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Notiziario Marketpress di Giovedì 27 Giugno 2013
 
   
  ASMA: ARRIVA LO SPRAY AD AZIONE ULTRA-RAPIDA CHE UNISCE EFFICACIA PROLUNGATA A PRATICITA´ D´USO

 
   
  Milano, 27 Giugno 2013 – Sono oltre 3,5 milioni gli italiani con il “respiro corto”. Nonostante l´asma sia ormai una patologia ben nota, che può contare su un ampio armamentario farmacologico, siamo ancora lontani da una sua gestione ottimale. Per rispondere ai bisogni di clinici e pazienti, oggi abbiamo un´efficace arma in più, indicata per la terapia di mantenimento di adulti e adolescenti sopra i 12 anni. Da pochi giorni è disponibile anche in Italia l´innovativa associazione fluticasone/formoterolo (Flutiformo), che unisce per la prima volta uno dei più potenti corticosteroidi al broncodilatatore con la più rapida insorgenza d’azione (Ics + Laba), in un moderno aerosol dotato di un pratico conta-dosi a prova di errore. All´origine del mancato controllo dell´asma, vi è spesso una scarsa aderenza alle cure da parte dei pazienti, che sottovalutano le loro condizioni cliniche, non assumono con regolarità la terapia di base, essenziale per prevenire gli attacchi, e ricorrono solo ai farmaci salvavita, quando inevitabilmente sopraggiunge la crisi. La conferma arriva da una recente indagine online, condotta da Incite per conto di Mundipharma International, su 1.014 asmatici italiani, di età compresa tra i 18 e i 50 anni. L´87% rifiuta l´etichetta di “malato”, 4 su 5 si ritengono in buona salute, al pari o meglio dei coetanei; oltre la metà, però, ammette di sentirsi senza fiato, dopo un minimo esercizio fisico. Il 94% del campione reputa la propria asma sotto controllo e l´88% non la giudica un problema serio; in realtà, il 44% accusa sintomi almeno 3-5 giorni a settimana e, secondo la classificazione stabilita dalle Linee Guida Gina, soltanto un 17% risulta effettivamente controllato. Gli intervistati utilizzano soprattutto inalatori al bisogno; tra coloro che seguono una terapia di mantenimento, 3 su 5 ammettono di non assumerla tutti i giorni, perché - in assenza di sintomi - credono erroneamente di non averne bisogno (53%). Succede così che la malattia si aggravi, con ricadute sulla qualità di vita e i costi sociosanitari: nell´ultimo anno, 3 pazienti su 10 si sono dovuti recare in Pronto Soccorso e il 16% è stato ricoverato. “Il controllo della malattia – spiega Stefano Centanni, Ordinario di Malattie dell’Apparato Respiratorio all’Università degli Studi di Milano, Direttore Uoc Pneumologia, Ospedale San Paolo (Mi) e Past President Simer - è un obiettivo ancora lontano dall’essere raggiunto e questo perché l’asma è certamente sottodiagnosticata. Solo una minoranza di pazienti viene valutata dallo specialista e soltanto una ristretta minoranza è sottoposta a indagini diagnostiche di primo livello, come la spirometria. La diffusione delle Linee Guida Internazionali dev´essere ancora implementata e, soprattutto, va aumentato il loro grado di adattabilità alle diverse realtà sanitarie locali. Tuttavia, gli aspetti di maggior criticità relativamente al mancato controllo dell’asma sembrano oggi derivare dalla difficoltà di verifica del controllo medesimo e dalla necessità di migliorare il rapporto medico-paziente, nella gestione comune della malattia. Tra le diverse figure sanitarie cui si rivolge il malato, la survey evidenzia che il medico di famiglia è il primo riferimento per il 60% del campione, seguito dallo specialista in malattie respiratorie (35%). “Non è facile far capire al paziente con asma diagnosticata che la patologia si basa su uno stato infiammatorio delle vie aeree e sul broncospasmo (non necessariamente persistente), che necessitano quindi di un trattamento di base cortisonico, protratto nel tempo e continuativo, e broncodilatatorio”, esordisce Bruno Franco Novelletto, Area Pneumologica Simg e Vice Presidente Simg Veneto. “E’ necessario dedicare del tempo al counselling e alla programmazione del follow-up. La realtà ci dice che, dopo