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Notiziario Marketpress di Martedì 28 Maggio 2013
 
   
  IN TOSCANA 60MILA FIGLI DI STRANIERI, ROSSI: “NON RICONOSCERLI È COME CANCELLARE UNA CITTÀ COME SIENA”

 
   
  Santa Croce Sull’arno (Pi), 28 maggio 2013 – Il presidente Rossi invita a guardarsi attorno. “In Toscana ci sono 60 mila ragazzi e ragazze, figli di genitori stranieri, che sono nati in Italia e che vivono nella nostra regione. Far finta che non esistano è come voler cancellare, in questa regione, una città grande come Siena. Solo un matto potrebbe continuare all’infinito a chiudere gli occhi su una realtà come questa”. Il presidente della Toscana Enrico Rossi approfitta della platea del Supercinema Lami di Santa Croce sull’Arno, in provincia di Pisa, per dire la sua sul diritto di cittadinanza. Santa Croce è il distretto industriale toscano dove praticamente un residente su quattro è straniero o figlio di stranieri, un fazzoletto di diciassette chilometri quadrati, due frazioni e poco più di 14.500 abitanti. E’ un distretto industriale ancora ricco, che con le sue concerie dà lavoro a più di ottomila persone. E qui stamani il Comune ha consegnato un attestato di cittadinanza onoraria, simbolico ma impegnativo, ai bambini di origini straniera nati in Italia e che vivono a Santa Croce, cominciando dai ragazzi delle medie. Santa Croce esempio per tutti – “Se per l’integrazione non esistono modelli astratti – dice Rossi – perché è vero che ogni realtà è a sé stante, Santa Croce è sicuramente un esempio di come si deve fare integrazione: un esempio che non ha eguali in Italia e purtroppo a volte neppure in tutta la Toscana, che pure rimane una regione aperta su certi temi”. “Solo un matto può chiudere gli occhi – ripete il presidente - Chi è cresciuto qui, chi ha frequentato con i ragazzi italiani le stesse scuole, ha giocato insieme e i genitori hanno pagato le tasse contribuendo al benessere di tutti noi, perché deve sentirsi ed essere trattato in maniera diversa?”. Per Rossi una nuova legge sulla cittadinanza è necessaria: “per essere davvero – dice – fratelli d’Italia”. Forse ci vorrà ancora tempo. “Ma alla fine, piano piano – confida –, anche il Parlamento capirà”. “Nel frattempo dobbiamo andare avanti, pacificamente. E sarebbe bello – si augura – che tutti i Comuni toscani facessero come oggi a Santa Croce: un modo per dire a questi ragazzi che tutta la regione è dalla loro parte”. L’immigrazione è un’opportunità -Dopo Rossi interviene il presidente della Provincia di Pisa Andrea Pieroni, che parla di Santa Croce come “esempio anche di fratellanza” e invita ad un maggior rigore verso fenomeni di razzismo strisciante come quello negli stadi. Sabrina Sergio Gori, in rappresentanza dell’Anci, l’associazione dei Comuni toscani, invita i ragazzi a “cantare il loro sogno, che è il sogno del mondo”: lei che, racconta, è la mamma di due figli nati all’estero arrivati in Italia quando avevano 3 e 5 anni. Osvaldo Ciaponi, sindaco di Santa Croce, parla dell’immigrazione – oggi quella straniera e ieri quella dal sud Italia – come di un “potenziale di crescita ed arricchimento”. Ci sono anche i saluti, inviati con una lettera, del ministro Cecile Kyenge, che ricorda come l’Italia sia “da sempre crocevia di popoli” che ne hanno costruito la cultura. La Costituzione in mano – Il presidente Rossi alla fine cita la Costituzione. Lo fa ricordando l’articolo 3, per dire che la persona viene prima dell’essere cittadini, e che per la Costituzione la Repubblica deve rimuovere tutti gli ostacoli che si frappongono alla piena realizzazione della persona. “In Toscana l’abbiamo fatto estendendo anni fa il diritto all’assistenza sanitaria a chiunque, indipendente dalla cittadinanza o il permesso di soggiorno. Il governo impugnò quella legge. La Consulta ci ha dato ragione, proprio in virtù di quello che c’è scritto nella Costituzione”. Quella Costituzione, “fatta di valori e principi inderogabili”, che il ministro Kyenge ha invitato oggi i ragazzi a leggere e di cui innamorarsi. Quella Costituzione che il Comune di Santa Croce, da anni, ha pubblicato in dieci lingue diverse, in albanese e cinese, in arabo o in rumeno e tante altre, perché i suoi contenuti riguardano tutti, chi è nato è cresciuto in Italia, indipendentemente dalle origini, e chi vi ha trovato lavoro.  
   
 

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