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Notiziario Marketpress di
Martedì 04 Giugno 2013 |
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PROCESSO ALLA FINANZA PER CAPIRE LE RAGIONI DELLA CRISI
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Trento, 4 giugno 2013 - Un libro articolato come processo in piena
regola. I passi consistono nell´identificazione dell’imputato, nell´esposizione
dei capi d’accusa, dei fatti, degli argomenti dell’accusa e della difesa. Una
riflessione sulla natura del sistema della finanza che cerca di distinguere le
buone ragioni dalle cattive, lasciando ai lettori – giudici del processo – il
compito di formarsi il proprio verdetto finale. Al Festival il libro di
Salvatore Rossi "Processo alla finanza".
A distanza di sette anni,
dopo che il mondo è stato colpito da una gravissima crisi, ci si interroga
ancora su cos´è la finanza, sui suoi limiti, sui danni della sua esuberanza.
Salvatore Rossi, direttore della Banca d´Italia, ha dialogato con Marco Onaldo,
docente presso il dipartimento di finanza della Bocconi, Tonia Mastrobuoni,
giornalista de La Stampa e Pier Carlo Padoan, vicesegretario generale
dell´Ocse, sui contenuti del suo libro, “Processo alla finanza”. Il testo è
articolato nella forma di un vero e proprio processo, con tutte le garanzie
procedurali del caso. “Quando mi è venuta l´idea di scrivere il libro il
movente è stato: qui la gente ce l´ha con la finanza. Per decidere se qualcosa
o qualcuno deve essere condannato o no in un paese democratico si dà equamente
la parola all´accusa e alla difesa”. “Processo alla finanza” ricerca un
giudizio meditato su una questione difficile da dirimere. “E´ facile risolvere
il caso addossando la responsabilità della crisi sui banchieri e sulla finanza.
Però un dubbio può esserci”.
Prima di tutto ci vogliono
dei capi d´accusa. La finanza produce crisi, destabilizza l´economia reale
basata sulla produzione di beni. Da qui il secondo capo: è irreale, è una
sovrastruttura. E´ anche incomprensibile, soprattutto negli ultimi anni, negli
strumenti e nei soggetti che la animano. E´ anche prodiga perché consente
guadagni spropositati a chi ci lavora. E´ irragionevole nelle sue
esplicitazioni sui mercati finanziari. Per ogni capo d´accusa si dà la parola
prima all´accusa e poi alla difesa. Poi come in un processo anglosassone il
giudice togato lascia alla giuria popolare il compito di decidere. Il punto
centrale della discussione, più che la ricerca di un responsabile in carne ed
ossa, è un altro. “La verità è che molta gente ce l´ha con la finanza come
abito mentale e schema di comportamento” - commenta Rossi. La conclusione
suggerita alla giuria si trova nell´antica necessità di trovare un equilibrio
fra l´imposizione di una disciplina e la necessità di offrire libertà di
comportamento. Il mercato del credito e del denaro, maneggiando una materia
così delicata e fragile come la fiducia, hanno bisogno di regole. Nei
trent´anni che hanno preceduto la crisi nell´area angloamericana si è diffusa
invece una linea di pensiero teorica che sosteneva invece libertà di lasciar
agire la gente. La storia insegna. Le regole non sono la soluzione a tutti i
mali, gli incidenti non saranno evitati, ma perché la finanza sopravviva sono
assolutamente necessarie.
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