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Notiziario Marketpress di Mercoledì 05 Giugno 2013
 
   
  NEOPRECARIATO, LA CONDIZIONE PER LA FELICITÀ

 
   
  Trento, 5 giugno 2013 – Precari di tutto il mondo unitevi, per cambiare il Sistema dei Ricchi che vi ha derubati del futuro? Niente affatto: le rivoluzioni oggi si combattono da soli, e quella dei precari è la più personale ed individuale (ma non egoistica) di tutte. Basta cortei di protesta, basta chiedere alla politica di aprire il mercato del lavoro ai giovani, e basta pietire un posto di lavoro: il lavoro, oggi e per i prossimi cinquant’anni, uno se lo deve creare da solo, autoresponsabilmente, diventando produttivo per sè stesso e trovando da sé gli strumenti che possano garantirgli altre fonti di reddito. E se proprio ai precari un consiglio lo vogliamo dare, beh, allora facciano come Lorenzo Ait, che sul dare consigli ai precari ci ha fatto pure i soldi, scrivendo un libro (“La rivoluzione dei precari”, Sperling & Kupfer) provocatorio, ironico, disturbante, dissacratorio (di tutte le teorie macroeconomiche) ma comunque utile. Difficile, all’”Incontro con l’autore” di oggi, riuscire a contestare l’idea di Ait che il futuro – non un futuro temuto ma un futuro auspicabile e cercato - stia nel precariato, anzi nel Neoprecariato, non una rivolta antisistema ma la scelta di affrancarsi da “tutte le menzogne che ci hanno raccontato sul mondo del lavoro”. Difficile perché Ait non sente ragioni e va giù duro: “Chi oggi sogna ancora il posto fisso fa l´interesse dei ricchi. Ai giovani oggi non manca il lavoro, mancano gli strumenti per inventarselo il lavoro. Il vero fortunato, oggi, è quello che ha un lavoro precario, che crea da sé il proprio ammortizzatore sociale, perché oggi si hanno moltissime possibilità, che trent´anni fa non c´erano, per non essere più lavoratori ma diventare guadagnatori”. Ma quella del Neoprecario gioiosamente lanciato alla conquista di denaro, felicità e un’overdose di libertà (dalla schiavitù del lavoro), per diventare finalmente padrone di se stesso, è una condizione che occorre costruire togliendosi innanzitutto il precariato dalla testa, oltre che dalle tasche. Come? Compiendo cinque semplici passi: 1) Fare conoscenza con il Sistema dei Ricchi (che i precari li ha inventati), diventando “amministratori unici” della propria personale economia; 2) Sfruttare il precariato come vantaggio, anziché come condizione da subire, un trampolino per arrivare a quello che vogliamo evitando di finire a lavorare tutta la vita per i soldi anziché fare in modo che siano i soldi a lavorare per noi; 3) Differenziarsi, creando da soli le opportunità; se sei un pedagogo non cercare di farti assumere da una scuola per l’infanzia ma apri un asilo, e se sei un maestro di musica dai lezioni di chitarra ai bambini mentre fai loro da babysitter; 4) Smettere di farsi derubare dai vecchi miti: se hai un po’ di soldi e ti compri casa, è finita, utilizza le risorse per investire tempo nei tuoi progetti, anziché metterli in banca; 5) Dài per scontato che a 50 anni ti troverai senza lavoro, creati dunque un’assicurazione adesso presentando (bene) un’idea (buona). Cinque utili consigli per fare, ognuno per sé, la propria rivoluzione da Neoprecari.  
   
 

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