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Notiziario Marketpress di
Martedì 08 Ottobre 2013 |
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TORINO - LA RECESSIONE RALLENTA, MEGLIO L´EXPORT
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Torino, 8 ottobre 2013 - Situazione congiunturale ancora difficile in
Piemonte, sebbene caratterizzata da un’attenuazione sia del ritmo di caduta dei
livelli produttivi, sia del tenore pessimista delle previsioni. La minore
flessione della produzione industriale registrata dall’indagine di Unioncamere
Piemonte nel secondo trimestre 2013 trova corrispondenza nel lieve
miglioramento delle previsioni rilevate da Confindustria Piemonte per la fine
del 2013. I risultati di entrambe le indagini - che confermano ancora una volta
il contributo positivo fornito dai mercati esteri - sono state presentate oggi,
lunedì 7 settembre, nel corso di una conferenza stampa relativa all’andamento
della congiuntura in Piemonte.
Dopo i saluti del Presidente di Unioncamere Piemonte
Ferruccio Dardanello, sono intervenuti la responsabile dell’Ufficio Studi e
Statistica di Unioncamere Piemonte Sarah Bovini, che ha analizzato i risultati
della performance congiunturale del periodo aprile-giugno 2013, e il
responsabile dell’Ufficio Studi Economici di Confindustria Piemonte Luca
Pignatelli, che ha presentato le linee di sviluppo dell’industria piemontese
nel Iii e Iv trimestre 2013. A commento dei dati illustrati da Unioncamere
Piemonte e Confindustria, con l’obiettivo di tracciare un quadro sempre più
esaustivo dell’andamento della congiuntura in Piemonte, sono poi intervenuti
Giovanni Foresti, economista del Servizio Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo,
e Zeno Rotondi, responsabile dell’ufficio Italy Research di Unicredit. Ha
chiuso i lavori il Presidente di Confindustria Piemonte Gianfranco Carbonato.
“Ci troviamo ancora una volta di fronte a risultati
non positivi per la produzione industriale piemontese: per il settimo trimestre
consecutivo i dati ci mostrano ordinativi in calo, fatturato in ribasso,
consumi al palo. I mercati esteri continuano a rappresentare l’unica nota
positiva, ma la ripresa non può fare affidamento esclusivamente sull’export,
anche alla luce dell’instabilità politica del nostro Paese, che non fa bene
all’immagine dell’Italia e del Piemonte nel mondo - ha commentato Ferruccio
Dardanello, Presidente Unioncamere Piemonte - La nostra economia ha bisogno di
certezze, di politiche concrete e strutturate; è necessario infondere nuova
fiducia al nostro sistema imprenditoriale, rilanciare i consumi interni e
riconquistare quella competitività che ha sempre caratterizzato il nostro
territorio”.
“Le previsioni delle imprese piemontesi per il Iv
trimestre 2013 non autorizzano eccessive speranze sui tempi di avvio della
ripresa: il clima di fiducia resta incerto, anche se i principali indicatori,
seppur ancora negativi, mostrano un trend in crescita, in particolare rispetto
al I trimestre 2013. Resta grave la situazione dei tempi di pagamento, che sono
ancora di quasi sei mesi da parte della Pa - ha dichiarato Gianfranco
Carbonato, Presidente di Confindustria Piemonte -. Da una lettura attenta dei
dati traspare qualche segnale incoraggiante. Si conferma innanzitutto il ruolo
decisivo delle esportazioni che continuano a trainare le imprese ben
posizionate sui mercati esteri; il consolidamento del quadro europeo non potrà
che dare ulteriore stimolo. Il miglioramento delle aspettative delle aziende
metalmeccaniche è un’indicazione importante, in quanto questo settore
solitamente anticipa il ciclo economico. Anche il comparto dei servizi
evidenzia segnali di miglioramento. Il grande sforzo delle imprese per uscire
dalla recessione non trova tuttavia riscontro in un deciso cambio di passo
nelle politiche europee e nazionali per dare maggiore sostegno alla crescita, agli
investimenti e ai consumi delle famiglie. In questo senso auspichiamo, ad
esempio, che il nostro Paese e le nostre imprese sappiano cogliere in modo
incisivo le grandi opportunità offerte dall’imminente avvio del periodo di
programmazione 2014-2020 dei Fondi europei a finalità strutturale”
I distretti piemontesi nella sfida con i mercati
esteri -
“È un quadro a luci e ombre quello che emerge
dall’analisi delle esportazioni dei distretti piemontesi - evidenzia Giovanni
Foresti, economista del Servizio Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo -. Se da
un lato, infatti, le aree distrettuali della regione mostrano una crescita
nulla nel Ii trimestre del 2013, dall’altro lato evidenziano una migliore
tenuta sia rispetto alla media del manifatturiero italiano (-0,3% la variazione
dell’export), sia, soprattutto, rispetto all’industria tedesca (-1,7%). La
stagnazione delle esportazioni piemontesi è la sintesi di andamenti molto
differenziati, con distretti in forte crescita (vini di Langhe, Roero e
Monferrato) e distretti ancora in calo (ad esempio, la rubinetteria e il
valvolame di Cusio-valsesia). L’export piemontese è poi rimasto in territorio
negativo nei mercati maturi (-1,7%) e, soprattutto, in Europa, ma ha continuato
a crescere nei nuovi mercati (+4,4%), dove sono stati trainanti Brasile, Cina,
Polonia e Sudafrica. Le prospettive di superamento dell’attuale fase recessiva
restano affidate nel breve termine alla capacità delle imprese piemontesi di
sfruttare le opportunità presenti all’estero. Nei prossimi mesi un contributo
alla crescita dell’export potrà venire anche dai Paesi europei, dove iniziano a
essere più evidenti i segnali di stabilizzazione del ciclo”.
