e a gestire nel modo migliore i farmaci di nuova generazione." Non solo percorsi di cura innovativi, i giovani pazienti del Regina Elena, sono accolti in un reparto “a misura di bambino”. Videogiochi, connessione Internet e ponte web con l’istituto I.c. “Frignani”, che consente di seguire a distanza le lezioni e le attività dei coetanei, rendono la permanenza in ospedale più lieve. La stanza “Il giardino di Valentina” è stata decorata con i fondi dell’Associazione di volontariato “Rukije” e con il contributo di parenti e amici di Valentina, una ragazza affetta da un osteosarcoma che l’ha costretta ad un lungo periodo di ricovero e la cui dolorosa ma coraggiosa esperienza ha lasciato un ricordo nel cuore di tutti. “Garantire il diritto allo studio – spiega Lucio Capurso, Direttore Generale degli Istituti - ovviare a situazioni di emarginazione, contribuire alla guarigione del bambino, favorendo la realizzazione di situazioni di normalità, sono le motivazioni che ci hanno spinto a realizzare il gemellaggio con la scuola e ad abbracciare il progetto Adottiamo un ospedale – insieme si cresce…” Dal “Gruppo Sarcomi” al “Traslational Group Sarcomi” dell’Ire - Nel 2004 è nato un gruppo multidisciplinare prevalentemente clinico denominato “Gruppo Sarcomi” che si occupa di diagnosi, trattamento, prevenzione e ricerca sperimentale delle neoplasie mesenchimali dell’apparato muscolo scheletrico e viscerali. L’obiettivo è garantire ad ogni Paziente un “trattamento personalizzato” nell’ambito di protocolli di ricerca aggiornati o secondo linee guida riconosciute, all’interno di un percorso assistenziale organizzato. Organizzazione: Le figure professionali che intervengono e collaborano nelle specifiche fasi sono le seguenti: - Radiologo: fase della diagnosi, tipizzazione, valutazione della risposta in corso di trattamento, follow up. - Anatomo-patologo: fase della diagnosi con tipizzazione, valutazione della risposta ai trattamenti pre-operatori. - Chirurgo ortopedico/chirurgo generale/chirurgo specifico per distretto: fase della diagnosi, tipizzazione, trattamento e follow up. - Oncologo: fase della diagnosi, trattamento e follow up. - Radioterapista: fase del trattamento e follow up. - Psicologo: dalla fase della diagnosi al follow up. - Fisioterapista: fase della riabilitazione motoria - Infermiera professionale dedicata all’ambulatorio sarcomi: fase della diagnosi, trattamento, follow up - Case manager: ha la funzione di guida del Paziente e di “collante” tra tutti gli Specialisti in tutte la fasi del percorso diagnostico terapeutico. Attività clinica Accoglienza, diagnosi e prognosi - Tutte le attività di tipo ambulatoriale (prime visite e controlli) si concentrano in un ambulatorio polispecialistico (ambulatorio sarcomi) già attivo dall’ottobre 2009 e che accoglie i pazienti ogni mercoledì mattina offrendo loro la possibilità di ricevere in giornata eventuali consulenze necessarie. A seconda delle problematiche specifiche, il paziente, attraverso un percorso clinico e amministrativo ben definito, esegue una serie di accertamenti necessari per la miglior definizione del quadro di malattia. Nella stessa mattinata del mercoledì è attivo un ambulatorio nel quale si eseguono biopsie per la tipizzazione istologica, si effettua “consulenza radiologica” per i casi complessi e per quelli che necessitano di una prestazione di radiologia “interventistica” e infine con i Fisioterapisti si effettuano le rivalutazioni funzionali. Terapia - Al termine degli accertamenti necessari e dopo discussione interdisciplinare nell’ambito di riunioni settimanali, il paziente viene avviato al trattamento ritenuto più adeguato, sia nell’ambito di protocolli di ricerca in corso, sia seguendo linee guida riconosciute (interne e/o nazionali/internazionali) di trattamento. Il trattamento medico, a seconda della complessità, viene effettuato in regime di Day Hospital o con ricovero ospedaliero. Ricerca - Dall’attività di questo gruppo collaudato, che ha permesso