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Notiziario Marketpress di
Mercoledì 17 Aprile 2013 |
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IL SISTEMA DI CURA DELLE DIPENDENZE PATOLOGICHE: UN’ECCELLENZA ITALIANA
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Milano, 17 Aprile 2013 - Il
fenomeno delle dipendenze patologiche sta attraversando una serie di profonde
trasformazioni, per cui non può più essere identificato con la sola
tossicodipendenza da eroina. La comparsa di nuove sostanze, il diffondersi di
nuovi utilizzi per sostanze già note, il policonsumo, la dipendenza legata a
comportamenti (ad esempio il Gioco d’Azzardo Patologico) e i mutamenti nel profilo
degli stessi pazienti eroinomani rendono oggi la problematica sempre più
complessa e articolata.
“In questo contesto, pur nella diversità delle informazioni e dei
profili statistici forniti dai maggiori istituti di ricerca e di raccolta dei
dati, spiccano i consumi problematici di oppiacei, di alcolici e di
psicostimolanti, in particolare il tabacco e la cocaina, oltre al forte
incremento del Gioco d’Azzardo Patologico”, evidenzia Augusto Consoli,
Direttore del Dipartimento di Patologia delle Dipendenze C. Olivenstein Aslto 2
di Torino e membro del Consiglio Direttivo Sitd. “Rispetto al consumo di
oppiacei è da segnalare la riduzione dell´assunzione di eroina per via
iniettiva a favore di un’assunzione per via inalatoria. Di particolare
importanza è, inoltre, il fenomeno spesso sottovalutato, se non ignorato, del
consumo di psicofarmaci prescritti e non prescritti”.
Nel nostro Paese la risposta terapeutica al fenomeno delle dipendenze
patologiche arriva dai Sert (o Serd), i Servizi pubblici per le dipendenze, nei
quali operano oltre 7.000 professionisti con varie specializzazioni. La
continuità assistenziale è garantita per mezzo di una rete realizzata con altre
strutture sia del Ssn, sia con gli Enti Locali, le Comunità Terapeutiche, la
Scuola, la Prefettura, il Volontariato. “Esiste un network istituzionale che,
partendo dal Ministero della Salute, vede le Regioni, tramite le Asl, come
fulcro dell’organizzazione dei Servizi di cura noti come Serd, e delle Comunità
Terapeutiche”, afferma Alfio Lucchini, Direttore Dipartimento Dipendenze Asl
Milano 2 e Presidente nazionale Federserd. “I 550 Serd presenti sul territorio lavorano
in modo multidisciplinare con compiti di prevenzione, accoglienza, diagnosi e
cura, coordinati a livello di rete territoriale dai Dipartimenti delle
Dipendenze. I flussi reali di pazienti annui nei Servizi sono quasi di 300.000
unità, con un incremento di nuove patologie, come quelle comportamentali”.
Sull’efficacia delle attività svolte dai Sert, recenti dati mostrano
come l’89% dei pazienti afferma di essere entrato in contatto facilmente con i
servizi del proprio territorio e l’80% si dice soddisfatto del percorso di cura
che sta seguendo al loro interno (fonte: indagine promossa da Federserd). Tale
percorso, grazie ai team multidisciplinari presenti nei Servizi, si
caratterizza per un approccio che integra professionalità, prospettive e competenze
differenti. Solo così è possibile affrontare la complessità della patologia da
dipendenza.
“Gli strumenti utilizzati nel trattamento, che assumono il loro rilievo
e la loro importanza sulla base della costruzione di una relazione e di un´alleanza
terapeutica significativa, sono diversi – sottolinea Consoli –. Fondamentale è
la funzione di valutazione, svolta inizialmente e ulteriormente riformulata e
arricchita nell’evoluzione del percorso di cura, la costruzione di un progetto
di riabilitazione adeguato, gli approcci farmacoterapeutici, gli interventi
sanitari sul versante ambulatoriale o in condizione di ricovero, i supporti
psico-educativi e psico-sociali, gli interventi semiresidenziali e residenziali
brevi o di medio termine. Questi strumenti, eccetto la fase di valutazione
iniziale, non vanno posti in un’astratta sequenza lineare ma vanno pensati come
leve di un´azione terapeutica progressiva, frutto dell´azione articolata dei
diversi soggetti del sistema socio-sanitario”.
