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Notiziario Marketpress di
Giovedì 06 Giugno 2013 |
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L’ECONOMIA RACCONTATA A TEATRO NEL SEGNO DELLE DIVERSITA’
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Trento, 6 giugno 2013 - Raccontare l’economia, i suoi meccanismi e i
suoi riflessi sulla società, in questo caso quelli legati al significato dei
termini sovranità e identità, attraverso
le forme del teatro e la forza della recitazione. Questo l’obiettivo dello
spettacolo “Lo straniero sovranità ed identità” proposto venerdì sera al Teatro
Sociale per il Festival e frutto della creatività dell’economista Fabio
Ranchetti. Sua l’idea di tracciare un percorso attraverso una serie di brani di
letteratura, dalle pagine dello storico
Erodoto a quelle dell’etnologo Claude Lévi-strauss, per delineare il concetto di
sovranità e calarlo nelle forme del terzo millennio solo in apparenza così
lontane anche da quelle del secolo scorso o di un passato ancora più remoto.
Magistrali interpreti delle letture che hanno fatto da filo conduttore della
rappresentazione e conquistato la platea due attori di grande spessore per il
teatro italiano contemporaneo quali Massimo De Francovich e Massimo Popolizio.
Fabio Ranchetti ha
introdotto lo spettacolo spiegando come il punto di partenza per questo suo
progetto, pensato proprio per il Festival, si sia generato dalla domanda sul
che cosa si intenda oggi con il termine “sovranità” e soprattutto se qualcuno
oggi si possa definire come “sovrano d’Europa”. La risposta, quasi scontata,
porta alla Germania guidata dalla cancelliera Angela Merkel che ha un evidente
primato economico e politico nel Vecchio Continente. Ma questo però, ha
sottolineato Ranchetti, non si riflette sulla cultura, a differenza di quanto
accadeva un tempo, perché in questo momento la Germania non esprime figure di
spicco o quantomeno non in numero maggiore delle altre nazioni europee più
importanti. Da qui l’idea di delineare il concetto di sovranità che si
intreccia anche con quelli di identità, di eguaglianza e di diversità. Quella
diversità che esprimeva proprio uno dei maggiori intellettuali del ‘900 quale
fu Thomas Mann nato in una Germania influente come oggi, ma appunto con ben
altre personalità di spicco nell’ambito culturale. E la figura di Thomas Mann,
solo per metà tedesco perché di madre brasiliana, che visse l’esilio dalla
Germania nazista e sposò una donna ebrea, è stato il link per iniziare un
viaggio attraverso i testi recitati in maniera intensa dalle voci De Francovich
e Massimo Popolizio. Le parole del grande storico greco Erodoto sui Persiani, sulla
loro idea di sovranità e sul rapporto con gli altri popoli, sono così diventate
quelle del filosofo francese Michel de Montaigne sugli spagnoli alla conquista
delle Indie. Un dialogo tratto dalla “Tempesta” di Shakespeare ha portato
l’immaginazione verso le pagine di Montesquieu per finire in quelle di Claude
Lévi-strauss con le sue riflessioni sull’etnocentrismo e sulla difficoltà di
accettare le differenze e il dialogo con le altre culture e con lo “straniero”.
Dialogo così importante anche per le relazioni economiche dei nostri giorni.
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