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Notiziario Marketpress di
Martedì 09 Luglio 2013 |
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IL NUMERO DEI SENZATETTO È SALITO DEL 50% DAL 2001 NELL’INDIFFERENZA DELLE ISTITUZIONI E CON L’AUMENTO DEI RICHIEDENTI ASILO HA SUBITO UN ULTERIORE INCREMENTO. GLI HOMELESS, AD OGGI, POSSONO CONTARE SOLO SULL’AIUTO CARITATEVOLE DEI 727 ENTI DI VOLONTARIATO OPERATIVI IN TUTT’ITALIA IN PARTICOLARE LA CARITAS.
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Lecce, 9 luglio 2013 - Un esercito della disperazione
in crescita di 50.000 senzatetto, per la precisione erano 47.648 persone,
secondo il primo censimento realizzato in materia dall’Istat, in collaborazione
con il Ministero del welfare, la Caritas e la Fio.psd (Federazione Italiana
Organismi per le Persone Senza Dimora). Una condizione che li esclude dal
godere dei più elementari diritti, come ad esempio quello di voto.
Quasi 50mila persone, quindi, tra cui 15.000 bambini,
erano senza casa all´inizio del 2012 in Italia, con un incremento di quasi il
50% dal 2001, ma con una crescita ulteriore nel corso dei primi mesi dell’anno
corrente. Circa il 62% lo è diventato dopo aver perso il lavoro. Soprattutto a
seguito di un licenziamento o della chiusura dell’azienda dove erano impiegati
(22,3%) oppure per il fallimento della propria attività (14,3%). Mentre, solo
il 6,7% degli homeless del Bel Paese non ha mai avuto un’occupazione. I tre
motivi maggiori per cui si arriva a vivere per strada oltre alla perdita di un
lavoro sono anche la separazione da un coniuge o le cattive condizioni di
salute; in alcuni casi coesistono tutte e tre le motivazioni. Sono per lo più
uomini, con meno di 45 anni e un basso titolo di studio. Da notare, inoltre,
che la maggioranza è costituita da stranieri (59,4%) e le cittadinanze più
diffuse sono la rumena, la marocchina e la tunisina.
Di questi quasi 50 mila homeless, almeno 4 su 10 sono
italiani, numerosi a Milano ed a seguire Roma, mentre gli stranieri sono circa
l’87 % e tra questi il 59,4 % sono uomini. Il 9,3 % di senzatetto stranieri è
laureato.
Ma con la fine dei fondi dell’emergenza Nord Africa ed
un aumento dei rifugiati che restano senza alcuna protezione, a partire
dall’inizio di quest’anno il numero è salito ancor di più ed oggi è difficile
fare stime precise sull’ulteriore incremento.
Quasi la metà dei richiedenti asilo erano in centri
collettivi, un terzo in alloggi pagati da una associazione, 12% in un hotel e
il 9% erano senza casa. La metà dei senzatetto non voleva dormire nel centro di
accoglienza a causa della mancanza di igiene e di sicurezza. Gli altri sono
stati respinti per mancanza di alloggi.
E dove non arrivano le istituzioni, si può contare
sull’ospitalità delle 727 sedi di enti di volontariato distribuite sul
territorio, in particolare la Caritas, che per quanto possono, riescono a
sopperire alle carenze di un sistema di protezione sempre più debole e sempre
più fragile.
La condizione degli stranieri clochard sta diventando
ormai tipica a causa della crisi occupazionale del Paese: arrivano o si trovano
in Italia come immigrati che ambiscono ad un lavoro, una situazione migliore
rispetto alla precarietà dei loro Paesi, sono carichi di aspettative, ma sono
costretti a scontrarsi, poi, con la dura realtà: la disoccupazione imperante e
ai massimi dal 1977 emargina anche loro, riversandoli o per strada come
homeless o incentivando la microcriminalità.
È ovvio, spiega Giovanni D’agata presidente e
fondatore dello “Sportello dei Diritti”, che se si avviassero le necessarie
riforme del mercato del lavoro e si rilanciassero serie e strutturali politiche
per l’occupazione, più della metà del problema sarebbe risolto, ma è chiaro che
in una situazione d’emergenza come quella che stiamo vivendo e nell’inerzia del
governo in materia di lavoro, è urgente e irrinunciabile un miglioramento delle
condizioni e delle strutture d’assistenza per quest’esercito silenzioso che
cresce giorno dopo giorno non lasciando solo all’insostituibile apporto delle
associazioni di volontariato l’arduo compito che spetta in primo luogo, al
contrario, al Nostro sistema di Welfare istituzionale.
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