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Notiziario Marketpress di
Martedì 17 Settembre 2013 |
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ROMA - TECNOBORSA: MERCATO IMMOBILIARE ANCORA IN CRISI
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Roma, 17 settembre 2013 - E´ proseguita durante il secondo trimestre dell´anno la fase di debolezza del mercato: continuano infatti a prevalere le indicazioni di flessione delle quotazioni, sebbene in lieve attenuazione rispetto ad aprile, mentre diminuisce il flusso dei nuovi incarichi a vendere. E´ quanto riportato dal sondaggio congiunturale sul mercato delle abitazioni in Italia, realizzato da Banca d´Italia, Tecnoborsa e Agenzia delle Entrate, come riporta il nuovo numero di "Panorama di economia immobiliare" a cura di Tecnoborsa, l´organizzazione del sistema delle Camere di Commercio per lo sviluppo e la Regolazione dell´Economia Immobiliare. La quota del valore dell’immobile finanziata tramite mutuo è in diminuzione da un anno. Le aspettative a breve termine sono peggiorate, sia per il mercato locale di riferimento sia per quello nazionale, annullando il parziale progresso registrato nell’inchiesta precedente; la flessione delle quotazioni proseguirebbe nel trimestre in corso. Anche per le aspettative di lungo periodo (due anni) sono tornati a prevalere i giudizi sfavorevoli sugli andamenti del mercato nazionale. Le interviste si sono svolte tra il 25 giugno e il 19 luglio 2013 e hanno riguardato il trimestre aprile-giugno 2013. Vi hanno partecipato 1.375 agenzie immobiliari. In particolare, la quota di agenti immobiliari che hanno osservato una diminuzione congiunturale dei prezzi di vendita è calata dopo due rialzi consecutivi, collocandosi al 76,8% rispetto all’83,1% rilevato nel sondaggio di aprile; contestualmente, è cresciuta l’incidenza di coloro che hanno riportato una stabilità delle quotazioni, mentre quella degli operatori che ne hanno segnalato un aumento è rimasta trascurabile. I segnali di attenuazione della caduta dei prezzi sono stati più accentuati nelle regioni del Centro e al Sud e nelle Isole. È lievemente diminuita la quota di agenzie che hanno venduto almeno un’abitazione (al 63,6%, contro il 64,4% osservato in aprile e in gennaio), che tuttavia resta di quasi otto punti percentuali sopra il minimo registrato nel terzo trimestre del 2012. La riduzione è ascrivibile al calo registrato nel Nord-est e al Centro, solo in parte compensato dall’incremento osservato nelle restanti aree geografiche. Il saldo percentuale tra risposte di aumento e di diminuzione delle giacenze degli incarichi a vendere è nuovamente sceso di 4,6 punti percentuali rispetto al trimestre precedente, portandosi a 32,1 punti; la flessione ha interessato tutte le aree geografiche, ad eccezione del Sud e delle Isole. È calato ancora di più il saldo tra le risposte di aumento e diminuzione delle acquisizioni di nuovi incarichi (a 18,3 punti percentuali, da 25,7 dell’inchiesta precedente). Tra le cause prevalenti della cessazione degli incarichi a vendere, si è ridotta per il quinto trimestre consecutivo la quota di agenti che segnalano difficoltà nel reperimento del mutuo da parte dei potenziali acquirenti (48,9%, rispetto a 51,1% del sondaggio precedente e rispetto a 63,8% di aprile 2012). Le altre principali ragioni del ritiro o del mancato rinnovo degli incarichi rimangono la percezione di prezzi di acquisto troppo elevati (riportata dal 60,2% degli operatori), e di offerte troppo basse (segnalate dal 51,2% degli agenti); la quota di coloro che indicano tra le motivazioni la prospettiva di prezzi più favorevoli è salita di 2,4 punti percentuali, al 23,4%. Il margine di sconto dei prezzi di vendita rispetto alle richieste iniziali del venditore è rimasto al 15,7%, mentre è continuato ad aumentare il tempo che intercorre tra l’affidamento dell’incarico e la vendita dell’immobile (a 8,8 mesi, contro i precedenti 8,6). La quota di acquisti di abitazioni finanziati con un mutuo ipotecario è diminuita per il quarto trimestre consecutivo (al 55%, contro il 56,1% del sondaggio precedente e il 64,7% rilevato nel Ii trimestre 2012), così come il rapporto tra ammontare del mutuo e valore dell’immobile (sceso al 55,8% dal 56,1% della rilevazione di