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Notiziario Marketpress di
Giovedì 04 Luglio 2013 |
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RAPPORTO ECOMAFIA 2013 IN TOSCANA PRESENTATO DA LEGAMBIENTE. IL BUSINESS AMBIENTALE DELLA CRIMINALITÀ ORGANIZZATA NON CONOSCE RECESSIONE MA, ANZI, AMPLIA I SUOI TRAFFICI CON NUOVE ROTTE E NUOVE FRONTIERE
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Firenze, 4 luglio 2013 - “Con una lungimiranza e una profondità che
politici, imprenditori, istituzioni e cittadini spesso non hanno o fanno finta
di non avere, (le mafie) sono riuscite a fare sistema penetrando in tutti i
settori della nostra esistenza in maniera globale e totalitaria (…)”
Carlo Lucarelli, Prefazione al Rapporto Ecomafia 2013
di Legambiente
2.524 infrazioni accertate, il 15,4% in più rispetto
al 2011, 1.989 persone denunciate, 2 persone arrestate, 596 sequestri
effettuati. La Toscana (6°) perde una posizione rispetto allo scorso anno e
sale, in negativo, nella classifica nazionale dell´illegalità ambientale,
figurando tra le regioni maggiormente colpite dalla criminalità ambientale,
dopo le quattro regioni a tradizionale presenza mafiosa ed il Lazio. Stabile
l´ecomafia del "cemento illegale" e le aggressioni al patrimonio
culturale, aumentano gli incendi e le infrazioni contro gli animali e la fauna
selvatica. Migliora soltanto, di poco, il ciclo dei rifiuti anche se resta
ancora un settore dolente. In costante crescita anche la piaga della
corruzione, con il raddoppio delle denunce e degli arresti. E´ questa, in
estrema sintesi, la fotografia dell´ecomafia nella nostra regione, che emerge
dai dati ufficiali forniti dalle forze dell’ordine ed elaborati da Legambiente.
“Facendo il punto sugli ultimi vent’anni di ecomafia,
appare innegabile come il modo migliore per contrastare lo straordinario
assalto all’ambiente, alla salute dei cittadini e all’economia sana, sia quello
di realizzare politiche virtuose in ciascun settore – dichiarano Fausto
Ferruzza (Presidente di Legambiente Toscana) e Antonio Pergolizzi (Coordinatore
dell’Osservatorio Nazionale Ambiente e Legalità di Legambiente) – Senza di
queste non si esce dall’emergenza. Si sconfiggono le mafie e i loro sodali,
così come gli imprenditori criminali, solo se si cambia paradigma nella
gestione dei rifiuti, uscendo dalle vecchie logiche e implementando politiche
di riduzione, riuso e riciclo della materia: laddove queste buone pratiche sono
forti, la criminalità ambientale è più debole. Lo stesso dicasi del ciclo del
cemento: le buone iniziative contro il consumo di suolo e per la
riqualificazione e il recupero urbani, gli incentivi mirati alla bioedilizia e
all’efficienza energetica sono il miglior antidoto al malaffare. Non si
combatte – e tanto meno si sconfigge – l’ecomafia con la sola repressione,
serve la buona politica e le buone pratiche. Così come necessaria è anche una
cittadinanza attiva, sempre attenta ed informata, vero argine allo strapotere
della criminalità ambientale, in Toscana come altrove”.
“Libera Toscana annota con preoccupazione, ma senza
stupore, il dato che emerge dal prezioso rapporto di Legambiente che
presentiamo – dichiara Don Andrea Bigalli, coordinatore regionale di Libera –
Infatti gli elementi che si associano nel tempo, concorrono a definire il
quadro di una crescente infiltrazione mafiosa, che non può non trovare
riscontro sul piano degli affari possibili speculando sull´ambiente, e quindi,
sulla salute ed il benessere di tutti noi. Con questa dinamica di penetrazione
sul piano economico, finanziario e, ahinoi, anche politico e culturale, deve
crescere la nostra capacità di analisi, denuncia ed azione, nel presidiare le
realtà di nostra competenza contro l´espandersi di una cultura del privilegio e
del disprezzo del bene comune, che è l´essenza della mentalità mafiosa. Si
ribadisce, inoltre, la necessità giuridica di introdurre il reato ambientale
nel Codice Penale, da punire con particolare rigore ed attenzione!”
