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Notiziario Marketpress di
Martedì 18 Giugno 2013 |
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IL QUADRO DELL´ECONOMIA NELLA TUSCIA VITERBESE
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Vierbo, 18
giugno 2013 - Credito, occupazione,
internazionalizzazione, semplificazione amministrativa, sviluppo. Sono alcuni
dei punti nevralgici toccati oggi nel corso della presentazione del 13°
Rapporto sull’Economia della Tuscia Viterbese realizzato dall‘Osservatorio
Economico Provinciale e dall’Istituto di ricerca economica G.tagliacarne per la
Cdc di Viterbo, alla presenza di imprenditori e professionisti, esponenti delle
associazioni di categoria e sindacali, rappresentanti istituzionali,
responsabili degli istituti di credito e quanti sono interessati alle questioni
economiche. “Il Rapporto quest’anno – ha dichiarato Ferindo Palombella,
presidente dell’Ente camerale – illustra chiaramente tutte le difficoltà che
l’economia provinciale sta incontrando a causa del perdurare della crisi.
Sappiamo che Viterbo è una provincia aciclica che entra dopo nelle fasi
congiunturali negative ma ne esce anche dopo, e questo purtroppo oggi non è un
bel messaggio. Mai come in questo periodo l’impresa ha bisogno di fare e fare
velocemente, quindi si deve comprendere anche quell’insofferenza degli
imprenditori nell’affrontare quotidianamente i conti, tra l’altro, con un
sistema burocratico che fatica a imboccare la strada della semplificazione. Ci
sono poi i ritardi dei pagamenti da parte degli Enti pubblici, che le imprese
indicano nella nostra indagine essere il primo problema da risolvere. Oggi le
aziende rischiano di chiudere non per i debiti ma per i crediti. Per affrontare
le difficoltà che stiamo attraversando lo sforzo deve essere imponente e a 360
gradi – aggiunge Palombella - ed è anche per questo che con le associazioni di
categoria e sindacali abbiamo voluto mobilitare la politica attraverso il Focus
Impresa e Lavoro prima delle elezioni politiche, regionali e comunali facendo
impegnare tutti i candidati sulle priorità del nostro territorio. Li
richiameremo nelle prossime settimane per farci illustrare il lavoro che si sta
facendo rispetto agli impegni assunti in quel contesto. Mai come in questo
momento abbiamo bisogno di tutte le forze disponibili per remare insieme e
nella stessa direzione, per uscire da questa congiuntura… insieme. Perché
insieme a tutti gli attori dobbiamo rilanciare il futuro partendo dalla
principale risorsa di cui disponiamo: la nostra terra, nel senso più ampio del
termine. La terra di Tuscia, quindi, intesa dal punto di vista agricolo,
turistico, culturale e come humus ideale per fare rete e riuscire a essere più
competitivi sui mercati anche internazionali”. Tra i rappresentanti
istituzionali intervenuti il nuovo sindaco di Viterbo Leonardo Michelini, gli
onorevoli Alessandro Mazzoli e Alessandra Torresi, il consigliere regionale
Riccardo Valentini, l’assessore all’Agricoltura della Provincia di Viterbo
Luigi Ambrosini.
La
ricchezza prodotta
Analizzando
la performance dell’economia provinciale nel 2012, le stime sull’andamento del
valore aggiunto a prezzi correnti mostrano un calo del 2,6% rispetto all’anno
precedente. Sulla base dei dati relativi al 2011 è possibile analizzare la
composizione settoriale del valore aggiunto provinciale. In primo luogo si può
evidenziare come il contributo del valore aggiunto dell’agricoltura, rispetto
al totale della ricchezza prodotta in provincia, sia ampiamente superiore (4%),
rispetto a quello che il settore primario ha sul totale italiano (2 %) e della
regione (1%). I servizi pesano per circa l’81% del totale, con un’incidenza
inferiore rispetto a quella rilevata per il Lazio (84,4%) ma superiore rispetto
a quella media nazionale (73,4%), mentre la quota dell’industria è pari al
15,1%, in corrispondenza di un peso dell’8,6% dell’industria in senso stretto e
del 6,6% del settore edile. Questo risultato si scosta solo leggermente dal
dato regionale, mentre maggiore è la distanza da quella nazionale, dove è
largamente superiore il peso dell’industria in senso stretto (18,5%) ma di
minore entità quello delle costruzioni (6,1%).
