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Notiziario Marketpress di Martedì 02 Luglio 2013
 
   
  BENE I DATI DI BARI E BAT, MA NON BASTA CONTRO LA CRISI

 
   
  Bari, 2 luglio 2013 - Le province di Bari e Bat, nonostante la crisi e il calo delle esportazioni pugliesi, anche nel primo trimestre del 2013 hanno dimostrato un trend di crescita delle vendite all’estero: Bari dell’11,77% (in termini assoluti 100,2 milioni in più di fatturato export) e Bat del 15,02% (in termini assoluti 13,5 milioni in più)”. L’ha detto l’assessore allo Sviluppo economico della Regione Puglia Loredana Capone nel corso dell’Assemblea generale di Confindustria Bari e Bat dal titolo “Attrattività industriale nell’era globale in una crisi prolungata”. “Ma non è sufficiente – ha specificato – bisogna fare di più. Occorre aumentare il numero degli esportatori anche in province forti come Bari e Bat. Per questo abbiamo attivato l’incentivo dedicato all’internazionalizzazione appena citato dal viceministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda. Abbiamo messo a disposizione dei raggruppamenti di piccole e medie imprese 20 milioni di euro perché imparino a cogliere le sfide dell’internazionalizzazione”. “C’è però una condizione in più. Oggi il sistema delle imprese non si divide tra aziende che esportano e aziende che non esportano, ma tra imprese che innovano ed esportano e imprese che non innovano e non esportano”. “Se le imprese innovano, riescono anche a competere sui mercati esteri e se poi fanno rete, anche per le microimprese potrebbero aprirsi nuove opportunità. La Regione Puglia accompagna le imprese che vogliono innovare e quelle che vogliono internazionalizzare. Noi vogliamo uscire dell’idea del meridione fasonista investendo sulla ricerca e sul capitale umano”. “Ma anche gli incentivi europei da soli non bastano”, ha ribadito l’assessore. “La Regione deve poterli cofinanziare e non può farlo per le maglie del patto di stabilità. Nettizzare il cofinanziamento dal patto di stabilità è la nostra più grande battaglia del momento”. “Per questo è fondamentale l’intervento del governo, al quale chiediamo almeno tre piani nazionali: un piano per l’energia, uno per la ricerca e uno per la formazione”.  
   
 

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