La chiamano “delocalizzazione” e in Toscana è
diventata triste realtà, soprattutto nel ciclo del cemento. Un settore nel
quale la Toscana si conferma stabile nel 2012, col suo 6° posto nazionale, con
474 infrazioni accertate (il 7,5% sul totale), 622 persone denunciate e 90
sequestri effettuati. Il capitale “nero”, sotto forma di cifre a quattro zeri,
finisce nell’edilizia, nelle sale da gioco, nella grande distribuzione, nelle
ditte aggiudicatarie degli appalti, nell’indotto subappalti compresi. Le più
recenti indagini della Dda di Firenze si stanno concentrando proprio sulla
presenza delle cosche campane nel triangolo Prato/pistoia/lucca, registrando
allo stesso tempo l’intensificarsi di investimenti nella zona del Valdarno
Superiore e dell’aretino. Secondo la procura, i Casalesi, avrebbero
“condizionato” il rilascio di concessioni e autorizzazioni amministrative, di
acquisizione d’appalti e servizi pubblici, influenzando i diritti politici dei
cittadini. Non è solo la camorra, purtroppo, ad aver messo “occhi e mani” sulla
Toscana. Secondo gli investigatori della Dna anche la ‘ndrangheta ha scelto
questa regione per tentare il riciclaggio di denaro di provenienza illecita. E
la minaccia arriva anche dalle organizzazioni criminali straniere (vedi le
mafie russe che operano nella zona costiera della Versilia con cospicui
investimenti immobiliari). Le mafie non sono, ovviamente, l’unico problema di
legalità in Toscana. Lo dimostrano le ultime “pesanti” indagini sul sistema
degli appalti, anche da queste parti messo in cattiva luce da ipotesi di
corruzione e malaffare. Nel mese di giugno del 2012 a Pistoia il Gip Roberto
Tredici, su richiesta della Procura della Repubblica, ha emesso 23 ordinanze di
custodia cautelare (eseguite dagli uomini della Polizia di Stato) per reati che
riguardano, tra gli altri, lavori edili e stradali che sarebbero stati
assegnati a un ristretto numero di imprese: 18 i capi di imputazione
contestati, tra cui associazione per delinquere, turbativa d’asta, corruzione e
concussione. È l’estrema sintesi dell’inchiesta Untouchables. In particolare,
tra imprenditori e funzionari pubblici, ci sarebbe stato un rapporto stretto,
che avrebbe consentito di assegnare allo stesso gruppo di impresari i lavori.
Il rischio d’illegalità, spesso, è dietro l’angolo anche nelle grandi opere
come dimostra un’operazione condotta dalla Direzione Investigativa Antimafia
(Dia), che nel dicembre scorso ha messo sotto osservazione il
sottoattraversamento Tav di Firenze, in particolare la doppia galleria lunga
circa sei chilometri che dovrà “bypassare” la città. Non appena iniziati i
lavori preparatori, i carabinieri del Ros sono intervenuti sequestrando la
maxitrivella usata nel cantiere, in quanto ritenuta assolutamente “priva di
affidabilità e sicurezza”.
Migliora di poco, ma resta un settore assai dolente
quello dei Rifiuti (7°posto) dove anche in Toscana ha raggiunto, nel 2012,
cifre preoccupanti con 279 reati accertati, il 5,6% sul totale nazionale, 400
le persone denunciate, una persona arrestata e 115 i sequestri effettuati. È
Firenze la provincia con il numero più alto (74 infrazioni accertate), seguita
da Siena (53), da Livorno (51), e Arezzo (29). Tante le storie di illegalità in
questo settore. Il centro nevralgico della falsa certificazione. Così appare la
Toscana nella fotografia scattata dagli inquirenti durante questo ultimo anno
di indagini sui traffici illeciti di rifiuti. Accade persino a Prato, un tempo
culla imprenditoriale del settore tessile e oggi teatro di un’indagine che parla
di camorra e di smaltimento illecito di rifiuti speciali, realizzato grazie al
coinvolgimento di un noto clan camorristico di Ercolano. Non si tratta,
spiegano gli investigatori, di un sistema che si chiude all’interno dei confini
nazionali ma vede una fitta collaborazione con esponenti di organizzazioni
criminali internazionali e si sovrappone con i flussi di import-export di merci
(anche contraffatti) verso i paesi dell’Estremo Oriente, Cina in particolare.
