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Notiziario Marketpress di Giovedì 26 Settembre 2013
 
   
  LA LUNGA CODA DELLA CRISI IN FRIULI VENEZIA GIULIA

 
   
  Udine, 26 settembre 2013 - Ancora difficile la situazione delle imprese in Friuli Venezia Giulia, come rileva il consuntivo del Ii trimestre e le previsioni per il Iii dell´analisi congiunturale di Unioncamere Fvg. Qualche piccolo segnale positivo comincia però a intravedersi: cresce la percentuale di imprese che si attende uno sviluppo rispetto allo scorso anno. Nel consuntivo viene sottolineato come in questa regione la crisi è arrivata con un po’ di ritardo rispetto al resto del Nordest, perciò si fa ancora sentire in questa sua lunga coda. E si spera fortemente che di coda si tratti: il rapporto conferma un andamento ancora non positivo pressoché di tutti i settori interessati dall’analisi (manifatturiero, commercio al dettaglio, servizi di ospitalità, costruzioni e vitivinicolo), ma che lascia intravedere la tanto attesa luce in fondo al tunnel nelle aspettative di crescita delle imprese intervistate, in miglioramento rispetto alle rilevazioni precedenti. L’indagine regionale è stata presentata oggi in Camera di Commercio a Udine, nella nuova Sala dell’Economia, al piano interrato del palazzo camerale con ingresso da piazza Venerio, che con questa “prima” ufficiale – con lo scoprimento della targa – si propone come ulteriore sede a disposizione della Cdc ma anche delle istituzioni e delle realtà economiche del territorio, per conferenze, riunioni ed esposizioni. La congiuntura è stata introdotta dal presidente della Cdc e di Unioncamere Fvg, Giovanni Da Pozzo, assieme ai colleghi Antonio Paoletti, Giovanni Pavan ed Emilio Sgarlata (delle Cdc di Trieste, Pordenone e Gorizia). Nei dettagli dell’analisi è entrato Nicola Ianuale, presidente di Questlab, la società che trimestralmente si occupa di effettuare ed elaborare l’indagine, mentre in conclusione è intervenuto Daniele Marini, direttore scientifico della Fondazione Nordest, che ha aperto lo sguardo sulla situazione dell’intera area nordestina. "L’economia della nostra regione non è ancora uscita dalla fase negativa – ha confermato Da Pozzo introducendo i lavori – e ci sono ancora indicatori importanti che ci preoccupano, come per esempio l’andamento dell’export regionale, che pur in miglioramento nel secondo trimestre (-0,73%) resta negativo per tutto il primo semestre 2013, con un -3,3%". Altri nodi cruciali restano l’occupazione, in primis, come pure il sistema imprenditoriale: "Nel primo semestre 2013 in Fvg sono nate 3.608 imprese e se ne sono cancellate 4.152, con un saldo negativo di 544 unità", ha precisato Da Pozzo. Sono entrate in scioglimento e liquidazione o altra procedura concorsuale 851 imprese: il fenomeno dei fallimenti ha interessato in particolare le industrie manifatturiere, le costruzioni e il commercio, quello delle liquidazioni e scioglimento il commercio, i servizi alle imprese, e le industrie manifatturiere, le costruzioni e il turismo. L’indagine. Difficoltà che l’indagine congiunturale, effettuata su circa 1.400 imprese di tutte e quattro le province (periodo di rilevazione: dal 2 al 29 luglio), va a confermare. I dati a consuntivo relativi al 2° trimestre, in base alle risposte degli imprenditori, sono negativi praticamente per tutti i comparti, costruzioni purtroppo ancora in testa, con un calo tendenziale del fatturato (ossia rispetto allo stesso periodo dello scorso anno) del 13,1%. A frenare meno, o a migliorare addirittura, sono in genere le imprese che esportano, fenomeno evidente anche in quel manifatturiero che ha risentito così pesantemente della crisi e che in questo secondo trimestre vede anche un contenimento del calo occupazionale, che si ferma a un -0,4% tendenziale. Come al solito, va un po’ meglio il vitivinicolo: le imprese che esportano dichiarano un +1,6% di fatturato (pur con un – 0,9% dichiarato dalle