la raccolta di dati clinici e di materiale biologico relativo a pazienti affetti da neoplasie rare come i sarcomi, è nato di recente, su iniziativa della Direzione Scientifica Ire, un gruppo più esteso denominato Traslational Group [Tg] Sarcomi, che coinvolge in maniera più consistente anche i ricercatori di base. Ai 30 clinici si sono affiancati 20 ricercatori, 2 farmacisti e due statistici. Scopo del Tg Sarcomi è l’implementazione della ricerca clinica attraverso l’attivazione di filoni di ricerca pre-clinica con intento prettamente traslazionale. Oltre allo studio di pathways biologici attivamente coinvolti nella trasformazione neoplastica e nel mantenimento del fenotipo trasformato, altre importanti aree di ricerca potranno essere l’identificazione di markers molecolari predittivi di aggressività biologica, ad esempio nelle forme borderline o a bassa aggressività, allo scopo di indirizzare il clinico rispetto ad un trattamento più o meno aggressivo o ad un follow up più o meno stretto o predittivi di risposta ai trattamenti medici. L’istituto collabora con i principali centri di ricerca coinvolti nel trattamento delle neoplasie mesenchimali e partecipa a protocolli nazionali e internazionali sia sui sarcomi dell’osso che dei tessuti molli. La attività di ricerca è particolarmente importante quando si tratta della gestione di pazienti con patologie rare. Osteosarcoma - L’osteosarcoma è un tumore maligno dell´osso costituito da cellule mesenchimali che producono sostanza osteoide. Può colpire tutti i segmenti ossei con una prevalenza per le metafisi delle ossa lunghe. La variante più frequente è quella classica ad alto grado di malignità; esistono numerose altre varietà, tutte più rare, ma comunque maligne. Esiste anche una rara forma di osteosarcoma centrale dell´osso a basso grado di malignità. Epidemiologia - La sua frequenza è rara. L´incidenza annuale di tutti i tumori maligni dell´osso è circa di meno di 1 nuovo caso/100.000 persone. L´osteosarcoma rappresenta circa il 30% di questi casi per un totale di circa 150 nuovi casi/anno in Italia. Nelle localizzazioni agli arti, la sopravvivenza a 5 anni è di circa il 60% nelle forme localizzate all’esordio. Colpiscono sia maschi che femmine senza una prevalenza di sesso. E´ il tumore maligno dello scheletro più frequente in età pediatrica e tra i giovani adulti. Fattori di rischio - E’ accertato che l´esposizione massiva a radiazioni può causare l’insorgenza di Osteosarcoma. Sono state inoltre individuate alcune mutazioni geniche: quelle a carico del gene p53, che spesso comporta la Sindrome di Li-fraumeni (caratterizzata dalla elevata incidenza di numerosi tumori) e quelle a carico del gene oncosoppressore del retinoblastoma (gene Rb-1). L´associazione di retinoblastoma, raro tumore infantile della retina, ed osteosarcoma non è rara. Prevenzione - Non esiste prevenzione per questo tumore e non vi sono programmi di screening. Rimane importante la massima tempestività nella diagnosi. Sintomi - I sintomi sono essenzialmente: a) il dolore, non associato a causa traumatica e che non si attenua con l´assunzione di antinfiammatori. Esso può essere inizialmente contenuto ma si accentua progressivamente, spesso indipendente dal carico; b) la comparsa di una tumefazione che nel tempo aumenta progressivamente di dimensioni; c) la presenza di frattura patologica (avvenuta senza evento traumatico) del segmento osseo colpito. Diagnosi e stadiazione - Il corretto iter diagnostico inizia con una radiografia. Vanno poi eseguite Tac con mezzo di contrasto e/o una risonanza magnetica (Rmn) per una miglior definizione diagnostica e localizzazione topografica della lesione. Come successivo step dell´iter diagnostico va effettuata la biopsia. Tale procedura Deve essere eseguita solo in ambiente specialistico e da un chirurgo esperto in oncologia muscolo -scheletrica al fine di evitare disseminazione di cellule tumorali, ematomi ed infezioni. La classificazione istopatologica delle varie forme