Il Piemonte nel confronto con le altre regioni europee
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“La recente classifica della competitività delle
regioni europee, elaborata dalla Commissione Europea, fa sprofondare il
Piemonte al 152simo posto, con una perdita di 11 posizioni - rileva Zeno
Rotondi, responsabile dell’ufficio Italy Research di Unicredit -. L´analisi
dell´Ufficio Studi Unicredit evidenzia in modo argomentato che si tratta di
un’immagine distorta, condizionata dalla metodologia utilizzata e notevolmente
incoerente con il quadro che emerge dalla performance sull´attività economica e
sulla proiezione internazionale della regione. Infatti, il Piemonte figura tra
le prime venti regioni in Europa per valore aggiunto totale, del commercio,
trasporti e turismo e della finanza e servizi alle imprese. La regione è decima
per valore aggiunto della manifattura e anche sul fronte internazionale mostra
un’importante capacità di presidiare i mercati, posizionandosi tra le prime
venti regioni dei principali Paesi dell´Unione Europea per quota di
esportazioni sul totale delle esportazioni mondiali.
Le trasformazioni delle economie locali dovute al processo
di globalizzazione delle filiere produttive hanno reso più complessa la misura
della competitività, implicando la necessità di sviluppare nuovi indicatori che
tengano conto del posizionamento delle imprese di un dato territorio
all’interno delle filiere globali. La partecipazione delle imprese italiane
alle filiere globali appare piuttosto elevata nel confronto con Paesi simili
per livello di sviluppo e struttura produttiva. Si tratta di un fenomeno
importante per il Piemonte, specie nei settori di specializzazione della
meccanica e dell’automotive”.
Ii trimestre 2013: i dati a consuntivo di Unioncamere
Piemonte -
Il Ii trimestre 2013 si chiude con un dato ancora
negativo per la produzione industriale piemontese, sebbene l’intensità della
contrazione sembri attenuarsi. Dopo un primo trimestre dell’anno caratterizzato
da un calo del 5,1%, il Ii trimestre ha infatti registrato una variazione
tendenziale grezza della produzione industriale pari a -1,2%, allungando la
serie di risultati negativi a sette trimestri consecutivi.
La performance del sistema manifatturiero regionale si
associa a risultati contrastanti realizzati dagli altri indicatori
congiunturali. Gli ordinativi interni diminuiscono del 3,2% rispetto al periodo
aprile-giugno 2012; quelli esteri, dopo il calo del I trimestre, rilevano un
aumento (+1,7%). Si attenua anche la flessione del fatturato: le imprese
manifatturiere piemontesi registrano, mediamente, una variazione tendenziale
del fatturato totale pari a -0,6%, contrazione di minore intensità rispetto al
trimestre precedente, in quanto sostenuta dall’aumento rilevato dalla
componente estera (+3,3%).
Sono, questi, alcuni dei risultati emersi dalla 167ª
Indagine congiunturale sull’industria manifatturiera realizzata da Unioncamere
Piemonte in collaborazione con gli Uffici studi delle Camere di commercio
provinciali. La rilevazione è stata condotta nel mese di luglio 2013 con
riferimento ai dati del periodo aprile-giugno 2013 e ha coinvolto 1.181 imprese
industriali piemontesi.
L’andamento negativo della produzione industriale non
ha riguardato tutti i comparti. Le industrie del legno e del mobile hanno scontato
la contrazione più marcata, con un calo del 5,2% rispetto al Ii trimestre 2012,
seguite dalle industrie meccaniche e da quelle elettriche ed elettroniche, che
hanno registrato decrementi del 2,1% e 1,8%. L’output prodotto dalle industrie
dei metalli è diminuito di 1,1 punti percentuale rispetto al periodo
aprile-giugno 2012. Migliori rispetto al dato medio regionale le performance
delle industrie alimentari e di quelle tessili e dell’abbigliamento, le cui
produzioni hanno manifestato un lieve calo (rispettivamente -0,2% e -0,1%). Le
industrie chimiche e delle materie plastiche e i mezzi di trasporto hanno
concretizzato, invece, risultati positivi, registrando incrementi del 2,4% e
del 4,3%.