non esportatrici), con un’occupazione in crescita del 4%. Le previsioni degli imprenditori per il trimestre in corso pure risultano improntate al pessimismo o comunque non si attendono a breve sostanziali miglioramenti, anche se la percentuale di imprese che crede nella crescita è aumentata rispetto allo scorso anno. Come di consueto, l’indagine congiunturale ha realizzato anche un focus: stavolta alle imprese intervistate è stato chiesto quanto conoscono le strutture finanziarie della regione (Mediocredito, Friulia, Finest, Confidi) e quanto le utilizzano. "Emerge un fatto significativo – ha commentato Da Pozzo – e cioè che, pur se quello dell’accesso al credito è il problema cruciale delle nostre imprese, esse conoscono molto poco strutture come Friulia, Mediocredito e Finest. Va un po’ meglio con i Confidi, ma tuttavia non sono molte quelle che ne fanno ricorso o sanno quale sia la loro mission, anche se chi le usa poi è tendenzialmente soddisfatto. Un dato che fa riflettere tutte le istituzioni, anche quelle economiche, ci fa mettere tutti in discussione per una miglior diffusione delle opportunità offerte da questi strumenti". Circa il 5% delle imprese intervistate conosce Finest, e la percentuale sale al 37% per il sistema dei Confidi in regione. Per le aziende che conoscono bene gli strumenti di finanziamento regionale esiste una differenziazione settoriale e per classi di dimensione in termini di addetti. Nel primo caso (le imprese per settore) i Confidi sono gli strumenti più conosciuti, seguiti da Mediocredito, dove il 50% dei rispondenti del manifatturiero afferma di conoscerne bene finalità e caratteristiche. Il motivo della richiesta di finanziamento è principalmente dovuto a squilibri di cassa per l’edile e il vitivinicolo, per i rimanenti settori prevale la motivazione legata alla realizzazione di investimenti. Per classi dimensionali emerge che le grandi aziende ricorrono agli strumenti finanziari per nuovi investimenti, mentre la cassa viene coperta con la maggior capacità di autofinanziamento o ricorrendo al sistema creditizio, mentre per le piccole aziende utilizzano prevalentemente per far fronte alle esigenze di cassa Per quanto riguarda la soddisfazione di chi ha usufruito dei finanziamenti da parte delle organizzazioni preposte dalla Regione la valutazione è mediamente positiva. Circa il 50% è abbastanza o molto soddisfatto per gli adempimenti richiesti e flessibilità degli strumenti tale quota di soddisfazione raggiunge quasi il 76% per la durata del finanziamento. La crisi in Fvg è stata tardiva e dunque si fa sentire ancora, più che nelle regioni limitrofe. L’analisi arriva da Daniele Marini, che ha evidenziato alcuni dati elaborate sulle risposte di un panel di circa 300 imprese di tutta l’area, comunque significative per definire un “sentiment”. Quanto alle aspettative di crescita per la produzione per i prossimi tre mesi, la risposta data dalle imprese del Nordest, a settembre 2013, è balzata a +8%, mentre è ancora negativa, al 17,8% in Fvg. Risultati analoghi anche per le attese sugli ordini, mentre il segno meno vale sia per Nordest sia per Fvg relativamente all’occupazione. Le attese sono invece positive in entrambe le realtà per la crescita degli ordinativi esteri, pur con percentuali di gran lunga più elevate tra le imprese del Nordest. Per Marini, le soluzioni vanno ricercate in due pilastri, che hanno dato risultati anche nei periodi più duri della crisi e ne potranno dare: "Bisogna cioè che su creino le precondizioni affinché le imprese possano farcela da sole". E, a puro scopo di “divertissement”, come l’ha definito il professore, ha evidenziato il Nordest non in base alle divisioni amministrative attuali, ma in aree economicamente omogenee. Una sorta di nuova mappa di province e regioni più funzionali allo sviluppo, come spunto di riflessione e “ispirazione” alla politica.  
   
 

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