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Notiziario Marketpress di
Giovedì 11 Luglio 2013 |
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DL FARE: AL CAPOLINEA LA PRODUZIONE DI ENERGIA DA BIOLIQUIDI IL PROVVEDIMENTO DEL GOVERNO RICONSEGNA IL SETTORE ALLA CRISI PIÙ PROFONDA
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Milano, 11 luglio 2013 – Il Dl Fare emanato lo scorso
21 giugno dal Governo Letta rischia di mettere la
parola “fine” alla produzione italiana di energia
rinnovabile da bioliquidi. Lo affermano Aper, Assoebios
e il Comitato Produttori di Energia da Bioliquidi, le
tre associazioni che rappresentano i produttori nel
nostro Paese: l’art. 5 comma 7 del Dl, se verrà
confermato nella Legge di Conversione, cancellerà l’unica
iniziativa messa in campo dal precedente Governo nella
Legge di Stabilità 2013 per contrastare lo stato di
crisi del settore dei bioliquidi, messo in ginocchio
dall’innalzamento dei costi dettati dai severi criteri di
sostenibilità e dal taglio delle tariffe incentivanti operato
in maniera del tutto scollegata dai costi di
produzione delle rispettive tecnologie rinnovabili.
Anziché porre rimedio al grave e palese ritardo
accumulato dal Governo nell’emanazione del decreto
attuativo previsto dalla Legge di Stabilità 2013 a
salvaguardia del comparto, con l´abrogazione della
suddetta norma il Governo rifugge dal suo obbligo di
emanazione del provvedimento, disconoscendo così
la volontà espressa dal Parlamento e il giudizio del
Governo stesso. Lascia peraltro increduli la
motivazione data dal Ministro Zanonato per
giustificare la misura, approvata al fine di “ridurre la bolletta
elettrica”. Peccato che non corrisponda al vero: il
meccanismo formulato dal Governo Monti permetterebbe
alle imprese del settore di ristrutturare il proprio
conto economico, senza incrementare di un euro la
componente della bolletta elettrica relativa agli
incentivi per le energie rinnovabili (A3). Viceversa il comma
incriminato potrebbe causare un pauroso effetto domino
accollando sulle banche costi di investimento per
circa 0,5-0,8 miliardi di euro.
Se il Parlamento, chiamato nei prossimi giorni a
discutere gli emendamenti al Dl Fare, non correggerà
questo errore, si renderà complice dell’azzeramento di
un settore basato su una potenza elettrica di circa
900 Mw e un’occupazione che si aggira tra le 3.000 e
le 5.000 unità. Si tratterebbe di un clamoroso
autogol del Governo che, impegnato nella riduzione
degli oneri in bolletta a carico delle aziende, andrebbe
così a sacrificare un’intera filiera produttiva -
quella dei bioliquidi appunto – che più di altri ha saputo
inserirsi nel contesto italiano per stabilità e
programmabilità delle proprie produzioni, essendo capace, tra
l’altro, di fornire a quelle imprese che vi hanno
investito energia elettrica e termica a livelli di costo in linea
con il contesto europeo.
“Gli impianti a bioliquidi – precisa Agostino Re
Rebaudengo, presidente di Aper – rispondono a due
importanti esigenze del sistema: possono, in primo
luogo, fornire servizi di flessibilità alla rete elettrica,
data la loro elevata programmabilità, raggiungendo tra
l’altro notevoli picchi di efficienza; in secondo luogo,
sono l’unico comparto produttivo nel ramo energetico
che impiega per intero combustibile 100%
sostenibile, certificato da accreditati enti di
controllo internazionali”.
In un momento di estrema difficoltà e di piena
emergenza occupazionale del nostro Paese, non si può
giustificare il sacrificio di un’intera filiera
produttiva con un pesantissimo impatto occupazionale e
finanziario.
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