di Osteosarcoma comprende: Osteosarcoma centrale classico (osteo-, condro- o fibroblastico); Osteosarcoma Emorragico o Teleangectasico; Osteosarcoma Parostale; Osteosarcoma Periosteo; Osteosarcoma Centrale a basso grado di malignità; Osteosarcoma Multicentrico; Osteosarcoma da radiazioni; Osteosarcoma secondario (in malattia di Paget, in displasia fibrosa, su infarto osseo). La classificazione istologica deve essere eseguita da patologi esperti in patologia muscolo scheletrica e, come altamente raccomandato da tutte le Linee-guida, sarebbe auspicabile ottenere anche un secondo parere presso un Centro di alta specializzazione in oncologia muscoloscheletrica. La stadiazione radiologica dell’osteosarcoma prevede, oltre alle indagini per lo studio della lesione primitiva (Rx, Tc, Rmn), l’effettuazione di una Tc del torace e di una scintigrafia ossea (o Pet) per valutare l´eventuale interessamento dello scheletro sia in contiguità della lesione che a distanza. Prognosi - L´osteosarcoma classico ad alto grado di malignità localizzato alle estremità ha una probabilità di guarigione che si avvicina al 70%. Le localizzazioni al bacino ed alle vertebre o la presenza di metastasi all´esordio peggiorano sensibilmente la prognosi. Le metastasi polmonari isolate/limitate possono essere comunque operate ma, pur essendo un sito prognosticamente “favorevole” di disseminazione metastatica, la possibilità di guarigione in questi casi si abbassa a meno del 50%. L´osteosarcoma centrale a basso grado di malignità e molti casi di Osteosarcoma Parostale hanno una prognosi di solito migliore. Trattamento - Il trattamento dell´Osteosarcoma Classico ad alto grado è multidisciplinare e combina chemioterapia in fase preoperatoria, la chirurgia ortopedica e ulteriori cicli di chemioterapia postoperatoria. Il trattamento chirurgico va eseguito da chirurghi esperti in oncologia muscolo-scheletrica, perchè margini chirurgici corretti sono estremamente importanti nel prevenire recidive locali del tumore. Per le forme rare a buona prognosi (Centrale a basso grado e Parostale) non è necessario il trattamento chemioterapico. Chirurgia - Fino a circa 30 anni fa, i pazienti con Osteosarcoma erano quasi tutti soggetti ad amputazione, con gravi conseguenze, sia funzionali che psicologiche. Dall´introduzione dei moderni trattamenti combinati, il numero di amputazioni è enormemente diminuito, con conseguente aumento degli interventi conservativi dell´arto, che richiedono però una particolare esperienza specialistica. Il tumore deve essere asportato intero e chiuso altrimenti la recidiva locale è estremamente probabile. Per la ricostruzione del segmento scheletrico vengono utilizzate speciali protesi (in alcune casi allungabili proporzionalmente alla crescita dei giovani pazienti) o megainnesti ossei, a volte associati a trasposizioni di perone autologo micro-vascolarizzato. Chemioterapia - Negli attuali protocolli terapeutici si utilizza la chemioterapia in fase preoperatoria con lo scopo di circoscrivere maggiormente il tumore ottenendo una sua maggiore ossificazione alla periferia che facilita le manovre chirurgiche. Lo studio istologico e la quantificazione della necrosi sul pezzo di resezione permettono un´ulteriore valutazione prognostica: una bassa necrosi tumorale fa capire che le cellule neoplastiche sono poco sensibili ai farmaci fino a quel momento utilizzati e pertanto, in fase postoperatoria, è necessario cambiare farmaci chemioterapici. I farmaci di dimostrata efficacia ed utilizzati in prima battuta per il trattamento dell´Osteosarcoma sono il Metothrexate ad alte dosi, l´Adriamicina, il Cisplatino e l´Ifosfamide. Nei pazienti di età inferiore ai 30 anni è stato recentemente registrato per l’uso nel trattamento adiuvante un farmaco ad attività immunomodulatrice chiamato muramiltripeptide. I protocolli terapeutici sono generalmente differenziati a seconda dell’età del paziente (superiore o inferiore ai 40 anni) in relazione alla potenziale tossicità