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Notiziario Marketpress di
Giovedì 09 Maggio 2013 |
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AOSTA: LUISELLA COSTAMAGNA RACCONTA A BABEL DIECI STORIE DI DONNE CHE CE L’HANNO FATTA
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Aosta, 9 maggio 2013 - Sono storie di coraggio, raccontate con estrema sensibilità e con una vena di allegria quelle che la giornalista Luisella Costamagna racconta in Noi che costruiamo gli uomini, il libro presentato venerdì 3 maggio scorso nell’ambito di Babel, il Festival della Parola. Con questo lavoro, la nota giornalista televisiva, autrice e conduttrice di trasmissioni come Omnibus, In Onda e Servizio Pubblico, ha scritto un libro sull’autostima al femminile, mettendo nero su bianco storie di donne, difficili, ma mai morbose o chiuse nella disperazione, storie di persone che ce l’hanno fatta ad uscire dalla bolla del pregiudizio e della discriminazione. La letteratura di Luisella Costamagna si è incontrata poi con la dimensione locale e con il grande lavoro di Dora donne, l’associazione di promozione sociale che, in Valle d’Aosta, si occupa di valorizzare e promuovere la cultura di genere e le pari opportunità. Luisella Costamagna, giornalista - Il dato di fatto da cui parto è un’indagine che viene fatta in 21 Paesi europei tra cui l’Italia dalla quale emerge che le donne italiane più delle altre donne negli altri Paesi pensano che sia giusto stare in casa e occuparsi della famiglia e dei figli, che la politica è una prerogativa maschile, che è giusto che gli uomini comandino di più. Allora tutto questo è un non credere abbastanza in se stesse, non essere messe nelle condizione di crederci, essere comunque in una cultura, perché non tutto dipende dalle donne, maschile e maschilista come quella che c’è nel nostro Paese. Significa non potersi realizzare, perché abbiamo un mercato del lavoro molto maschile o maschilista, perché abbiamo gli impieghi più precari, perché guadagniamo meno, non arriviamo a ruoli di comando nonostante siamo mediamente più brave, per esempio a scuola e all’Università. Allora tutto questo è il mondo nel quale viviamo, tutto questo sono le regole della nostra società e a tutto questo si aggiunge anche il fatto che le donne rimangono un passo indietro, sono un po’ rinunciatarie. Ho voluto scardinare questa prospettiva raccontando dieci storie di donne normali che però hanno raggiunto successi straordinari. Ne ho raccontate 10 ma ce ne sono milioni di donne che sono straordinarie, non bisogna certo andarle a cercare con il lanternino. Il giorno successivo, sabato 4 maggio, Babel ha ospitato due giovani autori promettenti. Anna Premoli, con il suo libro Ti prego, lasciati odiare, è tra i vincitori del premio Bancarella 2013. Ad incuriosire, oltre alla storia, anche il modo in cui questa giovane scrittrice si è conquistata l’attenzione della casa editrice diventando scrittrice, a sua insaputa. Anna Premoli, scrittrice - Io sono economista di professione, quindi quello è il mio lavoro normale, quello di tutti i giorni, la scrittura era un antistress, in particolar modo in occasione della prima gravidanza. Non avrei mai pubblicato nulla perché non mi interessava intraprendere quel tipo di strada, ma mio marito ha insistito molto e si è rivolto al self publishing come regalo di compleanno e quindi sono finita un po’ catapultata, così, quasi non sapendolo ed è andata molto bene tanto che pochi mesi dopo la Newton mi ha contattata e il libro è stato pubblicato davvero. Il libro racconta l’inaspettata storia d’amore tra due giovani e promettenti colleghi che lavorano in due team nella stessa banca d’affari londinese. Da sempre in competizione e in profondo disaccordo, i due si detestano fino a quando non scoprono di provare tra loro emozioni e brividi inattesi. Anna Premoli, scrittrice - Questo romanzo, in un certo senso, vorrebbe essere quasi una moderna storia in omaggio ai regency, anglossassoni tradizionali, solo ambientata ai giorni nostri. È una storia d’amore molto contemporanea, con elementi che richiamano la tradizione rosa antica e quindi la contrapposizione tra nobiltà e persone non di sangue blu. Il tutto è ambientato nella city londinese, che è un ambiente per me familiare. Mille volte mi ha portato sulle spalle è invece l’ultima opera di Martino Gozzi, classe 1981. Racconta un viaggio dentro il passato, verso l´Europa dell´Est, dentro le rovine di un mondo che esiste solo nella memoria di chi lo ha vissuto. Racconta di frontiere che si devono varcare, per poi tornare dove si è cominciato a essere figli, dove inizia la vita e si comincia a essere uomini. Martino Gozzi, scrittore - Questa è la storia di Ernesto, uno sceneggiatore più o meno trentenne, che torna a casa da Roma, dove lavora, senza molto successo, in occasione della morte del padre, e torna in un paesino della provincia di Bologna in cui ancora la sua famiglia vive e lì per la prima volta è costretto a farsi alcune domande su Ferruccio, suo padre, che non si era mai fatto prima: da dove nasce la sua passione politica, perché non parla più con suo padre, il nonno Ettore. Da qui Ernesto parte per un viaggio, che è anche una fuga per cercare di rispondere a queste domande. |
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