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Notiziario Marketpress di
Giovedì 18 Luglio 2013 |
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DANNO SANITARIO E GRANDI INDUSTRIE. VENDOLA A CISL: "ALZARE TIRO CONTRO OMERTÀ"
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Bari, 18 luglio 2013 - Valutazione Danno sanitario e grandi
industrie. Il Presidente della Regione Puglia Nichi Vendola risponde al
segretario regionale della Cisl Giulio Colecchia. Ecco il testo della lettera:
Carissimo Giulio Colecchia,
questa volta non sono d’accordo. Tu mi inviti ad
abbassare i toni nel rapporto con le grandi imprese inquinanti a proposito dei
loro doveri di soggiacere al primato del diritto alla vita e alla salute. Io
invece invito te e tutto il Sindacato ad alzare i toni, a rompere quella fin
troppo lunga storia italiana di omertà culturale, politica, istituzionale che
ha consentito, in tutta Italia, di sottoporre diritti fondamentali dei
cittadini e dei lavoratori al primato feroce della logica del profitto. Non sto
alludendo solo alla vicenda di Taranto e del suo siderurgico o di Brindisi e
del suo carbone: penso a Priolo, a Bagnoli, a Porto Marghera, alla
costellazione industriale che arricchisce e inquina la pianura padana. Come ben
sa la Cisl, chi governa la Regione Puglia non è un nostalgico dell’Italia
pre-industriale e non prova suggestione alcuna per chi pensa che il Sud possa
felicemente congedarsi dalle sue vocazioni industriali. Ma abbiamo da lungo
tempo ormai imparato a rifiutare la logica degli “effetti collaterali”, per cui
la prospettiva del lavoro debba inevitabilmente accompagnarsi al rischio della
malattia e della morte. Abbiamo imparato a rifiutare quella modernità farlocca
e criminale che ci voleva rassegnati a sorseggiare amianto o diossine e polveri
sottili. La morte per cancro spesso non è un destino ma un delitto. Ora lo
sappiamo, ora nessuno può più far finta di nulla. Tanto più che gli scandali
che coinvolgono pezzi pregiati del capitalismo italiano (a cominciare dalla
famiglia Riva) alludono anche a quella forma di arricchimento illecito che è
figlio delle risorse sottratte ai doveri di ambientalizzare gli impianti
produttivi.
Caro Giulio, c’è una cosa in più che non dovrebbe
sfuggirti. Non stiamo discutendo genericamente di ecologia. Non siamo nella
fase del dialogo e della collaborazione tra attori sociali. Siamo dentro un
conflitto aperto. Se Enel ed Eni impugnano il regolamento di attuazione della
norma sulla valutazione di danno sanitario vuol dire che hanno deciso di
portare allo scontro il rapporto con la Regione. Altro che tavolo tecnico. Ilva
e altri colossi si scambiano i consulenti e, per così dire, i saperi, per
contrastare il cambio di passo che oggi è chiesto a gran voce dalla società
civile e noi che facciamo? Gli diamo un tavolo tecnico?
Io non voglio coltivare il terreno della polemica. La
Cisl conosce la mia pazienza e il mio equilibrio. Ma siamo ad un passaggio
storico. Ciascuno deve mettersi in discussione, tutti. Le istituzioni, la
politica, il mondo accademico e intellettuale. Tutti. Anche il sindacato. Non
offriamo al sistema d’impresa, a quello che produce un impatto devastante
sull’ambiente e sulla salute, l’alibi della crisi economica per restare
prigionieri del passato. Quel passato bisogna seppellirlo. Fare sul serio le
bonifiche, intervenire sulla macchina complessa di un siderurgico, cambiare
forni, camini, parchi, infrastrutture e schemi organizzativi della produzione,
può significare molto anche in termini di capacità competitiva e di potenziale
occupazionale di quell’azienda.
Lo dico con franchezza, in modo che ci si possa intendere
senza ombra di equivoci: qualora un nuovo atteggiamento delle grandi imprese
fosse improntato alla ricerca di un accordo, fuori dallo stile di litigiosità
che per esempio ha contraddistinto l’Ilva nei confronti della Regione, noi a
quei tavoli tecnici potremo andare volentieri. Ma non per cercare un
compromesso al ribasso. Oggi bisogna alzare la voce contro la furbizia,
l’ipocrisia e il cinismo di chi pensa che, tutto sommato, la vita umana possa
essere né più né meno che una variabile dipendente dello sviluppo economico.
Sono sicuro che i cittadini e i lavoratori si aspettano da noi, che siamo
classe dirigente, il coraggio di cominciare a scrivere una pagina di futuro.
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