Secondo i dati Federserd, nel 2010 le cure erogate hanno prodotto
almeno 34 milioni di giorni liberi da droga e un miliardo e 700 milioni di euro
sottratti alla criminalità organizzata. Diversi dati (Federserd, Relazioni
annuali al Parlamento) mostrano un beneficio economico derivante dalla risposta
sociosanitaria al problema delle dipendenze. “Un tema cruciale è, in effetti,
quello dei costi del sistema di cura”, illustra Lucchini. “Possiamo dire di
avere un’incidenza pari allo 0,7% del Fondo Sanitario Nazionale e allo 0,06%
del Pil, contro costi sociali legati alle droghe pari al 2% del Pil. E in
queste cifre non è compreso il Gioco d’Azzardo Patologico. A fronte di un
investimento di poco più di un miliardo di euro, il sistema di intervento si
valuta porti ad un risparmio superiore ai 6 miliardi, in termini di mancato
acquisto di droghe e reddito di lavoro acquisito. Le buone cure portano quindi
a 6 euro di beneficio per ogni euro investito. La società, prima ancora delle
Istituzioni, deve cogliere da tutto questo la rilevanza dei Servizi, la
necessità di potenziarli e specializzarli sempre più, di considerarli una
grande risorsa non solo per la cura delle persone, ma anche per la difesa della
legalità nel nostro Paese”.
“Il tema dei costi ha una sua rilevanza, anche se non deve essere
assolutizzato”, commenta Antonio Mobilia, Direttore generale Asl Milano 2 “La
capacità dei professionisti dei Servizi di creare legami terapeutici efficaci è
la vera centralità, nonché la garanzia di buon esito dei trattamenti e di contenimento
delle spese. Lo sforzo ulteriore, in un momento di oggettiva difficoltà nel
reperire risorse, deve riguardare la governance complessiva del sistema di
intervento, lo sviluppo di progettualità, il consolidamento di una rete
territoriale finalizzata alla continuità assistenziale, che includa non solo i
classici soggetti accreditati, ma anche, nel rispetto dei ruoli, i medici di
medicina generale e le farmacie territoriali.
Sull’importanza della rete, interviene anche Fabrizio Muscas, medico di
medicina generale, referente nazionale Ancom, che pone l’accento su come sia
necessario rafforzare ulteriormente questo concetto: “Rimanendo centrale e
decisivo il ruolo dei Sert, all’interno di questa rete è imprescindibile
trovare modalità di comunicazione adeguate e definire con certezza i ruoli,
oltre che avviare uno sforzo importante per la formazione specifica dei
professionisti. Un nuovo strumento applicabile all’interno di questa strategia
di potenziamento della rete è quello dei Pdti (Percorsi Diagnostico Terapeutici
Integrati), già utilizzato per alcune patologie croniche molto diffuse nel
territorio”. Sul coinvolgimento dei medici di famiglia nella presa in carico
del paziente con dipendenza patologica, Muscas precisa che potrà avvenire, ma
solo in modo graduale: “Non è possibile in alcun modo pensare ad una
trasformazione del sistema di gestione di queste patologie semplicemente
imponendo di fatto nuovi compiti ai medici di medicina generale, senza nessuna
preparazione o preavviso, magari sulla base di qualche decreto occasionale e
parziale”.
Le Dipendenze Patologiche
Definizione -
La dipendenza patologica è ufficialmente definita dal Dsm-iv
(Diagnostic and Statistical Manual – Iv ed. 1994 – a cura dell’American
Psychiatric Association) come una “patologia cronica recidivante”, in cui l’uso
di sostanze conduce a menomazioni (impairment) e sofferenze (distress)
clinicamente significative. Può essere individuata se almeno 3 dei seguenti
sintomi compaiono nell’arco di 12 mesi.
Tolleranza, espressa
come: a) bisogno di dosi sempre più elevate di sostanza per raggiungere
l´intossicazione o l´effetto desiderato; b) diminuzione dell’effetto, a parità
di quantitativi di sostanza assunta.
Astinenza, espressa come:
a) caratteristica sindrome d´astinenza; b) assunzione della sostanza (o una
strettamente correlata) per attenuare o evitare i sintomi d´astinenza.
Assunzione frequente della
sostanza in quantità maggiori o per periodi più prolungati rispetto a quanto
previsto dal soggetto.
