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Notiziario Marketpress di
Giovedì 04 Luglio 2013 |
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MOSTRA DI FABIO CAPOCCIA LOST BRUTALITY IN COLOR ROMA DALL’11 AL 21 LUGLIO 2013
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Roma, 4 luglio 2013 -
“La creazione è sempre un
desiderio e una necessità. L’opera deve nascere da un atto volontario e
l’autore deve perdere sempre”.
“Lost brutality in color” è la prima personale nella
Capitale di Fabio Capoccia, giovane pittore toscano, visibile, dall’11 al 21
luglio 2013, presso lo spazio espositivo Iper Uranium. L’iniziativa vede
l’allestimento di quattordici opere di vario formato, realizzate su tela o più
spesso su multistrato e caratterizzate da un linguaggio surreale (e in parte
onirico),
Quella sperimentata dal Capoccia è anche e soprattutto
una ricerca semiologica in quel prospetto atavico della psicologia e della
percezione emotiva umana. Il pittore cerca pertanto di creare un ‘potenziale
linguaggio universale’ che possa interpretare i diversi stati della natura
umana.
In alcune opere, tra le meno recenti in ordine alla composizione, sono visibili
perimetri policromi impressi sulla superficie con rapida sicurezza di equilibri
formali. Le zone di luce sono
marcatamente distinte da quelle d’ombra o di penombra. Capoccia utilizza un
mélange di tonalità diverse per creare quella scala cromatica che la luce
naturale vivifica. L’armonia delle forme (scolpite dalla luce) suggerisce un’operazione demiurgica,
plasmante che permette di ‘render viva’ la sostanza. Alcune figure, soprattutto
nelle prime creazioni, prendono connotati animaleschi, quasi a voler
sottolineare un deciso abbrutimento o una misura simbiotica ed empatica con il
creato.
L’artista sceglie come propri maestri Gauguin e
L’espressionismo tedesco. La contestualizzazione onirica formale di Franz Marc
si mescola nella pittura di Capoccia con il colorismo essenziale e
profondamente intriso di ironia nordica di Emil Nolde e con l’ossimoro
cromatico e linguistico del tratteggio di Schiele. In alcune opere dell’artista
toscano la pittura bidimensionale e poliedrica di Matisse convive altresì con
la ‘poesia esistenzialista’ di Munch e con quell’antirealismo veggente che
caratterizza il simbolismo francese.
“E’ difficile
saper dipingere nei giorni in cui siamo chiamati a vivere… lo è sempre per
qualsiasi epoca che spetta di vivere (se
viene almeno concesso il tempo di rendersene conto). Ancor più è il non
saperlo fare e il non saperlo con l’occhio della storia che si dovrà raccontare.”
(F. Capoccia)
Filologo e insegnante per professione e
necessariamente creatore di ‘impulsi cromatici’ Capoccia ha già all’attivo
(l’artista nasce in Toscana nel 1986) tre personali realizzate tra il 2010 e il
2012 a Sorano, nell’entroterra grossetano. Le figlie della Memoria, I bordi delle
favole e Barbarie non hanno mai abbandonato quell’impegno civile che per
Capoccia rappresenta una costante obbligatoria e naturale.
Dopo avere conseguito la laurea in Filologia moderna a
Siena oggi Capoccia vive e lavora tra Roma e la sua terra natale in Toscana,
luogo di elaborazione e di riflessione.
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