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Notiziario Marketpress di
Martedì 10 Settembre 2013 |
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TENUTA DI SUVIGNANO, ROSSI PARLA CON BUBBICO: SI RIAPRE IL DIALOGO CON IL GOVERNO
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Firenze – “Il viceministro Bubbico mi ha confermato la
disponibilità a riconsiderare la decisione di mettere all’asta la tenuta di
Suvignano. La prossima settimana ci incontreremo per esaminare il progetto
presentato da Regione Toscana e Enti locali del territorio per la gestione
dell’azienda agricola. Un progetto, lo ricordo, che riesce a contemperare le
finalità sociali previste dalla normativa con il proseguimento dell’attività
produttiva di un’azienda che occupa 12 dipendenti per un valore delle attività
e dei beni di circa 30 milioni di euro”. Il presidente della Regione Toscana,
Enrico Rossi, il 6 settembre, sintetizza così i contenuti del colloquio che ha
avuto stamani con il viceministro dell’interno.
L’azienda di Suvignano venne sequestrata nel 1996 a
Vincenzo Piazza, imprenditore edile appartenente a Cosa Nostra, e confiscata in
via definitiva nel 2007. Il progetto presentato dalla Regione propone una
gestione multifunzionale fondata sulla produzione agricola biologica, sulla
filiera corta destinando parte della propria produzione al mercato locale (a
partire dalle mense pubbliche e private), sull’allevamento di bestiame, sulla
fattoria didattica, sull’ospitalità rurale, sull’uso delle fonti alternative e
sostenibili, sull’impegno sociale e sulla diffusione delle cultura della legalità.
“L’incontro con il viceministro – prosegue Rossi –
sarà l’occasione per discutere complessivamente della destinazione dei beni
sequestrati alle organizzazioni criminali in Toscana, che ad oggi sono 57.
L’osservatorio attivato dalla Regione attraverso il suo Centro di
documentazione cultura della legalità democratica svolge un monitoraggio
continuo su questa realtà e mantiene una stretta collaborazione con gli Enti
locali e le associazioni impegnate per la cultura della legalità sul
territorio. E’ un lavoro – sottolinea il presidente – che mette al centro il
ruolo del territorio, che deve tornare ad essere protagonista di questa azione
dello Stato. E’ infatti al territorio che la criminalità organizzata sottrae
questi beni e lì possono tornare per produrre coesione sociale e benessere per
le comunità, svolgendo così anche la funzione simbolica di riappropriazione ad
una funzione di legalità. E d’altronde è proprio sul controllo capillare del
territorio che le mafie fondano il loro potere: recuperare da parte dello Stato
e della comunità il controllo sul territorio – conclude Rossi – è il colpo più
forte che possiamo infliggere ai poteri mafiosi”.
Dei 57 beni confiscati in Toscana, 32 sono stati
consegnati dall’Agenzia nazionale ai soggetti che dovranno gestirli (il tempo
medio intercorrente fra la confisca e l’assegnazione è di 5,5 anni), mentre per
19 di questi ancora non è stata definita la destinazione finale e quindi
rimangono come patrimonio dello Stato in gestione dell’Agenzia nazionale. Di
questi beni, 12 sono aziende, distribuite in 6 province, di cui 6 non hanno
trovato destinazione e quindi sono ancora in gestione dell’Agenzia. Le altre 6
sono state chiuse o liquidate.
Una delle criticità dell’attuale legislazione è che le
aziende, essendo equiparate ai beni immobili per quanto riguarda la procedura
di confisca e di assegnazione entrano automaticamente in crisi una volta che
vengono confiscate. Per questo la Regione Toscana sostiene la petizione per
l’approvazione di una legge di iniziativa popolare per migliorare questo
aspetto della normativa.
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