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Notiziario Marketpress di
Lunedì 27 Maggio 2013 |
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PRESENTATA RICERCA ASSOCIAZIONISMO FAMILIARE IN UMBRIA
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Perugia, 27 maggio 2013 - È il ´bisogno´ a fungere da collante per la nascita delle associazioni familiari in Umbria, un bisogno non generico, ma concreto e specifico degli associati che inerisce in senso stretto al sistema delle relazioni familiari: è quanto emerso il 23 maggio nel corso del seminario di presentazione della ricerca "Associazionismo familiare in Umbria", realizzata per conto della Regione Umbria dal Dipartimento di economia e statistica dell´Università degli Studi di Perugia. All´incontro sono intervenuti la vicepresidente della Regione Umbria con delega al Welfare, Carla Casciari, la dottoressa Cristina Montesi, dell´Università di Perugia che, con il professor Pierluigi Grasselli, ha curato la ricerca con la collaborazione di Simona Menegon dell´Istat e della psicologa Tania Mococci. Hanno portato il loro contributo i rappresentanti del Forum delle associazioni familiari dell´Umbria, dell´Associazione famiglie numerose, del Forum regionale del terzo settore. "La ricerca - ha spiegato Montesi - ha investigato, tramite questionario, l´associazionismo familiare in Umbria. Delle 75 associazioni individuate e contattate, hanno risposto in 54, quindi il 72 per cento. Delle 54 associazioni intervistate il 90,7 per cento sono associazioni vere e proprie, mentre soltanto il 9,3 per cento sono gruppi informali. Prevale quindi una forma di associazionismo istituzionalizzato a garanzia di una certa stabilità e continuità di operato". Si tratta più che altro di un associazionismo giovane - nato prevalentemente intorno al 2000 - e in continua crescita, più sviluppato nel Perugino che nel territorio Ternano e nei capoluoghi piuttosto che nelle altre realtà. L´obiettivo di lavoro è dare risposte concrete ai bisogni delle famiglie associate. E non solo: "Altra caratteristica che prevale - ha detto Montesi - è che l´associazionismo familiare non manifesta carattere corporativo e le attività vengono estese anche ai nuclei esterni. In sintesi, le associazioni familiari nascono più per rispondere a criticità esistenti che per soddisfare i bisogni ordinari legati alla vita quotidiana". Altra peculiarità è che nelle organizzazioni familiari umbre risulta prevalente la presenza femminile, più in generale gli associati sono di mezza età, prevalentemente colti, che ancora lavorano o che si sono ritirati da poco tempo dal lavoro e identificano l´attività profusa nell´organizzazione come un dono puro, senza aspettative di ritorno. Le attività prevalenti sono nell´ambito della cura della persona, ma anche nell´area dell´assistenza socio-sanitaria e dei servizi educativi. "Questo studio, che è il primo a livello regionale - ha riferito la vicepresidente Casciari - rientra in un percorso più articolato che ha portato alla realizzazione di altri due rapporti di cui uno sul lavoro di cura e l´altro sul dono, che si intrecciano in modo perfetto con quanto emerso dalla nuova ricerca sull´associazionismo familiare, evidenziando che ´dono´, ´associazionismo´ e ´lavoro di cura´ sono legati in maniera circolare e che sono anelli indissolubilmente legati tra di loro". La vicepresidente ha proseguito precisando che in Umbria questi tre fattori hanno permesso di non far scivolare verso il basso l´inclusione sociale che "tiene" proprio perché può contare su un tessuto sociale coeso: "La conferma arriva anche dal rapporto realizzato dall´Aur sui giovani - ha detto - che ha evidenziato come, per le nuove generazioni, sia determinante poter contare sulle relazioni familiari che, attualmente, sono messe a dura prova dalla crisi economica". Casciari in proposito ha annunciato che "la Regione Umbria è impegnata nella stesura del nuovo Piano Sociale regionale che si concentrerà sulle nuove emergenze, quindi famiglie, minori e non autosufficienza, inserendo anche la programmazione comunitaria e, contestualmente, si pensa anche di promuovere un piano per le povertà". La vicepresidente ha quindi ricordato tutte le azioni promosse dalla Regione a sostegno delle famiglie: "Abbiamo adottato specifiche misure per i nuclei in maggiore difficoltà ed a rischio di povertà. Le risorse sono state destinate alla non autosufficienza, agli asili nido, all´istruzione, alle abitazioni in locazione, all´abbattimento delle rette (tassa rifiuti e rette asili nido) e a contributi per l´associazionismo familiare e gli oratori. Per i nuclei familiari più ´vulnerabili´, invece, la Regione si è dotata di un quadro normativo ad hoc e ha messo in campo azioni e interventi con un pacchetto di risorse, 3 milioni di euro in due annualità, da destinare alla famiglia tramite lo strumento del contratto di sostegno. Inoltre, la Regione, con una sua legge, promuove e tutela la famiglia attraverso azioni, interventi e servizi rivolti a diverse finalità che vanno dal sostegno alle giovani coppie e alle nuove famiglie, al supporto per l´educazione e l´istruzione dei figli con particolare attenzione alle famiglie numerose e quelle gravate dai compiti di cura di familiari con disabilità o non autosufficienti, alla valorizzazione dell´associazionismo familiare e all´armonizzazione dei tempi di vita personale e professionale per conciliare gli impegni familiari con quelli lavorativi. "Dalla ricerca - ha concluso - possiamo trarre molti spunti per migliorare l´azione regionale, anche se mancano delle linee di indirizzo per l´attuazione di un piano nazionale che non sia un semplice ´libro dei sogni´ che non trova applicazione reale". |
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