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Notiziario Marketpress di
Giovedì 06 Giugno 2013 |
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INAIL E SCUOLA, VENDOLA: I MORTI SUL LAVORO SONO DEI DELITTI SOCIALI
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Bari, 6 giugno 2013 - “Vorrei esprimere una forte ammirazione nei
vostri confronti, per il lavoro che avete fatto”.
Così il Presidente della
Regione Puglia Nichi Vendola partecipando questa mattina, insieme all’Assessore
alle Politiche per la Salute Elena Gentile alla cerimonia conclusiva del
percorso “Dal Palcoscenico alla Realtà. A scuola di prevenzione”. Nel corso
dell’evento, che si è svolto a Bari presso l’Auditorium del Liceo Scientifico
“G. Salvemini”, sono stati premiati i progetti vincitori del percorso formativo
promosso dalla Regione Puglia/assessorato alle politiche della Salute e
dall’Inail, con il Teatro Kismet Opera e con la collaborazione dell’Ufficio
Scolastico Regionale.
“Novecentomila persone – ha spiegato Vendola –
ogni anno in Italia sono vittime di incidenti sul lavoro, circa quindicimila
restano permanentemente invalidate e circa mille perdono la vita. Sono le
proporzioni di una guerra. Tutto questo non è naturale, non è fisiologico, non
è accettabile”.
Secondo Vendola “bisogna
avere la capacità di studiare con attenzione quali sono le ragioni che
producono in maniera così diffusa il rischio della vita e quelle attività che
servono a sostenere la vita: si lavora per vivere, non è possibile rischiare la
vita lavorando”.
“Io credo – ha proseguito il
Presidente della Regione Puglia – che è molto utile l’analisi differenziata dei
problemi: c’è l’incidente nell’industria, l’incidente nelle campagne e
nell’edilizia. Dobbiamo riuscire a capire segmento per segmento dei nostri
comparti economici quali siano le ragioni degli incidenti”.
Secondo Vendola, “il primo
punto è la non conoscenza dei pericoli, soprattutto per chi ha un contratto di
lavoro precario, la mancata educazione al controllo dei luoghi e alla
cognizione dei pericoli determina molti incidenti sul lavoro”.
È, comunque l’edilizia il
comparto dove si verificano maggiori incidenti sul lavoro, “cascare dalle
impalcature di un cantiere edile – ha evidenziato Vendola – è facile,
soprattutto quando non vengono rispettate le misure elementari di sicurezza. La
morte sull’edilizia ha a che fare anche con una certa modalità, un po’
piratesca, di alcune parti del sistema d’impresa di lavorare facendo violare
norme fondamentali di sicurezza”.
“Anche nelle campagne – ha
continuato il Presidente – i caporali determinano una condizione di mancanza di
diritti fondamentali. Si muore perché nei piccoli pullman non c’è nessun
controllo, si muore per tante ragioni. Tanti lavoratori stranieri si sono
ammalati perché fino a qualche anno fa non avevano accesso all’acqua potabile”.
“Queste morti – ha
proseguito Vendola – non possono essere considerate alla stregua di incidenti:
gli incidenti sul lavoro sono dei delitti sociali, delitti di un modello di
svalutazione della vita umana. Per questo voi, che state facendo un percorso di
formazione nelle scuole e che tra poco vi affaccerete al mercato del lavoro,
fate bene ad educarvi a come poter contrastare e criticare il lavoro che fa
rischiare la vita. Non è giusto, non è accettabile. Se un’intera generazione
prende coscienza di questo noi, forse, possiamo voltar pagina”.
“Attenti! – ha messo in
guardia Vendola, concludendo il suo intervento – siccome il lavoro è poco,
questa diventa la giustificazione per cui va bene qualunque occupazione, anche
quella che ti fa rischiare di rompere l’osso del collo. Non è accettabile. Una
società la puoi giudicare dalla qualità del lavoro, dalla qualità dei diritti
delle lavoratrici e dei lavoratori. Ribellarci a questo fenomeno è importante,
non con le chiacchiere. La scuola oggi è la chiave per salvarci: noi siamo
quasi affogati in un mare d’incertezze e d’inquietudini, anche perché la scuola
è stata in questi decenni marginalizzata. La tv commerciale è salita in
cattedra e ha preso il posto dei nostri vecchi educatori. Noi, invece, dobbiamo
sforzarci di restituire alla scuola questo ruolo fondamentale che è quello di
accompagnarci a diventare cittadini”.
L’assessore Gentile ha
ribadito il lavoro fatto in questi anni “noi non abbiamo lasciate sole le
famiglie – ha detto. In questa regione, unica in Italia, noi accompagniamo chi
resta: le mogli, qualche volta i mariti, ma soprattutto le bambine e i bambini
li accompagniamo fino alla maggiore età. Abbiamo deciso, tre anni fa, di
costituirci parte civile in tutti i processi per incidenti mortali sul lavoro.
Penso che questo sia il messaggio più vero e più autentico che le istituzioni
oggi possano lanciare alle nuove generazioni: la cultura della qualità del lavoro, la sua sicurezza, ma anche la
vicinanza a chi rimane a chi è vittima indirettamente della cattiva cultura dell’impresa
e dell’industria”.
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