legata agli stessi. Gli schemi di trattamento sono, infatti, tarati da numerosi effetti collaterali e tossicità e devono pertanto essere utilizzati solo in strutture altamente specializzate sotto il controllo di Oncologi Medici esperti in questi trattamenti. Nella malattia avanzata e come linee ulteriori di trattamento hanno dimostrato attività farmaci come l’etoposide, il carboplatino, la ciclofosfamide e la gemcitabina. Sono, inoltre, attualmente attivi protocolli di ricerca volti alla valutazione dell’attività di farmaci a bersaglio molecolare come sorafenib e everolimus. Tumori Ossei Sarcoma Di Ewing - Il sarcoma di Ewing deve il suo nome al Dott. James Ewing, che ha descritto questa neoplasia per la prima volta nel 1920. E´ un tumore che si può sviluppare in qualsiasi parte del corpo, sebbene origini più frequentemente nell’osso. In genere le pelvi, il femore e la tibia sono le zone più interessate. E’ il secondo tumore più comune delle ossa dopo l´osteosarcoma. Le cause che portano allo sviluppo del tumore di Ewing non sono ancora state identificate con certezza. Epidemiologia - E’ meno frequente dell´Osteosarcoma. In Italia il numero di nuovi casi/anno con interessamento scheletrico è di circa 60, di cui 2/3 di età inferiore ai 20 anni. Colpisce con maggiore frequenza i maschi rispetto alle femmine e quasi sempre in età giovanile e nell´adolescenza. Nelle localizzazioni agli arti, la sopravvivenza a 5 anni è sovrapponibile a quella dell´Osteosarcoma classico (circa il 60% nelle forme localizzate). Può colpire tutti i segmenti ossei con una prevalenza per le ossa lunghe, ma non è raro nel bacino, nelle vertebre e nelle ossa piatte. Non sono rare le localizzazioni ai tessuti molli (sarcoma di Ewing extraosseo). Molto importante è l´estensione della malattia e la sede. La prognosi è leggermente più favorevole in età giovanile che nell´adulto: la sopravvivenza a 5 anni nei giovani con tumore localizzato alle estremità e senza metastasi e di circa il 70%. Se sono presenti metastasi all´esordio la sopravvivenza cala a meno del 40%. Trattamento - Il sarcoma di Ewing si avvale di un trattamento multidisciplinare che comprende la chemioterapia sia in fase preoperatoria che postoperatoria, la chirurgia ortopedica e, in qualche caso, anche la radioterapia. Infatti il Sarcoma di Ewing è radiosensibile e, nella scelta del trattamento locale, la radioterapia può, in sedi difficili da operare (pelvi, vertebre), essere utilizzata in associazione alla chirurgia o, più raramente da sola. La chirurgia comunque resta il trattamento locale di prima scelta in tutte le sedi facilmente operabili. Chirurgia - I criteri di indicazioni, margini chirurgici e possibilità ricostruttive sono identici a quelli descritti per l´Osteosarcoma. Si raccomanda sempre che il trattamento chirurgico venga effettuato in Centri Specializzati e soprattutto da chirurghi esperti in oncologia muscoloscheletrica. La resezione con margini ampi è il trattamento raccomandato. Chemioterapia - Il Sarcoma di Ewing è tumore chemiosensibile: negli attuali protocolli terapeutici si utilizza la chemioterapia in fase preoperatoria con lo scopo di ridurre sensibilmente le dimensioni del tumore facilitando così l´escissione chirurgica. Lo studio istologico permette un´ulteriore valutazione prognostica e, soprattutto, permette una valutazione dell´efficacia dei farmaci usati in fase preoperatoria. I farmaci di dimostrata efficacia ed utilizzati per il trattamento del sarcoma di Ewing sono l´Adriamicina, l´Ifosfamide, la Ciclofosfamide, l´Etoposide, la Vincristina e la Dactinomicina. Nelle localizzazioni a prognosi meno favorevole possono essere utilizzati trattamenti ad alte dosi (Busulfano e Melfalan) e reimpianto successivo delle cellule midollari del paziente. Tali farmaci antiblastici a elevati dosaggi comportano numerosi effetti collaterali e tossicità e devono pertanto essere utilizzati solo in strutture altamente specializzate sotto il controllo di Oncologi Medici esperti