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Notiziario Marketpress di
Lunedì 13 Maggio 2013 |
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OCCUPAZIONE AL FEMMINILE IN CRESCITA A VARESE
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Varese, 13 maggio 2013 - Sempre più scolarizzate e con modelli famigliari e culturali in evoluzione, le donne varesine ricercano la realizzazione personale anche in ambito lavorativo: i dati elaborati dall’Ufficio Studi della Camera di Commercio ci dicono che dal 2000 al 2012 il tasso di occupazione femminile è cresciuto di oltre 11 punti percentuali attestandosi a quota 59,6%, superando la media lombarda (56,2%) e quella italiana ferma al 47,1%. Restano, tuttavia, difficoltà di accesso e permanenza nel mondo del lavoro per le donne oltre che disparità con gli uomini. Oggi sono 172mila le donne varesine che lavorano a fronte di 210mila uomini. Nonostante la crisi, l’occupazione femminile è cresciuta probabilmente perché l’offerta di lavoro per le donne risponde meglio alle esigenze di un territorio sempre più terziarizzato mentre il manifatturiero e l’edilizia, maggiormente connotati al maschile, hanno risentito in maniera più acuta della difficile congiuntura internazionale. Il gap di genere è comunque alto: 12 punti di differenza tra l’occupazione maschile (71,6%) e quella femminile (59,6%), ben lontano da una situazione di parità ormai raggiunta dalle donne in diversi Paesi del Nord Europa (Islanda 78,1%; Norvegia 73,4%, Svezia 71,3%) ma anche nella vicina Svizzera (73,8%). Le motivazioni che stanno dietro alla bassa partecipazione al lavoro delle donne varesine sono diverse: problemi di conciliazione tra vita lavorativa e famigliare, scarsa condivisione del lavoro di cura e domestico tra uomini e donne, difficoltà di matching tra competenze e livelli professionali richiesti e aspettative delle lavoratrici, bassa diffusione part-time. Un aspetto particolarmente importante è costituito dalla presenza e dalla diffusione di una non adeguata offerta di servizi socio-educativi per la prima infanzia. Sono ancora molte, infatti, le donne che alla nascita dei figli, rinunciano al lavoro: in provincia di Varese, seppur in diminuzione (erano 429 nel 2002), sono state ancora 328 quelle che nel 2012 si sono dimesse nel primo anno di vita del bambino. Così, il rapporto tra il numero dei bambini tra 0 e 2 anni iscritti all’asilo nido e il loro totale in Lombardia resta al 19%, percentuale ben più bassa del 33% che era stato fissato come obiettivo per il 2010 dal Consiglio Europeo di Lisbona. L’altra faccia della medaglia della difficoltà di conciliazione tra vita professionale e familiare per le donne è il basso numero di figli per donna che per la provincia di Varese è di 1,45, superiore alla media italiana (1,39) ma inferiore a quella regionale (1,48) e alla media europea (1,57) e, soprattutto, lontano dai due figli per donna che si registrano nei Paesi nordici o in quella Francia che è all’avanguardia nel sistema di sostegno alla maternità. Quanto al settore, in provincia di Varese l’occupazione femminile è bassa in quasi tutti i comparti dell’industria (30,4% di addetti donna), ad eccezione del tessile-abbigliamento e dell’alimentare, mentre le lavoratrici si concentrano nel terziario (49,3%) con picchi elevati nell’istruzione, nella sanità e in generale nei servizi alle persone. Ancora bassa, infine, la quota di donne nelle posizioni di vertice: solo 25,9% tra gli imprenditori e 14,1% tra i dirigenti. Un indicatore del cammino ancora lungo che deve essere affrontato per costruire un’autentica parità di genere sul mercato del lavoro. |
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