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Notiziario Marketpress di
Giovedì 04 Luglio 2013 |
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SCOPERTO UN MARE DI ANCORE NEI FONDALI DI PANTELLERIA NUOVE TESTIMONIANZE ARCHEOLOGICHE DELLA GUERRA TRA ROMA E CARTAGINE PER LA SUPREMAZIA DEL MEDITERRANEO
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Pantelleria, 4 luglio 2013- Trenta ancore di piombo, quattro anfore
e quattro lingotti anch’essi di
piombo di diverse dimensioni e tipologia sono stati
rinvenuti e documentati a 60 metri di profondità
nelle acque di Pantelleria. Dopo la scoperta di 3500
monete puniche nel 2011 sta terminando infatti
con successo anche la seconda fase del progetto
valorizzazione e fruizione dei siti archeologici
sommersi in prossimità delle infrastrutture di Cala
Tramontana e di Cala Levante ad opera del
Consorzio Pantelleria Ricerche (Università degli Studi
di Sassari, Ares archeologia, Diving Cala
Levante), dalla Soprintendenza del Mare della Regione
Siciliana e realizzato grazie al
finanziamento di Arcus S.p.a. Il progetto di ricerca
ha preso il via il 15 maggio e terminerà a metà
luglio.
Le ricerche sono state condotte da un team di
altofondalisti composto da 10 professionisti tra cui 2
archeologi, 2 fotografi, 4 operatori tecnici e 2
assistenti di superficie.
La disposizione delle ancore, la tipologia del
giacimento archeologico e le analogie con altri
contesti simili - come ad esempio il sito di Capo
Grosso a Levanzo, luogo in cui si consumò la
battaglia delle Egadi nel 241 a.C. - lasciano
ipotizzare il fatto che ci si trovi di fronte ai resti di un
ormeggio di emergenza da parte di una flottiglia di
navi puniche, probabilmente in occasione di una
delle battaglie navali con le quali i Romani, per ben
due volte durante il corso del Iii secolo a.C.,
presero il controllo dell’isola di Pantelleria.
Questa scoperta è stata resa possibile grazie alla
mappatura dei fondali delle due baie da 8 a 100
metri di profondità realizzata in collaborazione con
il Dipartimento di Scienze della Terra
dell’Università La Sapienza di Roma e del Cnr.
Il progetto di ricerca ha riguardato anche l’indagine
stratigrafica subacquea del carico di un relitto
situato a 20 metri di profondità nei fondali di Cala
Tramontana, i cui resti sono costituiti
prevalentemente da anfore da trasporto di produzione
cartaginese. Anche in questo caso i reperti
sono databili al Iii secolo a.C.
Lo scavo è stato condotto in collaborazione con il 3°
Nucleo Sommozzatori della Capitaneria di
Porto di Messina. Alle attività di indagine hanno
partecipato oltre una ventina di specialisti,
provenienti da diverse Università Italiane, che si
sono occupati dello studio e dell’analisi dei diversi
contesti individuati.
I reperti individuati durante lo scavo e durante le
esplorazioni sono stati allestiti in un itinerario
sommerso a Cala Tramontana. Lungo il percorso sono
stati applicati dei cartellini esplicativi in
grado di fornire ai subacquei che visiteranno il sito
archeologico la possibilità di identificare e
riconoscere i reperti stessi.
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