in questi trattamenti. Anche in questo caso il trattamento può portare ad infertilità. Sarcomi Dei Tessuti Molli - I sarcomi dei tessuti molli costituiscono un gruppo eterogeneo di tumori rari che hanno origine prevalentemente dal mesoderma di ogni distretto anatomico (arti, tronco, cingoli, cavità addomino-pelvica, massiccio cervico-faciale, visceri e vasi) Il tipo istologico di sarcoma non fornisce sempre informazioni sufficienti a prevedere il decorso clinico della malattia ed a pianificare il trattamento. Molto importante a tal fine è la definizione del grado di malignità, soprattutto per valutare la possibilità di metastasi a distanza e di sopravvivenza. Mentre le recidive locali dipendono essenzialmente dalla qualità dei margini di resezione: distanza fra margine chirurgico e limite della neoplasia. Incidenza - La malattia rappresenta l’1% delle neoplasie dell’adulto ed il 15% di quelle infantili. Non si evidenziano differenze di incidenza in rapporto al sesso; il 21% si manifesta al di sotto dei 40 anni. Le sedi preferite sono: estremità 50-60%, tronco 15-20%, retroperitoneo e addome 15-25%, distretto cervico-facciale 5-10%. Sintomi E Segni - Non esiste una sintomatologia tipica se non il dolore generato dall’effetto compressivo/infiltrativo della lesione sulle strutture circostanti e, nel caso degli arti o del tronco, la comparsa di una tumefazione palpabile con velocità di crescita correlata al grading istopatologico (velocità di crescita generalmente più lenta nei bassi gradi di malignità e più rapida negli alti gradi di malignità). Cause - Dal punto di vista eziologico non si riscontrano agenti specifici, mentre sono descritte numerose condizioni morbose associate ai sarcomi dei tessuti molli. In particolare, vi sono malattie ereditarie che comportano un maggior rischio di insorgenza di queste neoplasie quali: neurofibromatosi, sindrome di Li-fraumeni, retinoblastoma, poliposi adenomatosa familiare (Fap), sindrome di Werner, sindrome con predisposizione ai tumori rabdoidi. Altri fattori importanti nella genesi della malattia sono: radiazioni, agenti chimici quali cloruro di vinile, arsenico e thorotrast o il linfedema cronico. Non esistono strumenti riconosciuti di prevenzione nei sarcomi dei tessuti molli. Diagnosi - Una adeguata valutazione del paziente richiede la raccolta della sua storia clinica e l’esame obiettivo. Gli esami radiologici comprendono una risonanza magnetica (Rm) con o senza tomografia computerizzata (Tc) della parte interessata. Considerato che i sarcomi dei tessuti molli degli arti spesso metastatizzano ai polmoni, è indicato eseguire una Tc del torace. Dopo gli esami radiologici appropriati, è necessario programmare la biopsia della lesione. Per avere informazioni sul tipo di tessuto tumorale del sarcoma e definirne il grading. Da queste informazioni dipende la strategia terapeutica complessiva. L’incisione bioptica deve essere piccola e accuratamente programmata in maniera che l’intervento successivo possa includere l’asportazione chirurgica di tutta l’area interessata dalla biopsia. Terapia · Sarcomi Dei Tessuti Molli - Prima di iniziare il trattamento, i pazienti dovrebbero essere valutati da un team multidisciplinare di esperti. Dopo la valutazione clinica, il paziente sarà assegnato ad uno dei seguenti tre gruppi: a) tumore resecabile; b) tumore non resecabile senza metastasi a distanza; c) malattia metastatica. A) Tumori resecabili - L’intervento chirurgico rappresenta l’atto terapeutico più importante nel trattamento dei sarcomi dei tessuti molli. I sarcomi dei tessuti molli crescono in modo estensivo, ed alla periferia di essi le cellule tumorali compresse ed uno strato di tessuto formano una sorta di capsula che crea la falsa impressione di un processo circoscritto ma che, di fatto, non impedisce la diffusione del tumore lungo i setti connettivali e tra le fibre muscolari. L’intervento appropriato è costituito dall’asportazione completa en bloc del tumore, che deve includere anche