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Notiziario Marketpress di
Martedì 02 Luglio 2013 |
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GIUNTA REGIONALE APPROVA IL PIANO DI RIORDINO DEGLI ENTI LOCALI DEL VENETO
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Venezia, 2
luglio 2013 - Ripensare il territorio
regionale secondo una logica di semplificazione dei livelli di governance e di
incremento dell’efficacia e dell’efficienza dell’azione amministrativa. Queste
le coordinate principali del Piano di Riordino territoriale approvato nella
seduta odierna dalla Giunta Regionale del Veneto, su proposta dell’assessore al
bilancio e agli Enti Locali, Roberto Ciambetti.
“Il Piano
di riordino territoriale approvato oggi – spiega il 28 giugno l’assessore
Ciambetti –, è uno dei punti cardine della legge regionale n. 18 del 2012, con
la quale abbiamo dato avvio a un complesso ripensamento della geografia
amministrativa degli Enti locali. La frammentazione territoriale in Comuni
‘polvere’, infatti, non consente di soddisfare le esigenze primarie della
cittadinanza e non è più sostenibile sotto il profilo economico. Ma un
cambiamento tanto importante non si realizza seguendo esclusivamente logiche di
risparmio di spesa e imponendo obblighi di gestione associata: è un processo
che non si impone, ma si realizza attraverso la condivisione e nel rispetto dei
soggetti coinvolti, Comuni e cittadini in primis”.
“Obiettivo
della Legge regionale n. 18/2012 – prosegue l’assessore – è assicurare un più
efficiente esercizio delle funzioni e dei servizi comunali e tale norma, pur
prendendo le mosse dagli obblighi di gestione associata imposti dal legislatore
statale, mira a raggiungere traguardi di più grande respiro: non solo gestioni
associate ma anche efficienti, per dare risposte concrete ai bisogni di
amministratori e amministrati. ‘Riordinare’ il territorio significa ripensare
la geografia politica e amministrativa del Veneto, riducendo i livelli di
governance e favorendo la costituzione di Unioni di Comuni, la sottoscrizione
di convenzioni e, in quei territori nei quali già vi era una sensibilità a
riguardo, le fusioni dei comuni”.
In base
alla normativa nazionale, dal prossimo 31 dicembre ben 281 Comuni veneti
dovranno gestire in forma associata le funzioni fondamentali (gli obblighi
normativi di gestione associata incombono sui Comuni con popolazione inferiore
ai 5 mila abitanti, 3 mila in area montana) e il Piano di riordino introduce
una serie di linee guida e di incentivi economici per avviare questo processo.
Sono individuati criteri come il rispetto dell’ambito provinciale e la
contiguità territoriale, ma soprattutto si stabilisce che, nell’arco di un
triennio, gli attuali 11 livelli di governo locale, (Comuni, Province, Ipa,
Distretti socio sanitari, Distretti di polizia locale, Aziende Ulss, ecc.),
dovranno ridursi ad un massimo di
quattro. “Il Piano – precisa Ciambetti – pone infatti le basi per attuare la semplificazione degli
ambiti di governo del territorio, al fine di coniugare i risparmi di spesa con
una gestione efficace dei servizi comunali e delle funzioni fondamentali: non
solo efficienza, dunque, ma soprattutto efficacia”.
La
dimensione ottimale indicata per le forme associate è quella corrispondente
all’area geografica delle Unità Locali Socio Sanitarie, essendo ambiti
operativi già esistenti e riconosciuti. L’unione dei Comuni viene considerata
forma di gestione associata prioritaria: un vero e proprio ente locale, capace
di garantire una gestione stabile delle funzioni fondamentali. Non si pongono
limiti alle convenzioni, ma si favoriscono le Unioni attraverso una diversa
incentivazione economica.
Capitolo
importante del Piano, infatti è quello degli incentivi economici per i
Comuni avviano forme di gestione
associate, sia per i Comuni a ciò obbligati sia per quelli che scelgono
liberamente questa soluzione. Vengono individuati i destinatari e la tipologia
dei contributi, le condizioni generali e i requisiti, i criteri di
assegnazione, privilegiando, come detto, le fusioni e le Unioni di Comuni.
Infine,
sarà istituito un Registro Regionale delle forme di gestione associata la cui
funzione sarà quella di assicurare un costante monitoraggio delle realtà
locali, fornendo, nel contempo, una sorta di “certificazione” di quelle che
soddisfano i criteri e condizioni individuati dal Piano di riordino territoriale.
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