Desiderio persistente o
tentativi infruttuosi di ridurre o controllare l´uso della sostanza.
Dispendio di una grande
quantità di tempo in attività necessarie a procurarsi la sostanza, ad
assumerla, o a riprendersi dai suoi effetti.
Interruzione o riduzione
di importanti attività sociali, lavorative o ricreative a causa dell´uso della
sostanza.
Uso continuativo della
sostanza nonostante la consapevolezza di avere un problema persistente o
ricorrente, di natura fisica o psicologica, verosimilmente causato o aggravato
dalla sostanza.
La clinica delle Dipendenze ha permesso nel corso del tempo di
elaborare elementi semeiotici e valutativi che integrano tale classificazione,
consentendo l’individuazione di quadri di consumo problematico suscettibili,
anche quando presenti sottosoglia, di interventi orientati al superamento
dell’uso e al miglioramento delle condizioni di salute individuali.
Le Dimensioni Della Tossicodipendenza
Panoramica Generale -
I dati sui consumi di sostanze stupefacenti in Italia indicano una
complessiva tendenza alla contrazione, in atto ormai da alcuni anni.
Secondo la Relazione annuale al Parlamento 2012 sull’uso di sostanze
stupefacenti e sulle tossicodipendenze in Italia, i soggetti con dipendenza da
sostanze, bisognosi di trattamento, risultano essere circa 520.150 (562.400 nel
2010), 13,1 ogni 1.000 residenti di età compresa tra i 15 e i 64 anni. Di
questi, 193.000 per oppiacei (4,9/1.000 residenti), circa 136.750 per cocaina
(3,4/1.000 residenti) e 190.400 per cannabis (4,8/1.000 residenti). Le Regioni
con maggior bisogno di trattamento per oppiacei sono, nell’ordine, Liguria,
Toscana, Marche, Abruzzo, Umbria, Campania, Molise e Sardegna, che presentano
una prevalenza superiore a 6,0 su 1.000 residenti.
Sul totale dei 520.150 italiani con dipendenza, il 33% risulta in
trattamento.
Si registra ormai da tempo un trend in calo dei decessi droga
correlati, con un maggior decremento dell’andamento in Italia rispetto al trend
europeo. Nel 1999 i decessi sono stati 1.002, nel 2011 sono stati 362 (374 nel
2010).
Cambiamenti Nel Profilo Dell’eroinomane -
Un approfondimento specifico va dedicato all’eroina che, pur subendo un
calo dei consumi, continua ad essere la sostanza primaria maggiormente
utilizzata dai pazienti in cura per dipendenza patologica.
A partire dagli anni ‘70, il consumo di eroina è stato all’origine di
molti dei problemi associati alle droghe in Europa. Visti i gravi danni dovuti
all’uso di questa sostanza, tra cui i decessi per overdose, la diffusione dei
virus dell’Hiv e dell’epatite C tra i consumatori di droga per via parenterale,
nonché i fenomeni criminali correlati, la politica europea nel campo delle
addiction si è concentrata principalmente sui problemi legati all’eroina.
Nonostante gli indicatori segnalino un calo del consumo generale e,
cosa ancora più importante, un calo delle nuove iniziazioni al consumo, la
natura cronica e di lungo periodo dei problemi associati all’eroina fa sì che
molti degli attuali consumatori continueranno ad aver bisogno di aiuto anche
negli anni a venire. Inoltre, secondo l’ultimo rapporto dell´Osservatorio
europeo sulle droghe e le tossicodipendenze, l’eroina, insieme alla cocaina,
continua ad essere responsabile di gran parte dei danni, della morbilità e
della mortalità legati al consumo di droga in Europa.
La tossicodipendenza da eroina non è quindi in fase di superamento, ma
una recente ricerca promossa da Federserd mostra tanti elementi di normalità
nella vita sociale e relazionale degli eroinomani che frequentano i Sert. Non
sono più soggetti isolati o emarginati, stili di vita e di consumo della droga
sono cambiati: oggi ben il 51% di questi pazienti ha un lavoro a tempo pieno,
part-time o è uno studente, il 44% ha come titolo di studio la laurea
universitaria o il diploma di scuola media superiore, l’80% vive con familiari
o amici, un terzo è sposato e il 26% ha almeno un figlio. Insomma, un identikit
piuttosto lontano dall’immagine stereotipata del tossicodipendente dei decenni
passati.
