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Notiziario Marketpress di Martedì 07 Maggio 2013
 
   
  NUOVE IMPRESE A FERRARA, CRISI E BUROCRAZIA OSTACOLI PRINCIPALI

 
   
  Ferrara, 7 maggio 2013 - Oltre metà dei 2.242 neo-imprenditori ferraresi che hanno aperto una azienda nel 2012 si sono messi in proprio investendo meno di 5mila euro ma la crisi e la burocrazia sono ostacoli difficili da superare. In tanti l’hanno fatto e, gettando il cuore oltre l’ostacolo, hanno dato vita a una nuova realtà produttiva, sperando di trovare (o ritrovare) in questo modo un lavoro oppure, più frequentemente, di concretizzare la propria legittima affermazione nella società, mettendo a buon frutto le competenze acquisite in precedenti esperienze lavorative. Questo è quanto emerge dall’analisi realizzata dall´Osservatorio dell´economia della Camera di Commercio sulla base di dati elaborati da Unioncamere. “L’impresa come occasione di lavoro ma soprattutto come espressione della voglia di mettersi in gioco e di conquistarsi un futuro. E’ questo ciò che evidenzia l’analisi del nostro ufficio Studi. Non possiamo deludere le legittime aspettative di quanti malgrado tutto continuano ad investire su se stessi. Occorre rimettere l’impresa al centro delle attenzioni della politica e delle istituzioni. Perché l’impresa è prima di tutto lavoro e costruzione del nostro domani”, ha commentato il presidente della Camera di Commercio di Ferrara, Carlo Alberto Roncarati. L’identikit del neo-imprenditore - In netta maggioranza (71%) sono gli uomini a intraprendere il percorso imprenditoriale e, in generale, la nazionalità più rappresentata è quella italiana (83%), ma l’apporto degli immigrati extra-comunitari (9%) è superiore a quello dei comunitari (4%). E’ il diploma (nel 41% dei casi) il volano per affrontare la sfida dei mercati, specialmente in virtù del fatto che nella stragrande maggioranza dei casi si diventa imprenditori dopo aver compiuto qualche altra esperienza lavorativa e quindi con un bagaglio di competenze pratiche a sostegno della nuova attività, oltre che delle conoscenze acquisite nel percorso formativo. Complessivamente, infatti, sono solo poco meno del 15% del totale (che comprende studenti, casalinghe e disoccupati in cerca della prima occupazione) i nuovi capitani d’impresa che non vantano un background lavorativo a orientare la decisione di mettersi in proprio e che nel farlo cercano soprattutto una soluzione al problema occupazionale. Lo sbocco lavorativo è anche il fattore che induce quanti hanno perso una precedente occupazione (circa il 10% dei totale dei neo capitani d’impresa) a tentare la strada dell’imprenditoria: queste categorie sono quindi le sole attività che si distinguono per non identificare nella conoscenza del mondo degli affari il principale input alla scelta della via all’imprenditorialità. Dove si annidano le difficoltà per le nuove imprese Nonostante lo spirito di iniziativa e la fiducia nelle proprie capacità animino i neo-imprenditori, nel 26% delle loro dichiarazioni il clima economico generale si è dimostrato da subito un ostacolo particolarmente subdolo con cui fare i conti, dal momento che sono pochi gli strumenti per fronteggiarlo nella fase in cui l’impresa deve ancora costruire una rete di fornitori e clienti, cui poter fare stabilmente riferimento. A ciò si aggiunge che in un momento in cui i consumi sono in contrazione e la domanda è debole, l’inserimento nel segmento di mercato individuato è fonte di problemi nell’13% delle dichiarazioni delle nuove imprese; mentre un ulteriore 12% ha avvertito da subito il peso della concorrenza. Dare il via all’impresa è però difficile anche per le condizioni di tipo normativo. Le nuove imprese nascono soprattutto piccole: in più della metà dei casi, infatti, l’investimento iniziale è stato di soli 5mila euro, mentre nel 29% di una cifra compresa tra i 5mila e i 10 mila euro. Non a caso, nel’89% dei casi, le vere nuove imprese del 2012 hanno assunto la forma della ditta individuale.  
   
 

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