Nel ciclo illegale dei rifiuti non sempre compaiono personaggi legati ai clan
ma spesso operano trafficanti “locali”, come emerge soprattutto in provincia di
Arezzo. Qui si è registrata tra il 2012 e i primi mesi del 2013 una lunga serie
di interventi di polizia giudiziaria diretti a smantellare traffici illeciti di
rifiuti, principalmente scarti ferrosi nell’ambito dell’operazione Vesper.
Stiamo trattando di discariche illegali di pattume tossico: delle vere e
proprie bombe ecologiche. La Guardia di Finanza, per esempio, a metà febbraio
2013, ha messo sotto sequestro a Piombino circa 1.000 tonnellate di rifiuto
minerale inerte, che era stato abbandonato all’interno di una vasta area senza
le necessarie autorizzazioni. Una tonnellata di eternit, pronta per essere
sotterrata, è stata invece scoperta nell’estate scorsa e sequestrata sempre
dalla Gdf in un terreno in località Versegge, in provincia di Grosseto. Le
indagini sullo smaltimento illecito di rifiuti quest’anno lambiscono anche la
più importante opera pubblica della storia di Firenze dai tempi del Poggi.
Stiamo naturalmente parlando del nodo Tav del capoluogo toscano. Al centro
della nuova inchiesta figura, oltre alla qualità e alla sicurezza dell’opera in
sé, anche il rischio di infiltrazioni camorristiche per lo smaltimento dei
rifiuti prodotti nello scavo delle gallerie. Attualmente, sarebbero già 31 gli
indagati e numerosi gli appalti e i subappalti passati sotto la lente
d’ingrandimento.
Bracconaggio, commercio illegale di specie protette,
allevamenti, pesca di frodo. Ma anche le nuove norme contro il maltrattamento
degli animali di affezione. Aumentano in maniera significativa le infrazioni
contro gli animali e la fauna selvatica in Toscana, che si piazza al 6° posto
della classifica, con numeri davvero preoccupanti: 568 infrazioni accertate con
una percentuale sul totale del 7,1%, 419 denunce, 146 sequestri e 1 persona
arrestata.
Altro anno intenso per le forze dell’ordine, in
particolare per il Comando dei Carabinieri, per le cosiddette archeomafie alle
prese con i tanti reati commessi ai danni del nostro immenso patrimonio
storico-culturale. La nostra Regione rimane stabile al 4° posto, con 90 furti
per una percentuale sul totale dei reati nazionali accertati del 8,8%. In
aumento anche i furti nei musei e gli scavi clandestini. Crescono le persone
denunciate, mentre i furti di beni culturali rimangono a danno dei privati
seguiti dalle chiese.
Il 2011 è stato definito “anno orribile” sul fronte
incendi. È andata ancora peggio in Toscana, come crescita percentuale, salita
dall’ottavo al quinto posto a causa delle 699 infrazioni accertate, con una
percentuale del 8,4% sul totale dei reati acclarati, 113 persone denunciate, 14
sequestri effettuati ed una persona arrestata.
Grazie alla collaborazione della Corte di Cassazione,
e in particolare del suo Ufficio Statistica, in questa edizione del Rapporto
Ecomafia sono stati pubblicati per la prima volta i dati relativi a
procedimenti penali definiti in materia d’ambiente e classificati per grandi
voci di reato. L’elaborazione dei dati forniti dall’Ufficio Statistica per le
diverse macro-aree (ottenuta riclassificando i Distretti delle Corti d’appello
su base regionale) conferma la Toscana con (89) procedimenti e con un sesto
posto in classifica subito dopo le 4 regioni a tradizionale presenza mafiosa
(Campania, Sicilia, Calabria, Puglia) e il Lazio.
Questo, dunque, il quadro che illustra in sintesi i
numeri della criminalità ambientale in Toscana, numeri che devono far
assolutamente riflettere istituzioni, cittadini e comunità locali.
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