un margine di tessuto “sano”circostante il tumore, per prevenire recidive. Nel caso di sarcomi di dimensioni superiori a 5 cm il trattamento di scelta è l’intervento chirurgico in associazione a radioterapia post-operatoria. Le evidenze disponibili attualmente in letteratura, suggeriscono che una chemioterapia post-operatoria possa incrementare la sopravvivenza libera da malattia in pazienti con alta probabilità di ripresa, in buone condizioni generali e senza patologie severe concomitanti. B) Tumori non resecabili senza metastasi a distanza - Nei sarcomi dei tessuti molli localmente avanzati non resecabili (non operabili), può essere preso in considerazione un trattamento chemioterapico pre-operatorio che ha principalmente lo scopo di consentire l’asportazione radicale della neoplasia attraverso un intervento non demolitivo e, nel caso dei sarcomi dei tessuti molli delle estremità, può consentire di preservare la funzionalità dell’arto. Altre opzioni sono una Radioterapia preoperatoria oppure la perfusione ipertemico-antiblastica. Quest’ultima è una opzione terapeutica estremamente valida che prevede l’incanulamento dei vasi afferenti all’arto sede del tumore. Si crea così un circuito extracorporeo, per cui l’arto viene momentaneamente isolato dalla circolazione sistemica, ed è così possibile utilizzare alte dosi di farmaci antitumorali senza effetti collaterali sistemici rilevanti. Con la perfusione ipertermica è stata ottenuta, in pazienti destinati all’amputazione, la conservazione dell’arto nel 77% dei casi con un’incidenza di recidive locali del 13% e con una tossicità loco-regionale generalmente di grado moderato. C) Malattia metastatica - I pazienti con malattia metastatica rappresentano un gruppo eterogeneo. Se la malattia metastatica è “limitata” e confinata ad un solo organo, può essere considerata una terapia pre-operatoria eventualmente seguita da asportazione della metastasi. Può anche essere considerata la chemioterapia postoperatoria con o senza radioterapia. L’approccio terapeutico ottimale richiede la considerazione di numerose variabili (intervallo libero da malattia, sede e numero delle metastasi, stato di validità del paziente, precedente terapia), pertanto non è possibile schematizzare in dettaglio le varie situazioni cliniche individuali. Considerato l’approccio generale i dettagli vengono definiti dal gruppo interdisciplinare che considera il singolo paziente. Sarcomi Gastrointestinali Stromali (Gist) - Il tumore gastrointestinale stromale (Gist) è un raro tumore ma è il più comune tumore mesenchimale del tratto gastrointestinale e rappresenta lo 0.1-3% di tutti i tumori di questa sede. I siti anatomici di origine sono lo stomaco nel 40-60% dei casi, il piccolo intestino nel 30-35%, il colon-retto nel 5-15% e l’esofago in non oltre l’1% dei casi. Nel 5% circa dei casi si riscontrano tumori stromali extragastrointestinali che, per definizione, originano dai tessuti molli dell’addome e del retroperitoneo. L’incidenza annuale dei Gist è di 0.68-1.5 per 100,000 abitanti. L’età media di presentazione è di 63-65 anni con una lieve predominanza negli uomini. Sintomi E Segni - Nel 20-30% dei casi la neoplasia si scopre in modo incidentale nell’ambito di accertamenti o interventi effettuati per altre cause, mentre nel 70% dei casi si presenta con una sintomatologia che compare generalmente per lesioni che superano i 6 cm. I sintomi più frequenti sono: dolore addominale e/o sanguinamento. Altri sintomi sono: senso di sazietà, gonfiore addominale, dolore pelvico, dolore pleurico toracico, ostruzione intestinale a carico del piccolo intestino, alterazione dei movimenti intestinali, nausea, perdita di peso. Risultano clinicamente maligni il 20-25% dei Gist gastrici e il 40-50% dei Gist del piccolo intestino. Sedi più frequenti di localizzazioni a distanza della malattia sono la cavità addominale e il fegato. Cause - Dal punto di vista molecolare, i Gist sono dovuti alla presenza di una mutazione attivante del