Nuove Minacce -
Nonostante i progressi nella presa in carico della tossicodipendenza,
la droga continua a uccidere, anche se sempre di meno. A questo si aggiunge il
fenomeno, segnalato ormai da più parti, del dilagare di sostanze “di nuova
invenzione”, cioè sinora ignorate quanto alla forma di utilizzo o all’incauta miscela
nella quale sono assunte: droghe pesanti sconosciute, abuso inedito di droghe
leggere, di alcool, di nuovi farmaci, di combinazioni tra bibite alcoliche e
prodotti energizzanti.
L´ultimo rapporto dell´Osservatorio europeo sulle droghe e le
tossicodipendenze segnala che, tra il 2005 e il
2011, sono state ufficialmente notificate 164 nuove sostanze psicoattive
attraverso il sistema Ue di allarme rapido. Sempre più diffuse sono, inoltre,
le cosiddette «droghe legali», prodotte nei Paesi asiatici e smerciate nei
negozi sul web. Nel Gennaio del 2012, sono stati individuati 693 negozi online,
in aumento rispetto ai 314 del gennaio del 2011 e ai 170 del gennaio del 2010.
Tre i prodotti naturali - kratom, salvia e funghi allucinogeni – che continuano
a essere le «droghe legali» più frequentemente offerte online.
Altre Forme Di Dipendenza
Gioco D’azzardo Patologico -
Una recente indagine della Cgil tra il personale dei servizi pubblici
per le tossicodipendenze ha messo in evidenza come, tra il 2005 e il 2010, il
gambling patologico abbia fatto registrare l’incremento più alto di utenti, il
691,8% in più a fronte di un incremento generale di accessi cresciuto in 5 anni
del 23% circa.
Sono però ancora limitati gli studi circa l’incidenza del fenomeno e
sui criteri che permettono di discriminare, nella popolazione generale, i
giocatori patologici da chi invece gioca in modo non compulsivo. In Italia, su
15 milioni di giocatori, si stima che 3 milioni siano “a rischio” (concetto
vago e aleatorio) e che 120.000 persone abbiano una vera e propria patologia.
La Relazione annuale 2012 al Parlamento, sull’uso di sostanze
stupefacenti e sulle tossicodipendenze in Italia, riporta una prevalenza
stimata nella popolazione generale (15 – 64 anni) del 1,2 – 3,0% di persone
affette da Gioco d’Azzardo Patologico, cioè malati di una dipendenza
comportamentale. Scommesse sportive, gratta e vinci e giochi online sono i più
praticati dai giovani nell’ultimo anno, mentre per gli adulti sono stati il
superenalotto (l’11,2% lo ha giocato più volte al mese), le lotterie istantanee
(9,2%) e il lotto (4,0%).
Secondo la rilevazione Gap-dpa (Gioco d’Azzardo Patologico –
Dipartimento Politiche Antidroga), i soggetti in trattamento per gioco
patologico nel 2011 sono stati 4.657 (dato pervenuto da 15 Regioni). Lombardia,
Piemonte e Veneto sono state le Regioni con il maggior numero di soggetti
trattati, rispettivamente 1.096, 904 e 765.
Come in tutti i fenomeni emergenti e di forte impatto mediatico, il
rischio è quello di oscillare tra allarmismi ‘interessati’ e banalizzazioni del
fenomeno, al momento sono piuttosto scarsi gli investimenti in ricerca,
prevenzione e trattamento.Prodotti dagli istituti di maggiore rilievo. Tali
discrepanze, tuttavia, non inficiano una lettura complessiva dell´articolazione
del fenomeno.
Siamo quindi in una fase ancora sperimentale degli interventi, pur
essendoci molte similitudini con altre dipendenze che permetterebbero di non
partire da zero nella scelta dei percorsi terapeutico-riabilitativi.
Il fatto poi che il gioco sia legale e culturalmente accettato rende
difficile l’emersione delle situazioni di problematicità e spesso le persone si
rivolgono ai servizi di cura solo quando la situazione è già degenerata sul
piano finanziario o socio-relazionale, ponendo quindi gli operatori di fronte a
una maggiore complessità.
