|
|
|
|
|
|
|
Notiziario Marketpress di
Mercoledì 05 Giugno 2013 |
|
|
|
|
|
GIULIANO AMATO E L´EUROPA TRA 20 ANNI
|
|
|
|
|
|
Trento, 5 giugno 2013- Se non si cambia la politica europea
impostata fino ad oggi, il futuro che ci aspetta sarà quello che ha
tratteggiato Giuliano Amato, uno dei "Testimoni del Tempo" oggi al
Festival dell´Economia di Trento: "Un mercato in parte comune, nel quale
però saranno cresciute le tensioni fra gli Stati membri e le ostilità
reciproche, dove ciascuno tenderà a chiudersi. Vi saranno società sempre più
vecchie, sempre più costose e meno capaci di produrre Pil". Ad introdurre
il due volte presidente del Consiglio, Innocenzo Cipolletta, che ha ricordato
uno degli ultimi libri di Amato, scritto a quattro mani con Andrea Graziosi,
"Grandi Illusioni. Ragionando di storia d´Italia", dedicato al
miracolo economico italiano e alle aspettative deluse del Ventunesimo secolo.
Le distorsioni del sistema
unico risalgono alle origini: "Si è arrivati a prendere atto che ci voleva
una politica monetaria unica e una banca centrale europea, ma venne deciso che
le politiche economiche e fiscali sarebbero rimaste nazionali, in questo modo l´euro
non poteva funzionare". Altro errore riguarda il coordinamento
intergovernativo, strumento debole e affidato alla volontà degli stati membri,
che ha consentito di "portare avanti solo le politiche necessarie,
essenziali al risanamento finanziario, non altro".
Per Amato: "Non abbiamo
gli strumenti per fronteggiare gli effetti recessivi di un risanamento
finanziario pur necessario. Il risanamento finanziario è quindi una
chemioterapia che devasta l´organismo".
Se non si esce da questo
circolo, nell´Europa fra 20 anni saranno cresciute le tensioni fra gli Stati
membri e l´integrazione sarà sempre più difficile, mentre le società saranno
vecchie, costose e meno capaci di produrre Pil: "Il miracolo italiano - ha
spiegato Amato - avvenne in anni demograficamente straordinari, si misurava un
elevato tasso di energia grazie a un´economia piena di giovani, oggi invece
quel tasso di energia è rappresentato dalla mia generazione, ovvero da chi ha
il lavoro perché i giovani sono pochi e non sono occupati".
La soluzione non è facile,
parte soprattutto da un impegno che gli Stati debitori devono assumersi, da un
cambiamento interno rivolto alla propria crescita: "La nostra produttività
- ha commentato Amato - è ferma da 20 anni per ragioni che non sono necessariamente
dovute al debito o al fatto che l´Europa non ci ha dato una crescita
sufficiente. Bisogna smettere di chiedere all´Europa di pagare i nostri debiti,
i Paesi debitori devono rendersi credibili, migliorare la capacità di crescere.
Se poi l´Europa compie l´altro passo e ci viene incontro, si raggiunge l´ottimo
paretiano, allora davvero fra 20 anni potremo vivere in una bellissima
Europa".
|
|
|
|
|
|
<<BACK |
|
|
|
|
|
|
|