un primo periodo di aderenza alla terapia proposta, molti pazienti attuano un self-treatment al bisogno. Molta attenzione è rivolta dall´asmatico alla sicurezza dei farmaci che deve assumere, all’assenza di effetti collaterali e a una pronta risposta per la risoluzione dei sintomi”. Veloce effetto broncodilatatorio (nell´arco di 1-3 minuti), efficacia e buon profilo di tollerabilità sono alcuni dei vantaggi che può offrire la combinazione fluticasone/formoterolo, per rispondere ai desideri dei malati: lo confermano 18 studi clinici condotti su 5.000 asmatici, di cui 2.500 trattati con il nuovo farmaco, dimostratosi efficace e sicuro quanto budesonide/formoterolo e fluticasone/salmeterolo, ma più rapido di quest´ultimo nell’azione broncodilatatoria. L’aerosol, inoltre, emette un’elevata percentuale (40%) di particelle fini, con una dimensione inferiore ai 5 micron, che sono quelle associate al più alto potenziale di deposizione polmonare. “La rapida insorgenza d’azione del farmaco e, quindi, della risoluzione della sintomatologia è una delle principali richieste dei pazienti”, ribadisce Alberto Papi, Ordinario di Malattie dell´Apparato Respiratorio, Direttore Clinica Pneumologica all’Università degli Studi di Ferrara. “Diversi studi condotti su soggetti asmatici hanno dimostrato che percepire immediatamente l’efficacia della terapia può incoraggiarne l´assunzione regolare. L’associazione fissa fluticasone/formoterolo unisce uno steroide inalatorio con elevata attività antinfiammatoria e un beta2-agonista a lunga durata d’azione, che ha maggiore rapidità nell’effetto broncodilatatore. Sono le caratteristiche richieste per rispondere efficacemente ai bisogni del paziente asmatico. I 3 diversi dosaggi disponibili di questa associazione, inoltre, garantiscono al medico una maggiore flessibilità, agevolando l´incremento o la riduzione del farmaco, secondo il grado di severità della patologia”. Grazie alle sue peculiarità, fluticasone/formoterolo incontra anche le esigenze espresse dai clinici per una migliore gestione dell’asma. Un gruppo internazionale di esperti ha identificato le caratteristiche ritenute più importanti per un’associazione Ics/laba. I 5 requisiti più importanti - poi sostanzialmente confermati da un’indagine svolta su 1.007 specialisti e medici di famiglia di tutta Europa (Italia compresa) - sono stati: la potenza del corticosteroide inalatorio, la rapida broncodilatazione, l’efficacia clinica, la sicurezza a lungo termine e l’ampia disponibilità di dosaggi. “In prospettiva – conclude Papi - la presenza del formoterolo come broncodilatore a rapida insorgenza d’azione rende questa combinazione disponibile per uno sviluppo con strategie che prevedano l’uso della stessa associazione come farmaco di mantenimento (da usare regolarmente) e anche al bisogno (in caso di sintomi), con lo stesso inalatore”. Tre Domande All’esperto - Risponde Il Professor Stefano Centanni - Ordinario di Malattie dell’Apparato Respiratorio presso l’Università degli Studi di Milano, Direttore Uoc Pneumologia, Ospedale San Paolo (Mi), Past President Simer (Società Italiana di Medicina Respiratoria). 1. Professor Centanni, qual è la fotografia reale del fenomeno asma, oggi in Italia, e quale il trend della patologia? L’asma è una delle malattie croniche certamente più diffuse in tutto il mondo e la sua prevalenza è ancora in aumento in molti Paesi, soprattutto per quanto riguarda la popolazione pediatrica. I dati ci dicono che colpisce 300 milioni di persone al mondo, con una prospettiva di incremento a 350 milioni nei prossimi 15 anni. L’incidenza è salita negli ultimi 20-30 anni, per effetto dell’aumento dell’atopia (allergia Ige mediata), delle infezioni virali e dell’inquinamento atmosferico. La sua prevalenza nei Paesi Ue varia tra il 4 e l’8%; questo dato è confermato anche per l’Italia, dove in età pediatrica la prevalenza media è di circa l’8% e intorno al 5% nell’età adulta; è quindi ipotizzabile pensare che l’asma affligga, naturalmente con varie caratteristiche di gravità, oltre 3,5 milioni di italiani. Generalmente parlando, il trend dell’asma negli adulti non è ovunque omogeneo, risultando sostanzialmente stabile in diversi Paesi europei tra cui Inghilterra, Italia e Svizzera, mentre sembra ancora in crescita negli Stati Uniti. 