Si tratta di una forma di dipendenza che interessa categorie, come le
donne e gli anziani, relativamente meno esposte ad altre forme di dipendenza.
In tal senso esistono dei parallelismi con l’alcolismo e con l’abuso di alcol
che spesso troviamo in associazione con il Gap.
Sull’importanza crescente del gambling patologico, è di questi giorni
la notizia della nascita, presso l´Agenzia delle dogane e dei monopoli,
dell´Osservatorio sui rischi della dipendenza da gioco. L´osservatorio,
previsto dal decreto Balduzzi, è infatti finalizzato a valutare le misure più
efficaci per contrastare la diffusione della patologia e il fenomeno della
dipendenza grave.
Dipendenza Da Internet -
Su questo fronte, lo stato delle conoscenze è ancora più embrionale, in
primo luogo perché la stessa definizione appare impropria. Qualcuno ha detto,
che ai giorni nostri, parlare di dipendenza da internet è come parlare di
dipendenza dall’energia elettrica, data la diffusione della rete in ogni
contesto di vita. Bisognerebbe quindi distinguere eventuali dipendenze (da
gioco d’azzardo, da videogiochi, da social-network, da sesso ecc.) che possono
essere facilitate dall’accessibilità della rete e capire se la dimensione
virtuale ha un ruolo peculiare nella manifestazione e nelle implicazioni di
tali dipendenze.
Complessivamente le dipendenze non da sostanze ma da comportamenti
(quelle da lavoro, da shopping ecc. Oltre a quelle già citate) stanno però
evidenziando alcuni limiti delle categorizzazioni finora adottate e possono
contribuire a un ridefinizione teorico-pratica del concetto stesso di
dipendenza e dei suoi intrecci con altre manifestazioni dei comportamenti
compulsivi, inclusi quelli alimentari, che possono avere un forte impatto sul
piano socio-sanitario.
La Gestione Socio-sanitaria Delle Dipendenze
Il Network Italiano
Un Intervento “Pubblico-privato-sociale” -
In base all’ultimo rapporto dell’Osservatorio europeo sulle droghe e le
tossicodipendenze (Oedt), nel Vecchio Continente sono le Istituzioni pubbliche
i principali erogatori di terapie di disintossicazione.
In Italia il network dedicato alla cura e al recupero di persone con
bisogno assistenziale, legato all’uso di sostanze psicoattive, si basa sugli
oltre 500 Servizi pubblici per le tossicodipendenze (Sert) diffusi sul
territorio, nei quali operano 7.000 professionisti con varie specializzazioni –
di questi meno di 2.000 sono medici –, e su 1.230 comunità terapeutiche
residenziali, semiresidenziali e centri d’ascolto, con circa 6.000 operatori.
La loro distribuzione evidenzia una maggiore concentrazione di queste strutture
nelle regioni del Nord e in particolare in Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna
(fonte: Relazione annuale al Parlamento 2012 sull’uso di sostanze stupefacenti
e sulle tossicodipendenze in Italia).
Ai Sert in particolare sono demandate le attività di prevenzione
primaria, cura, prevenzione delle patologie correlate, riabilitazione e
reinserimento sociale e lavorativo dei pazienti. In collaborazione e sinergia
con le altre articolazioni del sistema sanitario – comunità terapeutiche, unità
mobili di strada, carceri, divisioni ospedaliere, enti locali, volontariato,
scuole e prefetture – i Sert sono il fulcro di un modello gestionale che
garantisce la continuità assistenziale ai pazienti con dipendenza, attraverso
un sistema integrato di intervento pubblico, privato e sociale.
I Sert
Come Sono Nati -
Alcune équipe per la cura di pazienti affetti da tossicodipendenza
iniziano a nascere in Italia negli anni ’80, come risposta al notevole
incremento dell’utilizzo di droghe per via iniettiva che si stava registrando
in quel periodo, specialmente eroina. Il fenomeno aveva determinato un aumento
dei decessi per overdose, dei casi di malattie sessualmente trasmesse e di
malattie infettive a trasmissione ematica (ad esempio Hiv e infezioni da virus
epatitici), dovute allo scambio di siringhe per l’iniezione di eroina.