Il sistema
imprenditoriale
Le imprese
attive nella provincia di Viterbo nel 2012 risultano pari a 34.090, l’89,3% del
totale delle imprese registrate, ed in calo di 251 unità in corrispondenza del
maggior numero di cessazioni (2.611) rispetto alle nuove iscrizioni (2.360). A
causa delle forza dell’impatto recessivo sulle strutture produttive, saldi
negativi hanno colpito in modo trasversale quasi la totalità dei settori
economici provinciali: i più coinvolti sono stati il settore agricolo (-330),
l’edilizia (-173) e il settore del commercio e riparazione di autoveicoli e
motocicli (-152), che sono anche i settori in cui si concentrano maggiormente
le imprese attive provinciali e nei quali si è ad ogni modo rilevato un più
alto numero di nuove iscrizioni. Nel confronto con i dati del 2011 in termini
di variazioni percentuali, emerge come il calo di oltre il 2% delle imprese
attive nell’agricoltura, nel manifatturiero e nelle costruzioni nella provincia
di Viterbo sia risultato perfettamente in linea con la dinamica rilevata per
l’Italia e per il Lazio, con l’unica eccezione che nella regione è rimasto
stabile il numero delle imprese edili attive. Si evidenziano incrementi
significativi in termini di impatto numerico nell’ambito dei servizi di
alloggio e di ristorazione (+2,2%), per noleggio, agenzie di viaggio, servizi
alle imprese (+2,6%) e per attività professionali, scientifiche e tecniche
(+4,2%). Sono stati soprattutto l’industria tessile (-21%), la fabbricazione di
carta e di prodotti di carta (-18%), la fabbricazione di articoli in gomma e
materie plastiche (-9%), l’industria delle bevande (-8%) e l’industria del
legno (-8%) a sperimentare le riduzioni più incisive nel numero di imprese
attive, e con un’intensità relativamente più elevata rispetto a quanto
riscontrato dai medesimi comparti nella media del Lazio e dell’Italia. In
crescita, invece, e in controtendenza sia con i risultati regionali che nazionali
le imprese attive nella fabbricazione di articoli in pelle (+8%), nella
fabbricazione di mobili (+8%) e nell’elettronica (+7%).
Dinamiche
demografiche e mercato del lavoro
Nel 2012
la popolazione residente nella provincia di Viterbo risulta pari a 312.274
persone ed il 51,4% della popolazione viterbese è di genere femminile. Sul
totale dei residenti, il 12,6% risulta nella fascia di età compresa tra 0 e 14
anni, una percentuale leggermente inferiore sia rispetto alla media regionale
(13,8%) che nazionale (14%). In linea con il processo demografico che da
diverso tempo caratterizza l’evoluzione delle economie più mature, si evidenzia
una presenza relativamente più ampia di popolazione residente oltre i 64 anni
(21,9%), un dato superiore a quello regionale (20,2%) e nazionale (20,8%). Un
ulteriore elemento di interesse nell’ambito dell’analisi demografica è
rappresentato dalla presenza di popolazione straniera residente. Al 2012 in
provincia di Viterbo risultano presenti circa 24 mila stranieri, che costituiscono
il 7,7% dei residenti complessivi, una quota in linea con la media regionale e
seconda solo a quella di Roma tra le varie province laziali. Per quanto
riguarda la provincia di Viterbo la disoccupazione, dopo il calo del 2010 che
aveva interrotto il trend di crescita del biennio 2008-2009, tra il 2011 e il
2012 ha fatto registrare un nuovo
intenso aumento, con un dato della disoccupazione tra il 2008 e il 2012 pari al
+34,1%, In termini di tasso di disoccupazione, le statistiche provinciali segnalano
il passaggio dal 10,6% del 2010 al 13% del 2012, su livelli stabilmente al
sopra di quelli del Lazio (10,8% nel 2012) e dell’Italia (10,7% nel 2012). Il
rapporto tra occupati e popolazione è sceso dal 55,5% del 2008 al 53,1% del
2012. Esaminando il coinvolgimento della popolazione femminile nel mercato del
lavoro, il tasso di occupazione 42,3% ed il tasso di attività femminile 50,1%
sono inferiori al dato regionale e nazionale. Specularmente, il tasso di
disoccupazione femminile nella provincia di Viterbo pari al 15% risulta più
alto della media regionale (12,1% e nazionale (11,9%).
Commercio
estero
Nel 2012,
l’export ha sperimentato una decisa accelerazione pari al +20,5% che è andata a
compensare la peggiore performance del 2011 (-6,5%). L’export del settore
manifatturiero conta per circa l’80% del totale provinciale e tra il 2011 e il
2012 ha osservato un aumento prossimo al 18%. Una quota relativamente
importante dei flussi di beni verso l’estero proviene dal settore agricolo
(18,4%), la cui performance sui mercati internazionali nel 2012 è stata di
assoluta rilevanza (+33,7%). Il comparto alimentare (quota del 16,3%), il
sistema moda (tessile, abbigliamento, pelli e accessori, quota dell’11,5%), il
settore degli articoli in gomma e materie plastiche, altri prodotti della
lavorazione di minerali non metalliferi (quota del 31,8%), sono i settori
maggiormente rappresentativi della produzione viterbese sui mercati esteri. Tra
questi, sono stati però solo l’alimentare e il sistema moda a fungere da traino
per la crescita delle esportazioni viterbesi nel 2012, con performance
rispettivamente del +44,5% e del +215,6%. In contrazione, invece, i flussi del
settore articoli in gomma e materie plastiche, altri prodotti della lavorazione
di minerali non metalliferi (-8,2%), attribuibile in modo particolare alla non
favorevole performance dei prodotti in porcellana e ceramiche e degli articoli
in materie plastiche. Per quanto riguarda la composizione delle esportazioni
per destinazione economica, l’Europa è il principale sbocco per i flussi in
uscita dalla provincia di Viterbo, con una quota pari al 69% dell’export
complessivo provinciale. L’export verso l’Europa è cresciuto nel 2012 del
15,1%. La provincia di Viterbo sta diversificando gli sbocchi sui mercati internazionali,
alla ricerca del dinamismo della domanda americana, in modo particolare di
quella statunitense (praticamente raddoppiato l’export rispetto al 2011) e,
soprattutto, di quella brasiliana (export viterbese passato da poco più di
400mila euro a circa 4 milioni di euro). Da segnalare la crescita delle
esportazioni verso la Cina (+76%) e il Giappone (+97,5%).