Ad eccezione del tessuto manifatturiero del capoluogo
piemontese, che ha manifestato una modesta crescita rispetto al Ii trimestre
2012 (+1,0%), il segno negativo accomuna tutte le altre province. Asti e Novara
hanno scontato le flessioni più intense (rispettivamente -4,2% e -3,4%),
seguite da Biella (-3,2%), Cuneo e Verbano Cusio Ossola, entrambe con una
contrazione del 3,1%. La provincia di Vercelli sconta un calo della produzione
industriale del 3,0%, mentre l’output prodotto dall’alessandrino subisce una
diminuzione in linea con il dato medio regionale (-1,1%).
Iv trimestre 2013: i dati previsionali di
Confindustria Piemonte -
L’ultimo trimestre del 2013 non annuncia una svolta
nel lungo ciclo recessivo; si attenua, tuttavia, il tenore pessimista delle
previsioni, lungo un trend di lento ma graduale recupero in atto da alcuni
trimestri. È questa l’indicazione della consueta indagine previsiva per il Iv
trimestre 2013, condotta da Confindustria Piemonte su un campione di quasi
1.100 imprese manifatturiere piemontesi. I principali indicatori migliorano di
qualche punto rispetto allo scorso trimestre, pur restando su valori negativi.
Le valutazioni delle imprese appaiono in linea con l’evoluzione incerta e
controversa del contesto generale.
Più in dettaglio, nel comparto manifatturiero il saldo
ottimisti-pessimisti riferito ai livelli produttivi passa da -15 a -9 punti
percentuale. Analogo andamento è riferibile agli ordini totali (-10 punti). Si
tratta del nono trimestre consecutivo con saldi negativi: negli ultimi 5 anni
solo in due trimestri l’indicatore ha registrato un valore positivo.
Migliori prospettive sono offerte dall’export, che
conferma un andamento lievemente espansivo anche nell’ultima parte dell’anno
(+6 punti). Stabile il tasso di utilizzo degli impianti, su un livello
inferiore alla media storica. Rimane elevato il ricorso alla Cig (quasi
un’azienda su tre) ma stabile rispetto alla precedente rilevazione; a inizio
2013 la quota di aziende era superiore di circa dieci punti a quella attuale.
A livello settoriale, si delinea una significativa
divaricazione tra comparto metalmeccanico e altri comparti manifatturieri. Le
imprese metalmeccaniche sono sensibilmente meno pessimiste, con saldi su
produzione e ordini non lontani dal punto di equilibrio tra attese di aumento e
di contrazione. In particolare, si registrano buoni segnali di miglioramento
nella meccanica strumentale. Viceversa, nei settori non metalmeccanici le
aspettative non sono incoraggianti, con l’eccezione dell’alimentare;
particolarmente penalizzati i settori legati all’edilizia.
Resta difficile la situazione finanziaria e di
liquidità. Continua a peggiorare la redditività; quasi il 60% delle imprese
segnala ritardi negli incassi; si riducono i tempi di pagamento, mediamente
pari a 96 giorni in generale e a 159 giorni per le transazioni con gli enti
pubblici.
Anche l’indagine di settembre conferma il ruolo
trainante dell’export. Le imprese che esportano una quota rilevante del
fatturato formulano infatti previsioni positive; al contrario, le aziende
legate principalmente alla domanda domestica si attendono una ulteriore
contrazione del mercato.
Qualche indicazione meno negativa proviene dalle 300
imprese del comparto dei servizi (comprendente Ict, servizi alle imprese,
trasporti, servizi alla persona, turismo), incluse nel sondaggio di Confindustria
Piemonte a partire dallo scorso giugno. In questo settore, i principali
indicatori sono nel complesso più favorevoli rispetto a quelli del comparto
manifatturiero e fanno riscontrare un assestamento o, in alcuni casi, un
miglioramento rispetto ai valori dello scorso trimestre. L’indicatore riferito
ai livelli di attività migliora di una decina di punti, portandosi su un
livello di equilibrio tra attese di riduzione e aumento; analogo trend riguarda
gli ordini. Il tasso di utilizzo delle risorse aziendali rimane elevato, appena
inferiore al 90%. Il saldo sulle previsioni occupazionali si posiziona intorno
al punto di equilibrio, guadagnando quasi 15 punti rispetto a giugno. Il
ricorso alla Cig si dimezza, scendendo al 12%. L’assenza di una serie storica
sufficientemente lunga per escludere l’effetto di stagionalità (o di altri
elementi non dipendenti dall’andamento del mercato) rende tuttavia impossibile
interpretare questi primi segnali positivi come anticipazioni di una possibile
svolta o almeno di una duratura stabilizzazione del ciclo recessivo.
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