aprile) attestandosi sul valore minimo dall’avvio dell’indagine. Il calo rispetto al I trimestre del 2013 è ascrivibile interamente alla flessione registrata al Centro. In luglio le attese degli agenti immobiliari sulle tendenze a breve termine del mercato di riferimento sono rimaste orientate al pessimismo: il saldo negativo tra giudizi favorevoli e sfavorevoli si è nuovamente ampliato (a -43,5 punti percentuali, da -31,5%), principalmente a causa dell’aumento della quota di opinioni sfavorevoli, annullando il parziale miglioramento registrato nella precedente rilevazione. Con riferimento alle attese sui nuovi incarichi a vendere nel trimestre estivo, il saldo tra giudizi di aumento e di diminuzione è rimasto positivo, pur dimezzandosi rispetto all’inchiesta di aprile (a 6,1 punti percentuali, da 13), riflettendo l’incremento di coloro che prevedono un calo dei nuovi incarichi. Nello stesso orizzonte temporale, le valutazioni sulla dinamica delle quotazioni rimangono orientate al ribasso, sebbene il saldo negativo tra le agenzie che si attendono un aumento dei prezzi e quelle che ne prefigurano un calo sia moderatamente diminuito (a -68,7 punti percentuali da -70,2 nell’inchiesta di aprile); la quota di operatori che prospettano un incremento dei prezzi è rimasta trascurabile. Restano negativi e in lieve peggioramento anche i giudizi sulle tendenze a breve termine del mercato immobiliare nazionale: il saldo tra attese favorevoli e sfavorevoli si è portato a -53,3 punti percentuali, da -48,4 della precedente indagine; vi ha concorso sia l’aumento della quota di risposte negative sia il calo dell’incidenza di quelle positive. Il saldo percentuale tra attese di miglioramento e di peggioramento del mercato nazionale nel prossimo biennio è tornato su valori negativi -5,5 punti percentuali), dopo due rilevazioni consecutive in cui erano prevalse indicazioni di miglioramento. Il deterioramento ha riguardato tutte le aree geografiche, solo al Sud e nelle Isole si rilevano saldi positivi. Dal rapporto di Confartigianato emerge che per le famiglie italiane comprare un´abitazione rimane un miraggio e nel primo trimestre 2013 le compravendite immobiliari sono in flessione del 13,8% rispetto alla fine del 2012. Colpa anche del costo dei mutui che, nonostante la diminuzione di 27 punti base registrata nell´ultimo anno, si confermano i più cari d´Europa con un tasso medio d´interesse, a maggio 2013, pari al 3,53%, superiore di 66 punti base rispetto al tasso del 2,87% dell´Area euro. Mentre il Governo si appresta a presentare il Piano Casa da 5 miliardi per sbloccare i mutui e agevolare l´acquisto di abitazioni, viene evidenziata una crisi sempre più profonda del mercato immobiliare e, in generale, del settore delle costruzioni. Segnali di difficoltà arrivano dalla diminuzione del 37,4% - registrata tra il 2012 e il 2011 - del numero di mutui e finanziamenti per acquisto di abitazioni. Complessivamente lo stock di mutui erogati alle famiglie italiane per comprare casa è pari a 364,1 miliardi e a giugno di quest´anno è in flessione dello 0,8% su base mensile. Una percentuale in controtendenza rispetto a quanto avviene nell´Eurozona dove, a giugno 2013, lo stock di mutui per abitazioni è in crescita dello 0,8% rispetto al mese precedente; addirittura, in Francia si segnala un aumento del 2,7% e in Germania del 2,1%; peggio di noi la Spagna, con un calo del 3,8%. Anche sul fronte dei tassi di interesse applicati ai mutui per comprare casa Confartigianato indica il record negativo dell´Italia rispetto agli altri Paesi dell´Ue: a fronte del nostro 3,53%, la Francia si ferma al 2,77% (vale a dire 76 punti base in meno rispetto all´Italia), la Spagna al 2,90% (63 punti base di differenza), la Germania al 2,91% (62 punti base in meno rispetto all´Italia). A livello territoriale, il rapporto di Confartigianato mette in evidenza che, sul totale dei prestiti alle famiglie per acquisto di abitazione, l´80,8% si concentra nel Centro-nord e il restante 19,2% nel Mezzogiorno. Tra le Regioni che utilizzano il maggior volume di mutui è in testa la Lombardia, con il 24,5% del totale, seguita da Lazio (12,7%), Emilia Romagna e Veneto (entrambe 9,2%), Piemonte (7,8%) e Toscana (7,2%). |
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