Credito
Gli
effetti della crisi economica ancora in corso sono d’altra parte rinvenibili
anche nei dati relativi alla rischiosità del credito, poiché gli assetti
finanziari di molte imprese hanno subito ripercussioni dalla recessione, con
conseguenze negative sulla solvibilità. Un aspetto che appare evidente nei dati
sull’andamento delle sofferenze bancarie a livello nazionale, aumentate del 13,8%
tra il 2011 e il 2012, ma anche a livello dei singoli sistemi economici locali:
in particolare, nella provincia di Viterbo le sofferenze sono cresciute del
14,3%. Le difficoltà in termini di solvibilità sono chiaramente confermate
anche dalla lettura delle statistiche sulle sofferenze bancarie in termini di
numero di affidati. A dicembre 2012 nella provincia viterbese risultava un
incremento rispetto al 2011 del 7,8%. Tale crescita risulta ampiamente più
elevata rispetto a quanto riscontrato sia a livello regionale (4,5%) che
nazionale (4,9%). Per quanto riguarda la raccolta di fondi, dai dati di Banca
d’Italia emerge come nella provincia di Viterbo a fine 2012 i depositi
risultassero di poco superiori ai 4 miliardi di euro, con un aumento del 4,3%
rispetto al 2011. Tale tasso di crescita risulta tuttavia inferiore a quanto
rilevato nella media regionale (+8,9%), con il Lazio che ha a sua volta
mostrato un maggiore dinamismo nell’accumulo di depositi bancari rispetto alla
media nazionale (+7%). Da sottolineare come la provincia di Viterbo presenti il
tasso di variazione più basso dei depositi tra tutte le province laziali. La
provincia di Viterbo si distingue in modo netto rispetto alle altre realtà
regionali, ma anche rispetto al quadro nazionale, per una forte preferenza per
i depositi nelle banche di minore dimensione (34,7% contro il 7,1% del Lazio e
il 9,2% dell’Italia), a evidenziare il rapporto più stretto con realtà più
piccole ma probabilmente di maggiore radicamento territoriale e di maggiore vicinanza
alle esigenze della popolazione locale.
Nella
provincia di Viterbo, la flessione degli impieghi nel periodo 2011/12 è
risultata pari all’1,2%. Parallelamente a quanto rilevato sul fronte dei
depositi, nella provincia di Viterbo c’è una più elevata incidenza degli
istituti di minore dimensione (37,5%) rispetto al contesto regionale (4,6%) e
nazionale (9%), superiore anche al peso registrato per il credito delle banche
maggiori (30,8%).
La
dinamica congiunturale
Il quadro
generale che emerge dall’analisi dell’indagine congiunturale pone in luce un
clima di persistente e pervasiva difficoltà per le imprese dei diversi settori
di attività che compongono il sistema economico della provincia di Viterbo. Nel
triennio 2009-2012, infatti, la produzione ed il volume di affari delle imprese
della provincia si sono ridotti complessivamente di circa un terzo. Anche
l’occupazione interna ha risentito in maniera piuttosto severa
dell’intensificazione del rallentamento dell’attività economica; oltre il 10%
degli occupati della provincia, infatti, è stato estromesso dalle imprese nel
corso del periodo considerato. Nel 2012 la produzione delle imprese della
provincia di Viterbo ha fatto registrare un calo del -10% mentre il fatturato è
sceso del -8,5%; anche l’occupazione ha subito una nuova battuta d’arresto
(-3,9%). Come per le scorse annualità,
sono le imprese di più piccole dimensioni ad aver risentito di più della
congiuntura economica negativa nel corso del 2012.
Le attese degli
imprenditori della provincia di Viterbo per il 2013 indicano il perdurare delle
difficoltà, ma con passività di minore intensità rispetto al 2012. Per il 2013,
infatti, si prevede un sostanziale allentamento delle criticità. Viene
ipotizzata una diminuzione della produzione del -4,9% e del giro d’affari del
-4,5%. Anche la riduzione dell’occupazione si prevede più contenuta (-2,3%) ed
un aumento degli investimenti dello 0,3%.
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