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Notiziario Marketpress di Giovedì 16 Maggio 2013
 
   
  LA SANITÀ CHE FUNZIONA: A PISA DUE VITE SALVATE GRAZIE AL LAVORO DI SQUADRA

 
   
   Firenze, 16 maggio 2013 – A Pisa, in uno stesso giorno due persone in arresto cardiaco sono state salvate grazie alla velocità del soccorso, all’uso del defibrillatore e alla professionalità ospedaliera. “Questa è la sanità che funziona, e della quale vado orgoglioso – è il commento dell’assessore al diritto alla salute Luigi Marroni – Due vite salvate grazie a un ottimo lavoro di squadra: i soccorsi immediati, via terra e con l’elisoccorso, l’intervento col defibrillatore, l’integrazione con l’ospedale, le professionalità presenti nei due presidi ospedalieri della Garfagnana e di Pisa. Un grazie a tutti quanti hanno contribuito a questo risultato”. “Anche nei miei sogni più selvaggi non ho mai pensato che mi sarei svegliato in un letto d’ospedale ringraziando le tre persone che mi hanno rotto le costole. Perché voi, ragazzi, non vi siete limitati a salvare una vita, voi avete salvato un marito e un padre di due figlie, di 6 e 10 anni. Ci sono state una serie di decisioni giuste, prese da tutti voi, che hanno fatto sì che io potessi scrivere questa nota nel mio iPhone da un letto d’ospedale. Milioni di grazie a tutti voi. Suppongo di essermi trovato nel posto giusto per avere la mia prima fibrillazione ventricolare”. Comincia così la lettera di ringraziamento scritta da un medico americano, docente universitario alla Duke University, Alejandro Aballay, a tutta l’équipe sanitaria – allargata a soccorritori, staff del 118, personale dell’elisoccorso Pegaso e di vari reparti ospedalieri – che gli ha salvato la vita dopo l’arresto cardiaco per fibrillazione ventricolare, sopraggiunta il 30 aprile scorso mentre prendeva parte a un congresso scientifico nella Tenuta del Ciocco (Lucca). E in quello stesso giorno una fibrillazione ventricolare era in agguato anche a Pisa, in piazza Carrara, dove si stava svolgendo il concerto di Edoardo Bennato: avrebbe colpito una donna, colta da malore in mezzo alla folla di spettatori. Due drammi, due scenari completamente diversi che hanno messo in moto però uno stesso copione, la macchina efficiente dei soccorsi. Entrambi sono stati, infatti, inizialmente rianimati da medici che hanno assistito all’arresto cardiaco, e poi dallo staff del 118. Mentre però per la donna le cose paiono mettersi meglio – la signora riprende infatti presto il ritmo cardiaco, viene ricoverata a Pisa in rianimazione per la terapia intensiva post-arresto, e poi in cardiologia per l’impianto del defibrillatore – per il professore americano, invece, il cui arresto dura molto (circa 40 minuti), la strada è più in salita. Riceve anche lui immediatamente manovre rianimatorie prolungate in varie fasi: sul luogo dell’arresto, poi all’ospedale della Garfagnana, sul Pegaso dell’elisoccorso, in rianimazione a Pisa. Qui viene sottoposto a ipotermia per la protezione encefalica. Dopo tre giorni, lo stato di coscienza è integro e non ha esiti neurologici. Gli viene quindi impiantato il defibrillatore in cardiologia. Fine dell’incubo. Due storie a lieto fine, che sottolineano l’importanza dei corsi di Bls-basic life support, e della diffusione dei defibrillatori sul territorio – obiettivi che in Toscana vengono perseguiti -; la professionalità del soccorso territoriale del 118 e dell’elisoccorso e l’integrazione con l’ospedale; infine, le professionalità presenti nelle strutture ospedaliere, a tutti i livelli di specializzazione, in Garfagnana per la stabilizzazione, a Pisa per le successive cure del caso. (Ha collaborato Emanuela del Mauro, ufficio stampa Aou Pisana). Qui di seguito la lettera del Professore americano: Dear colleagues, Even in my wildest dreams I never thought I would wake up in a hospital bed thanking the three people that broke my ribs. You guys did not just save a life, you saved a husband and a father of two 6 and 10 year old daughters. There were a series of right decisions that all of you made that are making it possible for me to write this note in my iPhone from the hospital bed. Millions of thanks to all of you. I suppose I was at the right place to have my first ventricular fibrillation. I had been controlling an atrial fibrillation with a so call pill in the pocket approach. As I discussed on the morning of the April 30 with people at breakfast that morning, I was feeling particularly bad so I had taken my regular dose of 25 mg metoprolol which I had been using for 3 years only to prevent Afs episodes before playing tennis. But something was wrong that day, perhaps the fact that it was the birthday and last day of the life of an aunt that was like a mother to me and passed away only last year. My last recollection of the events stopped at breakfast. If I bored you or rambled too much at the beginning of my talk, I am sure I compensated for that with the show I ended up putting on. Please accept my regrets for the problems I caused you and accept my deepest thank you for saving my life. Alejandro Aballay  
   
 

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