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Notiziario Marketpress di Martedì 16 Luglio 2013
 
   
  ILVA E VALUTAZIONE DANNO SANITARIO. VENDOLA: "LE GRANDI INDUSTRIE BOICOTTANO"

 
   
  Bari, 16 luglio 2013 - “L’ilva è solo la punta di un iceberg. E’ molto preoccupante infatti che, mentre lo stabilimento siderurgico, almeno in una prima fase, ha di fatto accettato l’introduzione nell’Autorizzazione Integrata Ambientale della Valutazione del Danno Sanitario (salvo poi contraddirsi rispondendo in modo confuso e illogico per il buon senso comune), altre grandi industrie insediate a Brindisi e a Taranto hanno fatto attività di ostruzionismo attivo. Tra queste ad esempio, Enel, Edipower ed Enipower, che gestiscono le grandi centrali che insistono in aree già dichiarate critiche da molti anni, hanno impugnato il nostro regolamento attualmente in contenzioso. Si tratta, peraltro, di centrali che non sono mai state valutate sotto il profilo del possibile impatto sulla salute”. Lo ha detto il Presidente della Regione Puglia Nichi Vendola, intervenendo nuovamente sulla vicenda Ilva e sul significato della Valutazione del Danno Sanitario. “Alcuni dei consulenti di queste grandi industrie italiane - ha aggiunto Vendola – coincidono con i tecnici che hanno lavorato per Ilva e che hanno firmato la relazione di Bondi (allegata alla lettera che il commissario ha inviato alla Regione Puglia ndr). Forse è legittimo, a questo punto, ipotizzare che le grandi industrie abbiano deciso di fare fronte comune per sottrarsi alla applicazione di uno strumento di tutela della salute che ormai appare imprescindibile”. “La crisi dell’Ilva, nella sua grande drammaticità – ha spiegato Vendola - ha consentito alla Regione Puglia di fare un primo, significativo passo verso la tutela della salute attraverso l’introduzione della Valutazione del Danno Sanitario, strumento assolutamente innovativo che non è mai stato disciplinato in maniera sistematica in Italia”. Per Vendola “introdurre la Valutazione del Danno Sanitario nelle grandi produzioni industriali significa modificare completamente l’approccio tradizionale. Non significa cioè distruggere le attività industriali o ostacolarle, bensì significa spingere queste attività, che in Italia non hanno mai avuto particolare attenzione nei confronti dei profili sanitari, verso il tema vero degli effetti delle loro produzioni sulla salute dei cittadini”. “La questione – ha aggiunto Vendola – diventa quindi tema nazionale e tema di grande modernizzazione. Si tratta ora di capire se lo Stato, in sintonia lo scorso anno con la Regione Puglia che ha legiferato in tal senso, voglia condividere ancora oggi questo approccio e lo voglia estendere a tutta Italia. A mio avviso, l’approccio non può che essere unitario proprio per evitare che i livelli di salvaguardia della salute siano diversificati tra le diverse parti della nazione”. Per Vendola, questa strada è “l’unica strada possibile che consente al sistema industriale italiano di investire efficacemente sull’ambientalizzazione degli impianti e, contestualmente, di cercare di risolvere il vero tema cruciale dell’accettabilità da parte dei territori”. “Oggi tutte le comunità - ha spiegato il Presidente - sviluppano un atteggiamento di rifiuto verso le produzioni industriali, percependone la potenziale pericolosità. Uno Stato attento al bene salute e capace di dotarsi di procedimenti amministrativi che affrontino il tema, lo elaborino e definiscano quali sono le attività industriali compatibili con la salute, è uno Stato certamente in grado maggiormente di governare le preoccupazioni dei territori”. “In questo momento - ha concluso Vendola – l’approccio innovativo al tema salute è la vera questione in discussione tra la grande industria e la Regione Puglia. Noi vorremmo che fosse tra la grande industria e lo Stato”.  
   
 

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