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Notiziario Marketpress di
Giovedì 06 Giugno 2013 |
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LA DEMOCRAZIA IN EUROPA E’ VIVA, NONOSTANTE GLI ACCIACCHI DI UNA VECCHIA SIGNORA
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Trento, 6 giugno 2013 - In una fase di transizione in cui bisogna decidere
di proseguire verso la definitiva integrazione, gli europei vivono una
contraddizione: vorrebbero essere forti come se l’Europa fosse unita, ma senza
cedere neanche una parte della propria sovranità nazionale, come se l’Europa
unita non esistesse affatto. Su questa contraddizione muove il Monti-pensiero -
ripreso nel libro “La democrazia in Europa”, scritto a quattro mani con la
parlamentare europea Sylvie Goulard -
che da europeista convinto, la giudica “inaccettabile”. Ma anche il
Monti-pensiero cade in una contraddizione perché nel suo libro non indica la
“soluzione”. E, ad ammetterlo, è la stessa coautrice: il Vecchio Continente
fatica. A Monti non fa difetto la convinzione: un’Europa in crisi economica e
di leadership politica non deve mettere in crisi un progetto politico di cui
vanno chiarite le cause. Eccole: “Le
derive della finanza e l’indebitamento sono solo un aspetto della crisi
economica, che ha fatto emergere in tutta la loro ampiezza l’interdipendenza e
le fratture che caratterizzano la democrazia in Europa”.
I due autori - Mario Monti,
già commissario europeo e “commissario” italiano incaricato di riportare
l’Italia dentro i binari europei, e Sylvie Goulard, parlamentare francese tra
le più convinte alla causa europea - affrontano il tema della “Democrazia in
Europa” da approcci diversi: tecnico lui, politica lei. Con un obiettivo
comune: anteporre la comprensione dell’interesse comune agli istinti più miopi,
per scoprire le affinità che legano gli europei.
Sylvie Goulard individua nei
nodi ancora irrisolti (uguaglianza e giustizia sociale, ad esempio) i rischi
che possono rendere “reversibile” il processo europeo, con la conseguente
frammentazione: “L’europa è un processo dinamico, reso più faticoso dalla
delusione di intere fasce di popolazione... Se continuiamo a prendere decisioni
sull’Europa senza avere a riferimento gli interessi reali dei cittadini, non ce
la faremo”.
L’ex presidente del
Consiglio o, meglio, il professore della Bocconi, Mario Monti preferisce
argomenti di politica economica - riassumibili nelle cronache del delicato
Consiglio europeo del giugno 2012 - per spiegare i malanni dell’Europa e le
cure individuate: la creditocrazia tra Paesi del nord rispetto a quelli del
sud, l’unanimità paralizzante della Commissione europea e l’interazione tra
politica e Banca centrale europea. “Nel giugno 2012 siamo riusciti a far
passare, non senza difficoltà, il principio per cui i Paesi virtuosi, seppur
con regole precise, vanno sostenuti. Tutti hanno capito che, se ciò non avviene,
il problema non è più di singolo Paese ma è un affare comune. Questo ha
permesso a Mario Draghi e alla Banca centrale europea di agire al meglio. Il
problema? Alcune delle misure decise non sono state ancora applicate, ad
esempio lo scudo anti spread”. E questa è una delle spiegazioni della
“soluzione mancante” di Monti & Goulard.
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