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Notiziario Marketpress di
Martedì 23 Aprile 2013 |
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TUMORI: VENETO CAPOFILA DELLA RICERCA SUI MARCATORI BIOLOGICI. RIUNITO TAVOLO CON 12 REGIONI. COLETTO: “IL CRIBT DELL’ULSS 12 DI VENEZIA ECCELLENZA NAZIONALE”.
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Venezia, 23 aprile 2013 - Per scoprire un tumore in anticipo anche
rispetto ai più sofisticati macchinari radiologici e per determinarne con
assoluta precisione le caratteristiche, così da rendere le cure più incisive e
meno impattanti sul paziente, la scienza medica ha oggi a disposizione una
nuova “arma” nei marcatori biologici di tumore, sostanze prodotte dai tessuti
tumorali, che si misurano nel sangue o in altri liquidi biologici, come le
urine. Sono prodotti anche da tessuti normali, ma quando si sviluppa un cancro
essi si modificano in quantità e in struttura così che, cercando tali sostanze,
si ottengono informazioni preziose per la diagnosi e il trattamento del tumore.
All’avanguardia in questo tipo di ricerca c’è il Centro Regionale Veneto
Biomarcatori dell’Uss 12 Veneziana diretto dal dottor Massimo Gion che, alla
presenza dell’assessore alla sanità Luca Coletto e del direttore generale
dell’Ulss 12 Giuseppe Dal Ben, ha presieduto un tavolo tecnico nazionale al
quale partecipano le Regioni Campania, Calabria, Emilia Romagna, Liguria,
Lombardia, Piemonte, Marche, Puglia, Toscana, Trentino Alto Adige e Umbria,
rappresentative di 43 milioni di abitanti, pari al 70,9% della popolazione
nazionale. “Questo – ha detto Coletto – è un tavolo costruito a livello nazionale
in sede di coordinamento delle Regioni, che ci rende orgogliosi di poter
mettere a disposizione di tutti una nostra eccellenza in uno dei settori della
medicina che più preoccupa le persone e più impegna i ricercatori. Il cammino
non è breve, ma questa ricerca promette molto bene, sia per l’individuazione
precoce del male, sia per la sua cura, e soprattutto guarda con occhio attento
alla qualità della vita del malato che, attraverso l’utilizzo dei biomarcatori,
può essere curato più incisivamente tarando le terapie sulle caratteristiche
della neoplasia che l’ha colpito e meno invasivamente, perché così è possibile
misurare dosaggio, tempi e tipologia delle cure, riducendo al minimo gli
effetti collaterali sgraditi che purtroppo ci sono”. Il Tavolo, insediato nel
settembre scorso, ha affrontato in questa seduta il delicato aspetto
dell’appropriatezza intesa come corretto utilizzo quali-quantitativo di questo
strumento di ricerca, che incide non solo sui costi, ma anche sulla salute dei
pazienti. L’inappropriatezza per difetto, infatti, causa un livello di
assistenza inferiore a quanto possibile; quella per eccesso induce costi
inutili (valutati attualmente in non meno di 60 milioni di euro l’anno a
livello nazionale) e determina per i pazienti effetti negativi, come spreco di
tempo e ansia, nonché potenziali rischi per interventi diagnostici invasivi non
necessari. Il Tavolo ha dato avvio a 4 azioni molto significative: la
definizione di un intervento normativo per il contenimento delle prescrizioni; una
ricognizione dei Pdta esistenti; un lavoro sui sistemi informatici delle
strutture sanitarie per ridurre la ripetizione dei non necessari; la messa a
punto di una metodologia di ricognizione dell’appropriatezza da utilizzare in
alcune Regioni, a cominciare dal Veneto. I biomarcatori e il loro appropriato
utilizzo sono fondamentali sia per la cura, perché permettono di personalizzare
la terapia, sia nella prevenzione, in quanto consentono di selezionare per
successivi approfondimenti diagnostici le persone con un maggior rischio di
sviluppare un tumore. Esempi noti a tutti sono il sangue occulto nelle feci per
il cancro del colon e lo studio del papilloma virus per il cancro del collo
dell’utero.
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