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Notiziario Marketpress di
Lunedì 08 Luglio 2013 |
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COME NASCE IL PENSIERO: IN TOSCANA LA FRONTIERA DELLE RICERCHE SULLE ATTIVITÀ CEREBRALI
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Firenze, 8
luglio 2013 – Se perdoniamo, alla fine facciamo innanzi tutto un favore a noi
stessi. Insomma, si può dire che il perdono è una sorta di analgesico naturale,
un rimedio auto-curativo che aiuta a star meglio e permette all’organismo di
recuperare un sano equilibrio psicofisico.
E’ questo solo uno dei tanti, ma forse uno dei più
sorprendenti risultati del lavoro condotto dall’ Unità operativa di psicologia
clinica dell’Azienda ospedaliera universitaria di Pisa e dal Laboratorio di
biochimica clinica e biologia molecolare dell’Università di Pisa entrambi
diretti dal professor Pietro Pietrini.
Pietrini, insieme a Emiliano Ricciardi, medico,
dottore di ricerca in neuroscienze e ricercatore del Laboratorio di biochimica
clinica e biologia molecolare, sono stati ricevuti dalla vicepresidente della
Regione Toscana, Stella Targetti, per illustrare il complesso e articolato
lavoro di indagine che l’equipe sta conducendo sulle basi cerebrali delle
funzioni mentali e sull’attività delle diverse aree del cervello umano. E
soprattutto l’ultimo loro gioiello: il “computer” che legge il pensiero.
L’incontro si è svolto nell’ambito dell’iniziativa
“Filo diretto con i ricercatori” che la vicepresidente Targetti ha inaugurato
nel settembre scorso.
Riconosciuto a livello internazionale e già
pluripremiato in ambito scientifico, il gruppo dell’Aoup diretto dal professor
Pietrini, ha prodotto un ultimo lavoro (in collaborazione con i ricercatori
dell’università di Pavia e Ferrara) che consiste nella messa a punto di un
sistema computerizzato in grado di leggere nella testa delle persone. Come?
Utilizzando la risonanza magnetica cerebrale funzionale che mostra i flussi di
sangue che arrivano al cervello a seconda degli impulsi che esso riceve, si può
vedere cosa avviene nel cervello di un individuo ogni volta che esso riceve una
stimolazione visiva o uditiva.
Dopo esperimenti sempre più raffinati su soggetti sia
vedenti che non vedenti che stavano guardando un’azione o una scena ambientale,
o che ne stavano semplicemente udendo il rumore, la ricerca ha dimostrato che
la rappresentazione del mondo esterno nel nostro cervello è sottesa da un
codice universale astratto, quindi identico per tutti. E’ su questa base che si
è potuto mettere a punto il “computer – classificatore” dei pensieri che,
partendo proprio dai diversi pattern di risposta neuronale della corteccia cerebrale
tramite algoritmi riesce a leggere il loro alfabeto.
In pratica, una metodologia di analisi dell’attività
neuronale “in vivo” che potrebbe essere molto utile nelle situazioni di grave
disabilità dovute per esempio a ictus o a malattie neurodegenerative, perché
permetterebbe di mettere a punto interfacce cervello-computer.
Ed è assai più vasto il campo aperto dalle ricerche
dell’equipe pisana dove, tra l’altro, Emiliano Ricciardi ha contribuito a
formare un gruppo di ricerca multidisciplinare per lo studio delle basi
cerebrali delle attività mentali che riunisce medici, chimici, biologi,
psichiatri, linguisti, psicologi, filosofi e esponenti della scienza forense.
Tra gli obbiettivi del gruppo di ricerca arrivare a
sviluppare strumenti diagnostici che permettano di ottenere analisi con
risultati oggettivi. Vale a dire ciò che è sempre mancato alla psichiatria:
basta pensare all’ambito giudiziario dove spesso il giudice è chiamato ad
esprimersi su questioni di sussistenza o meno di “libero arbitrio” e si assiste
spesso a pareri molto doversi degli esperti che dovrebebro supportare
l’istruttoria, proprio perchè manca l’oggettività scientifica dell’analisi.
Si potrebbe anche arrivare a dare un significato ed
un’identificazione oggettiva allo “stato di coscienza”, la cui indefinitezza
oggi da luogo ad alcune grandi questioni etiche, prima far tutte quella del
diritto alla fine della vita.
“Il vostro lavoro – ha detto la vicepresidente
Targetti – è motivo di grande orgoglio per la Regione Toscana e di grandissimo
interesse per tutti, perché l’affascinante e complesso mondo legato alle
attività cerebrali va ben oltre i confini medici e clinici, addentrandosi fino
a mettere radici profonde nel campo della linguistica, dell’attività forense
fino a quello dell’etica”.
Sempre grazie alla risonanza magnetica cerebrale
funzionale si può infatti vedere cosa avviene nella testa di una persona ogni
volta che deve decidere tra bene o male. Studiando le basi cerebrali delle
emozioni e del giudizio morale, la ricerca getta nuova luce sul “funzionamento
morale” della mente umana, da qui anche la funzione del perdono visto come
estremo atto di egoismo per bypassare lo stress imposto dal torto subito, un
meccanismo evolutivo perfezionatosi nel corso del tempo per aiutare l’uomo a
superare situazioni di stallo che alterano pericolosamente il suo equilibrio.
Una sorta di analgesico naturale, appunto.
L’ approccio neuroscientifico tenta in questo modo di
dare risposte a quelli che per millenni sono stati i grandi enigmi della
filosofia: come nasce il pensiero, cos’è la coscienza, da cosa è dettato il
libero arbitrio e come sono regolati i rapporti mente-corpo.
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