proto-oncogene Kit che determina la trasformazione tumorale. Alternativamente, anche se in una percentuale molto più bassa, può essere riscontrata una mutazione del gene per il Pdgfralfa. Meno del 5% dei Gist possono essere associati ad una delle seguenti sindromi: la sindrome dei Gist familiari, Neurofibromatosi di tipo 1, Triade di Carney, Triade di Carney- Stratakis. Prevenzione - Non esistono strumenti riconosciuti di prevenzione nei Gist. Diagnosi - La diagnosi di Gist è generalmente legata al rilievo endoscopico di una lesione sottomucosa o al rilievo radiologico/laparotomico o laparoscopico di una massa addominale. In caso di sospetto endoscopico di Gist di dimensioni entro il centimetro, può essere accettabile anche una condotta di solo controllo. In caso di dimensioni superiori ad 1 cm e/o in casi di evoluzione clinica è necessario procedere con ulteriori approfondimenti diagnostici. L’esame istologico può essere ottenuto con una biopsia transcutanea o, in alternativa e in base all’esperienza dei centri, con una chirurgia d’emblée. La diagnosi istopatologica deve includere le dimensioni e l’indice mitotico da correlare con la sede anatomica della neoplasia, poichè questi tre fattori contribuiscono alla definizione della prognosi del paziente. Terapia Malattia localizzata - La resezione chirurgica rappresenta l’atto terapeutico più importante nei Gist se il tumore è resecabile. L’intervento chirurgico deve essere il più completo possibile evitando la rottura e la disseminazione intraperitoneale del tumore. La dissezione linfonodale non è indicata poiché i Gist non si diffondono per via linfatica. Approssimativamente il 50% dei pazienti operati sviluppa successivamente una recidiva locale o metastasi a distanza, con un rischio massimo nei primi due anni dall’intervento. Il rischio di ripresa di malattia è legato ad alcuni fattori come le dimensioni tumorali, l’indice mitotico e la sede anatomica di origine. Nei casi di Gists radicalmente operati, con un rischio di ripresa di malattia moderato o alto e portatori di mutazioni sensibili, il trattamento precauzionale post-operatorio con imatinib deve essere preso in considerazione. Sulla scorta dei risultati delle sperimentazioni cliniche attualmente disponibili, tale trattamento andrebbe proposto, ad oggi, per la durata di almeno tre anni. Una resezione radicale al momento della diagnosi è possibile in circa 85% dei Gists, mentre localizzazioni di malattia, a livello dell’esofago, del duodeno o del retto, possono rendere l’approccio chirurgico difficoltoso, aumentando il rischio di una rottura intraoperatoria della massa con conseguente disseminazione peritoneale. In questi casi, un trattamento sistemico pre-operatorio potrebbe contribuire a rendere l’intervento più agevole e meno rischioso. Malattia localmente avanzata inoperabile/Malattia metastatica - I Gists sono neoplasie altamente refrattarie ai trattamenti chemioterapici. Il farmaco di riferimento per il trattamento di prima linea dei Gists in fase avanzata inoperabile o metastatica è imatinib mesilato che permette di ottenere un beneficio clinico in circa l’85% dei pazienti con sopravvivenze mediane di oltre 5 anni rispetto ai 12-24 mesi dei controlli storici trattati con sola chirurgia. In caso di progressione di malattia e in presenza di determinate mutazioni, è possibile utilizzare sunitinib, un altro inibitore multichinasico. Il regorafenib è stato di recente approvato dal Fda per l’uso in pazienti con malattia resistente sia a imatinib che a sunitinib ed è attualmente disponibile in Italia tramite un programma di accesso gestito al farmaco. Alla luce delle evidenze della diversa potenzialità di risposta agli inibitori tirosinchinasici dei pazienti in relazione alla presenza di determinate mutazioni, è fortemente raccomandata l’esecuzione dell’analisi mutazionale allo scopo di personalizzare il trattamento e poterne trarre il miglior beneficio.  
   
 

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