I Servizi pubblici per le tossicodipendenze vengono costituiti a
seguito della Legge del 26 giugno 1990, n. 162 e dei decreti attuativi del
Ministro della Sanità del 12 luglio 1990, n. 186, 30 novembre 1990, n. 444, 19
dicembre 1990, n. 445, 23 dicembre 1990, n. 448, ed infine del Testo Unico Dpr n. 309 del 9 ottobre 1990.
Come Sono Strutturati E Quali Servizi Offrono -
I Sert sono inseriti all´interno dei Dipartimenti delle Dipendenze
delle Asl; in ogni Distretto Sanitario (o ogni 100.000 abitanti circa), di
norma, ne è presente uno. Le prestazioni offerte non sono a pagamento,
l’accesso è libero, senza impegnativa medica, e chi vi si rivolge non è
obbligato a fornire i propri dati anagrafici, poiché è garantito il diritto all´anonimato,
oltre al segreto professionale.
È indicato rivolgersi ai Sert quando vi sia un uso di sostanze
occasionale e abituale. È consigliato rivolgersi a queste strutture anche
quando vi sia solo il sospetto di uso di sostanze, al fine diagnosticare precocemente
l’eventuale utilizzo o la presenza di uno stato di dipendenza (soprattutto se
la persona interessata è minorenne). Ai familiari vengono, infatti, forniti
utili consigli ed orientamenti su come gestire queste problematiche nel modo
migliore.
Presso ogni struttura opera in genere un team multidisciplinare
composto da medici specialisti in farmacologia, infettivologia e psichiatria,
sociologi, psicologi, assistenti sociali, educatori, infermieri e altro
personale di supporto. Tutte queste figure professionali concorrono alla
gestione delle diverse e complesse problematiche che presentano i pazienti con
dipendenza patologica o i consumatori occasionali.
I Sert attuano interventi di consulenza, primo sostegno e orientamento
per i tossicodipendenti e le loro famiglie, operando anche a livello di
informazione e prevenzione, particolarmente nei confronti delle fasce giovanili
della popolazione. Più in particolare, accertano lo stato di salute psicofisica
del soggetto, effettuano prestazioni diagnostiche e terapeutiche relative alle
malattie infettive e definiscono programmi terapeutici individuali, da
realizzare direttamente o in convenzione con strutture di recupero sociale (per
esempio nelle comunità terapeutiche). Periodicamente procedono a una valutazione
dell´andamento del paziente, dei risultati del trattamento e dei programmi di
intervento, in riferimento ai diversi aspetti di carattere clinico, psicologico
e sociale.
Nel caso della terapia sostitutiva per la disassuefazione da eroina, il
farmaco può essere affidato al paziente, con il corredo di un indispensabile
piano terapeutico, per un massimo di 30 giorni. In base a una recente indagine
promossa da Federserd, sui 110.000 pazienti in cura con questo trattamento in
Italia, il 68% riceve il farmaco in affidamento a domicilio e, di questa
percentuale, la metà ottiene l’affido per periodi superiori a 3-4 giorni. Si
tratta di uno strumento che non risponde solo a esigenze organizzative, ma
anche alla necessità di stabilire un’alleanza terapeutica tra medico e
paziente, garantendo a quest’ultimo una progressiva normalizzazione e il
reinserimento sociale.
Non Più Solo Tossicodipendenza -
La qualità di intervento nei Sert è migliorata nel corso del tempo e,
ancora di più negli ultimi dieci anni. Per rispondere alle sempre più
diversificate esigenze dell’utenza, in considerazione anche del mutato profilo
del paziente e delle nuove sostanze sul mercato, i Servizi hanno iniziato a
erogare terapie per molte altre tipologie di dipendenza, non riducibili solo a
quella da eroina. Per quanto concerne le nuove forme di addiction, come il
gioco d’azzardo patologico, le dipendenze legate al web o le sexual addiction,
la maggior parte delle risposte offerte ai pazienti è venuta proprio dai
Dipartimenti delle Dipendenze, attraverso trattamenti prevalentemente basati su
colloqui, visite e psicoterapie. Senza dimenticare che presso i Sert vengono,
inoltre, presi in carico alcolisti e in molte realtà i tabagisti.
I Sert In Cifre -
In Italia sono attivi circa 550 Sert. Secondo l’indagine coordinata da
Federserd, l’89% dei pazienti afferma di averli trovati facilmente sul
territorio e l’80% si dice soddisfatto del percorso di cura che sta seguendo al
loro interno; i medici che lavorano in queste strutture hanno un’età media di
54 anni e una storia professionale di 24 e curano, con terapia sostitutiva,
fino 124 pazienti ciascuno.