2. Quali sono i costi imputabili alla patologia? L’asma è una causa importante di assenza da scuola, di perdita di giornate lavorative e i costi socioeconomici della patologia sono estremamente considerevoli. Valutando i costi diretti (ricoveri ospedalieri, visite mediche, esami diagnostici, farmaci e assistenza domiciliare), i costi indiretti (giornate lavorative e/o scolastiche perse per il paziente e i familiari, pensionamenti precoci e sussidi per invalidità, morti premature) e i così detti costi intangibili (limitazioni delle attività quotidiane, peggioramento della qualità della vita, impatto sul tempo libero, ansia e depressione), è possibile quantificare una spesa media individuale compresa tra gli 800 euro annui, per i pazienti con asma intermittente, agli oltre 4.000 euro per i pazienti con asma severo-persistente, con una sensibile variazione a seconda della gravità clinica. La percentuale di spesa causata dall’asma è così ripartita: ospedalizzazioni 69,6% circa, farmaci 15,1%, visite 9,4%, esami diagnostici 5,9%. Da rilevare che la spesa per le ospedalizzazioni è maggiore in Italia rispetto ad altri Paesi industrializzati, a fronte di una spesa inferiore per l’acquisto di farmaci. 3. Negli ultimi anni, i nuovi trattamenti basati sulla combinazione di cortisonici e broncodilatatori hanno modificato sensibilmente l’approccio terapeutico al soggetto asmatico. Perché, nonostante le diverse opzioni farmacologiche oggi disponibili e la diffusione delle Linee Guida Gina, l’asma bronchiale è ancora un problema non risolto? Sappiamo che il controllo della malattia è un obiettivo ancora estremamente lontano dall’essere raggiunto e questo perché l’asma è certamente sotto diagnosticata ovunque nel mondo. Solo una minoranza di pazienti asmatici viene valutata dallo specialista e soltanto una ristretta minoranza viene sottoposta ad indagini diagnostiche di primo livello, quali per esempio la spirometria. Certamente la diffusione delle Linee Guida Internazionali deve essere ancora implementata e, soprattutto, deve essere aumentato il grado di adattabilità delle medesime Linee Guida alle diverse realtà sanitarie locali. Tuttavia, gli aspetti di maggior criticità relativamente al mancato controllo dell’asma sembrano oggi derivare dalla difficoltà di verifica del controllo medesimo, indice composito non facilmente valutabile dal paziente nella sua vita quotidiana, e dalla necessità di migliorare il rapporto medico-paziente nella gestione comune della malattia. Come nella gran parte delle patologie croniche, infine, l’aderenza del paziente alla terapia prescritta è certamente un punto cruciale nella gestione dell’asma. Tre Domande All’esperto - Risponde Il Professor Alberto Papi - Direttore Clinica Pneumologica presso l’Università degli Studi di Ferrara - 1. Professor Papi, secondo il punto di vista degli addetti ai lavori, quali requisiti dovrebbe avere un’associazione Ics/laba (corticosteroide inalatorio + broncodilatatore a lunga durata d’azione) per poter favorire un migliore controllo dell’asma? Sicuramente il controllo dei sintomi diurni e notturni e la prevenzione delle riacutizzazioni sono requisiti fondamentali di efficacia per le associazioni Ics/laba; a ciò si aggiunge una solida attività antinfiammatoria e broncodilatatrice, prerequisito farmacologico alla base dell’efficacia clinica. Di recente, è stata appositamente realizzata una survey a livello europeo, sulle caratteristiche oggi richieste ed attese da un’associazione Ics/laba. Lo studio è stato condotto su oltre 1.000 medici che trattano l’asma, specialisti ma anche medici di medicina generale, per i quali l´esperienza clinica gioca un ruolo importante nelle scelte terapeutiche. Al primo posto, di gran lunga più indicato, risulta