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Notiziario Marketpress di Giovedì 09 Maggio 2013
 
   
  LOTTA BIOLOGICA PER SALVARE I MARRONI DI COMBAI E MONFENERA E I CASTAGNI DELLA PEDEMONTANA VENETA

 
   
  Crespano del Grappa (Treviso) - Sarà un antagonista naturale della temibile vespa del castagno a salvare le pregiate coltivazioni della Pedemontana veneta, dove questo parassita ha fatto da qualche anno la sua comparsa, falcidiando tra l’altro le storiche produzioni di “Marroni di Combai e “Marroni di Monfenera” a Indicazione Geografica Protetta. In termini scientifici, sarà “Torymus sinensis” contro “Dryocosmus kuriphilus Yasumatsu”, imenottero contro imenottero: un esempio di lotta biologica in grande stile tra specie di insetti originarie dell’Asia, ma ormai diffuse in buona parte del pianeta, l’una parassitoide dell’altra, a proteggere una coltura preziosa e importante del Veneto, sia dal punto di vista ambientale sia sotto il profilo economico e commerciale. Questa mattina, al Centro Operativo Polifunzionale di Onè di Crespano del Grappa, in provincia di Treviso, alle falde dello storico massiccio montuoso, c’è stato l’ultimo di 22 lanci di parassitoidi effettuati nel periodo primaverile, ciascuno composto di 100 femmine 50 maschi. A loro sono affidati il compito e le speranze di ridurre il danno causato dalla vespa o cinipede del castagno, il Dryocosmus kuriphilus Yasumatsu appunto, che negli ultimi sei hanno ha ridotto la produzione di marroni e castagni della Regione anche dell’80 per cento, con punte che per il Marrone di Monfenera Igp hanno significato un calo dagli 850 quintali delle “vecchie” stagioni ai 70 quintali del 2012. Gli insetti antagonisti sono incubati ed allevati in numerose sedi di sperimentazione, da Treviso a Belluno, Verona e Vicenza. “Nel territorio veneto – ha ricordato l’assessore regionale all’agricoltura Franco Manzato – si contano circa 2.700 ettari coltivati a castagno, con oltre 300 produttori, che stanno accompagnando questa fase della ricerca sperando che già nell’autunno prossimo si possano vedere i primi effetti positivi”. La sperimentazione è stata avviata quasi tre anni fa, grazie alla collaborazione tra Regione Veneto, Servizi Forestali e Università di Padova (oggi sono intervenuti il responsabile del Servizio forestale regionale di Treviso e Venezia Luigi Alfonsi e la ricercatrice dell’Ateneo patavino Fernanda Colombari), con l’obiettivo di contenere l’impatto della vespa del castagno sulle coltivazioni. Analoghe iniziative sono state portate avanti con successo in Giappone e anche in altre regioni italiane raggiunte per prima dal parassita. L’obiettivo è di intervenire in modo sostenibile e stabile, contenendo di almeno l’80 per cento in sei anni l’infestazione, grazie alla presenza nell’ambiente dove crescono i castagni di un antagonista che riduce naturalmente il cinipede e i conseguenti danni. I risultati finora ottenuti fanno ben sperare e in taluni casi sono stati ottimi.  
   
 

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