La Relazione annuale al Parlamento 2012 sull’uso di sostanze stupefacenti
e sulle tossicodipendenze in Italia traccia il profilo dell’utenza attuale dei
Sert. L’età media dei nuovi accessi è intorno ai 31 anni, con un arrivo ai
servizi sempre più tardivo rispetto agli anni passati. Le sostanze primarie
maggiormente utilizzate risultano essere eroina (69,3%), cocaina (15,3%) e
cannabis (9,2%).
Nel 2011 il totale delle persone in trattamento presso i Sert è stato
di 172.211 (176.430 nel 2010). Le Regioni con maggior percentuale di utenti in
carico ai Sert per uso primario di eroina sono nell’ordine: Umbria, Basilicata,
Trentino Alto Adige e Liguria; quelle che invece forniscono assistenza al
maggior numero di consumatori di cocaina sono: Lombardia, Sicilia, Campania e
Valle d’Aosta. I trattamenti erogati dai Servizi per le tossicodipendenze,
secondo le informazioni pervenute dal Ministero della Salute e in base alle
stime del 2011, sono stati circa 186.000: per il 66,4% dei casi, si è trattato
di terapie di tipo farmacologico (prevalentemente metadone 75,1%), mentre per
il 33,4% di tipo psico-sociale e/o riabilitativo non integrato con farmaci. Una
recente indagine di Federserd valuta in quasi 300.000 il flusso complessivo
delle persone che sono affluite nel 2011 nei servizi delle dipendenze italiani.
I Risultati Del Modello Organizzativo Italiano
Perché Continuare A Investire -
Si stima che un milione di pazienti siano già transitati presso i
Servizi pubblici delle dipendenze in oltre 20 anni di storia, con una
significativa riduzione del rischio di mortalità, delle malattie infettive,
psichiatriche e internistiche e delle condotte illegali. Secondo i dati
Federserd, nel 2010 le cure erogate hanno prodotto almeno 34 milioni di giorni
liberi da droga e un miliardo e 700 milioni di euro sottratti alla criminalità organizzata.
Anche la Relazione annuale al Parlamento 2012 sull’uso di sostanze
stupefacenti e sulle tossicodipendenze in Italia ha stimato il beneficio
economico derivante dalla risposta sociosanitaria al problema delle dipendenze.
La spesa a carico della società per il consumo di sostanze, comprensiva dei
costi per l’acquisto delle droghe, di quelli per l’applicazione della legge,
dei costi sociosanitari e della perdita di produttività, sono stati stimati per
il 2011 intorno ai 31,2 miliardi di euro, pari al 2,0% del Pil. L’acquisto
delle sostanze (circa 22,6 miliardi di euro) incide per il 72,3%, la perdita di
produttività (4,7 miliardi) è la seconda voce di costo, 15%, le attività di
contrasto ammontano a circa 2 miliardi di euro.
I costi socio-sanitari arrivano a 1,8 miliardi (5,6% sul totale), di
cui il 40,2% è relativo alla cura delle patologie correlate, il 40%
all’assistenza dei soggetti presso i servizi per le dipendenze e il 14,2%
all’assistenza nelle strutture socio-riabilitative. A fronte di questa spesa si
registra un risparmio imputabile al mancato acquisto delle sostanze, da parte
dell’utenza in trattamento, che va da 2,19 miliardi a 8,8 miliardi di euro, al
quale si aggiunge il reddito da lavoro dei soggetti riabilitati e nuovamente
reinseriti nel mondo del lavoro (3,9 miliardi euro), per un totale di almeno 6
miliardi di benefici. In base a questi dati, la Relazione al Parlamento
conclude che, a fronte di ogni miliardo di euro annui investiti per
l’assistenza socio-sanitaria, ne deriva un beneficio diretto di circa 6.
Curare Le Dipendenze
L’importanza Di Un Approccio Multidisciplinare
La Diagnosi -
La valutazione diagnostica del paziente affetto da dipendenza
patologica, per molti aspetti, fa già parte dell’iter terapeutico. Oltre a
definire contenuti e obiettivi della terapia, la diagnosi cerca di considerare
diversi aspetti della persona, dei suoi comportamenti e del suo sistema di
relazioni:
Il livello di
pervasività/gravità dei consumi, che cosa, quanto, come e da quanto tempo si
consuma, oltre agli eventuali pregressi tentativi di cura e alle possibili
ricadute già sperimentate.