il miglioramento dei sintomi del paziente, dunque la risoluzione dei suoi bisogni clinici. Il secondo punto rilevante riguarda l’efficacia farmacologica sui meccanismi patogenetici della malattia: il controllo dell’infiammazione bronchiale. Poi viene la funzione respiratoria, il miglioramento della Fev1 (volume espiratorio forzato in 1 secondo), in linea con i parametri classici di valutazione di efficacia, come richiesto dall´Ente regolatorio. Al quarto posto la tollerabilità e i ridotti effetti collaterali; è sempre un valore a cui il medico fa riferimento: vuole la sicurezza del farmaco che sommistra/prescrive. Al quinto posto, infine, un altro parametro legato ai bisogni del paziente: la rapidità d’azione; l’asmatico desidera infatti che il farmaco funzioni rapidamente e gli tolga l´affanno respiratorio. 2. Per quanto riguarda il comportamento e le esigenze dei pazienti asmatici, quali strategie occorrerebbe porre in atto per promuovere una loro più scrupolosa aderenza ai trattamenti prescritti? L’aderenza al trattamento inalatorio in maniera regolare e continua, fondamentale per l’ottenimento degli obiettivi clinici, è oggettivamente scarsa nei pazienti asmatici. Solo una minoranza di pazienti, ad un anno dalla prescrizione del trattamento inalatorio, lo assume ancora in maniera regolare. Sotto questo aspetto, l’educazione del paziente è fondamentale ma anche l’efficacia terapeutica è un importante incentivo a continuare l’uso regolare del trattamento. In particolare, la rapidità d’insorgenza d’azione del farmaco e, quindi, della risoluzione della sintomatologia (fatica a respirare) è una delle principali richieste che provengono dai pazienti: diversi studi condotti su soggetti asmatici hanno dimostrato che percepire immediatamente l’efficacia della terapia può incoraggiarne l´assunzione regolare. Infine, anche la semplicità di utilizzo dell’inalatore favorisce una maggiore aderenza. 3. Nell’attuale scenario terapeutico, come si colloca la prima combinazione fissa di fluticasone e formoterolo, da poco disponibile in Italia? Quali sono le sue peculiarità e quali prospettive apre nel trattamento futuro dell’asma? L’associazione fissa fluticasone/formoterolo unisce uno steroide inalatorio con elevata attività (potenza) antinfiammatoria e un broncodilatore a lunga durata d’azione, che ha maggiore rapidità nell’azione broncodilatatrice. Sono le caratteristiche richieste per rispondere efficacemente ai bisogni del paziente asmatico. Le diverse posologie di questa associazione, inoltre, garantiscono la disponibilità di dosaggi per le differenti forme di severità della patologia asmatica. In prospettiva, la presenza del formoterolo come broncodilatatore a rapida insorgenza d’azione rende questa combinazione disponibile per uno sviluppo con strategie che prevedano l’uso della stessa associazione come farmaco di mantenimento (da usare regolarmente) e anche al bisogno (in caso di sintomi) con lo stesso inalatore. L’associazione fluticasone/formoterolo, inoltre, per le sue caratteristiche, può trovare futuro sviluppo anche nell’altra patologia ostruttiva (la broncopneumopatia cronica ostruttiva, Bpco, legata al fumo di sigaretta), per quelle condizioni cliniche che si avvantaggiano dell’uso di combinazioni Ics/laba, in particolare nei soggetti con frequenti riacutizzazioni. Tre Domande All’esperto - Risponde Il Dottor Bruno Franco Novelletto - Area Pneumologica Simg (Società Italiana di Medicina Generale). Vice Presidente Simg Veneto, Presidente Simg Padova- 1. Dottor Franco Novelletto, qual è il ruolo del medico di medicina generale nella gestione del soggetto asmatico e quale l’impegno di Simg in tal senso? Per la sue caratteristiche molto peculiari (primo contatto, assistenza continuativa, problemi/malattie alla loro prima insorgenza, approccio globale e altamente personalizzato, rapporto medico-paziente fiduciario/negoziale, interventi di tipo opportunistico e proattivo, facilitazione nel follow-up, funzione di coordinamento sanitario etc.) la medicina generale rappresenta il setting ideale per affrontare e dare le prime risposte in campo preventivo (es. Esposizione al fumo e a inquinanti), per sospettare la diagnosi e decidere gli esami diagnostici, valutare il livello di gravità e di controllo dalla malattia e suggerire l’invio allo specialista, impostare e gestire la terapia (adherence ed empowerment del paziente), monitorare l’asma, utilizzare in modo professionale la cartella clinica informatizzata per poter stratificare il rischio complessivo e le comorbidità nel singolo paziente. Per questo sono però necessari investimenti in campo formativo, gestionale e organizzativo, da indirizzare in particolare nell’area delle prevenzione, dell’educazione ed empowerment del paziente e nelle strategie di management. La Simg da molti anni è impegnata in campo scientifico (con progetti di ricerca pubblicati, collaborazione con Osmed, pubblicazione dei report di Health Search etc.) ma anche nell’implementazione delle linee guida italiane (rinite, asma, bpco), della cartella clinica Millewin, e nella proposta di un modello di approccio pratico alla gestione delle patologie respiratorie (4Q), offrendo al Medico di Medicina Generale strumenti di vero tutoraggio informatico che facilitano moltissimo il self audit e l’audit di gruppo (Millegpg). 2. Quali sono i problemi che un medico di famiglia incontra più frequentemente, nel rapporto con un paziente affetto da asma, e quali esigenze avverte ai fini di un controllo ottimale della patologia? L’asma è una malattia in rapido aumento (da 3,7% nel 2007 al 5,3% nel 2011, secondo i dati di Health Search) e si somma al crescente impatto della cronicità nella pratica professionale del Mmg che, negli ultimi 5 anni, ha subìto un notevole aumento di contatti con questi pazienti i quali, essendo affetti da patologie croniche, spesso co-presenti, necessitano di un approccio gestionale complesso. L’asma e tende a colpire di più le fasce di età fra i 30-40 anni; secondo il rapporto Osmed 2011, il 48% dei pazienti con diagnosi di asma non ha ricevuto alcun trattamento. E’ una malattia con un forte impatto economico (perdita di giornate lavorative, perdita di attività, spesa farmaceutica, ospedalizzazione, esami etc.). L’utilizzo di semplici questionari, validati, o di strumenti di facile uso da parte del paziente, l’office spirometry, sono di grande aiuto per poter intercettare precocemente un soggetto con ostruzione respiratoria, quantificare l’ostruzione e quindi motivare l’asmatico a una adesione più costante alla terapia. Tutto questo però richiede tempo, personale e organizzazione: cioè investimenti dedicati. 3. Perché il paziente asmatico spesso sottovaluta la propria condizione, non si cura e non segue correttamente la terapia di mantenimento? Con una certa frequenza si nota una sottovalutazione dei primi sintomi non specifici (ad es. Una tosse stizzosa, insistente, o una lieve dispnea in pazienti che fumano), che vengono riferiti al medico con molto ritardo. Sicuramente non è facile far capire al paziente con asma diagnosticata che la malattia si basa su uno stato infiammatorio delle vie aeree e sul broncospasmo (non necessariamente persistente, anzi, spesso saltuario), che necessitano quindi di un trattamento di base (cortisonico), protratto nel tempo e continuativo, e broncodilatatorio. E’ necessario dedicare del tempo al counselling (breve o più strutturato) e alla programmazione del follow-up. La realtà ci dice che, dopo un primo periodo di aderenza alla terapia proposta, molti pazienti attuano un self-treatment al bisogno. Molta attenzione è rivolta dall’asmatico alla sicurezza dei farmaci che deve assumere, all’assenza di effetti collaterali e a una pronta risposta per la risoluzione dei sintomi. La facilità di assunzione della terapia (soprattutto nell’utilizzo dei device) è un altro problema con cui spesso il medico deve confrontarsi, per verificare se il farmaco viene effettivamente assunto a pieno dosaggio.  
   
 

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