Lo stato di salute fisica,
relativamente alla presenza di patologie correlate all’uso di sostanze (Hiv,
epatiti ecc.) e non.
La dimensione
“socio-relazionale”, analizzando il contesto familiare e scolastico/ lavorativo
del soggetto, sia per rintracciare possibili fattori facilitanti l’assunzione
di sostanze, sia per ponderare le risorse di sistema attivabili nel percorso di
cura.
La sfera psichica individuale,
probabilmente l’ambito più complesso e articolato da valutare, dove gli aspetti
affettivi, cognitivi e comportamentali si intrecciano e qualificano
l’esperienza soggettiva in cui si inserisce l’uso di sostanze o la dipendenza.
A questo proposito, occorre anche rilevare l’eventuale e frequente compresenza
di altri disturbi di tipo psichiatrico (ansia, depressione, attitudini
antisociali, borderline ecc.).
La complessità del processo diagnostico prevede che questo non si
esaurisca nella fase iniziale dell’iter terapeutico, ma lo accompagni per tutta
la sua durata, ne valuti l’efficacia e prosegua anche oltre, per prevenire
possibili ricadute.
La Terapia -
Il trattamento, affinché possa essere efficace e raccogliere il
consenso e l’adesione del paziente, viene basato su una serie di azioni e
aspetti specifici: stimolare la motivazione del paziente verso il cambiamento e
la costruzione di un’alleanza terapeutica, ridurre il craving, che costituisce
il forte richiamo ad assumere la sostanza o a reiterare il comportamento
problematico, prevenire gli episodi di ricaduta e supportare il paziente anche
sul fronte della sua sfera relazionale e sociale.
Per il raggiungimento di tali obiettivi la strutturazione del percorso
di cura tende sempre a contemplare più interventi (medico, farmacologico,
psicologico, psicoterapeutico, educativo e socio-assistenziale) e più target
(individuo, gruppo, famiglia, contesto allargato), con gradualità e seguendo
una serie di step funzionali a quanto emerso in fase diagnostico-valutativa.
L’aspetto multidisciplinare nella presa in carico del paziente e
l’integrazione tra professionalità, prospettive e competenze differenti è quindi
centrale nel lavoro dei Sert, i servizi pubblici per le tossicodipendenze del
Servizio Sanitario Nazionale. Altrettanto importante è la loro capacità di
collaborare con molte altre agenzie e istituzioni del territorio (ospedali,
medici di famiglia, servizi psichiatrici, consultori, comunità terapeutiche,
servizi sociali, forze dell’ordine, prefetture, carceri, tribunali ecc.).
Secondo un recente studio promosso da Federserd (la Federazione
Italiana degli Operatori dei Dipartimenti e dei Servizi delle Dipendenze),
volto a indagare il fenomeno della tossicodipendenza e il ruolo delle terapie
oggi disponibili, nel 96% dei casi la decisione di iniziare una cura è stata
del paziente, anche supportato da parenti o amici, ma soprattutto perché
preoccupato in prima persona per il proprio stato di salute e spinto da un
desiderio di normalità e stabilità lavorativa.
Per la dipendenza da eroina, che risulta ancora la sostanza primaria
maggiormente utilizzata dagli utenti in trattamento, si hanno pochi ma efficaci
farmaci a disposizione: due terzi dei pazienti sono in cura con metadone, un
quarto con il farmaco che combina buprenorfina e naloxone, il 13% con
buprenorfina. L’80% si dichiara soddisfatto della terapia, che viene vista come
un alleato per ottenere una vita normale, una salute migliore e la scomparsa
del craving.
Fondamentali sono anche la terapia psicologica e il counselling: 7
pazienti su 10 ricevono questo approccio integrato e 9 su 10 ne riconoscono
l’utilità. In effetti l’impiego di farmaci produce risultati migliori quando si
unisce a una complessa serie di interventi e strumenti terapeutici, che i
gruppi di lavoro multidisciplinari all’interno dei Sert sono in grado di
offrire.
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