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Notiziario Marketpress di Mercoledì 14 Marzo 2007
 
   
  SETTEMBRE 2006 FIDEURAM INVESTIMENTI: MARKET OUTLOOK FEBBRAIO 2007

 
   
  Milano, 14 marzo 2007 - Usa: nel corso del mese di febbraio i dati macroeconomici sono risultati alquanto deboli, determinando una revisione al ribasso da parte dei mercati sulle prospettive di crescita negli Usa e riportando in primo piano le aspettative di una politica più accomodante da parte della Fed nel corso della seconda parte dell’anno. Area Euro: nel quarto trimestre l’area euro è tornata a crescere sugli stessi ritmi sostenuti della prima metà del 2006, toccando il 3. 6% annualizzato grazie a forti ritmi di espansione in tutte le principali economie. Giappone e Cina: nell’ultimo trimestre del 2006, il Pil del Giappone è cresciuto al 4. 8% su base annualizzata, superando così le attese sia nostre sia di consenso e realizzando il tasso massimo di crescita da quasi tre anni. In Cina la brusca caduta del mercato azionario a fine febbraio non sembra trovare nei fondamentali economici le principali motivazioni. Mercati obbligazionari - Quadro mercati internazionali: i mercati obbligazionari internazionali, nel mese di febbraio, hanno realizzato una netta inversione di tendenza rispetto al mese precedente, con rendimenti in sensibile ribasso, in particolare negli Stati Uniti. Inflation linked: nel mese di febbraio i titoli legati all’inflazione hanno realizzato performance positive in seguito ai marcati ribassi dei rendimenti registrati sui principali mercati obbligazionari dei titoli governativi. High Yield - Corporate - Paesi Emergenti: i titoli High Yield, quelli Corporate e quelli dei Paesi Emergenti nella prima parte del mese di febbraio sono stati caratterizzati da un movimento di restringimento degli spread; nell’ultima settimana del mese, tuttavia, tutte queste asset class hanno subito un’inversione di tendenza registrando un allargamento degli spread. Mercati azionari- Quadro mercati internazionali: nel corso di febbraio i mercati azionari sono stati caratterizzati da un andamento non lineare: in particolare, nella prima parte del mese hanno conseguito performance positive mentre negli ultimi giorni di febbraio è stata evidenziata una marcata correzione dei listini, riducendo sensibilmente, ed in molti casi annullando, i guadagni realizzati nella prima parte dell’anno. Congiuntura Scenario Globale - La notevole correzione subita a fine febbraio dal mercato azionario cinese, che si è poi diffusa a livello globale, unitamente all’evidenza di un forte aumento dell’avversione al rischio prevalente sui mercati, è difficilmente riconducibile ad un cambiamento significativo nei fondamentali macroeconomici. Negli Usa il flusso di dati del mese di febbraio è stato certamente deludente dopo la fase favorevole riguardo alle condizioni dell’economia nei mesi di dicembre e gennaio. Inoltre, è notevolmente aumentata l’attenzione per il mercato dei mutui subprime (istituti specializzati nei prestiti immobiliari a una clientela con inferiore rating di credito), in pesante deterioramento, ed il rischio collegato di un coinvolgimento di altri segmenti del mercato dove il merito di credito è invece più elevato. La sorpresa più sgradevole delle ultime settimane è stata la pesante flessione degli ordini e del fatturato di beni d’investimento in gennaio, un andamento che evidenzia il rischio che sia già in corso un inatteso e significativo raffreddamento della spesa delle imprese. Si deve però notare che almeno in parte il flusso di dati più recente corregge un “eccesso di ottimismo” riguardo alle prospettive dell’economia Usa nel breve/medio periodo che aveva portato il mercato obbligazionario ad eliminare dalle previsioni per il 2007 un intervento espansivo da parte della Fed (che abbiamo invece mantenuto nel nostro scenario, ma nella parte finale dell’anno e non già all’inizio dell’estate, come sembrerebbero indicare ora i futures sui Fed Funds). È utile sottolineare che, a differenza degli Usa, il flusso di dati macro relativo all’area euro è stato caratterizzato da sorprese positive molto significative riguardo alla crescita, in particolare con un andamento del Pil nel quarto trimestre dello scorso anno molto più robusto delle attese. Il nostro scenario continua a prevedere che dopo l’aumento dei tassi al 3. 75% nella riunione di marzo la Bce prosegua nei rialzi raggiungendo il 4% già nella riunione del mese di giugno. America - Il periodo fra dicembre e gennaio era stato caratterizzato da un flusso di dati macroeconomici sull’economia Usa, perlopiù relativi ai mesi finali del 2006, decisamente più robusti delle attese. Nel corso del mese di febbraio, invece, i dati sono risultati alquanto deboli, determinando una revisione al ribasso da parte dei mercati sulle prospettive di crescita negli Usa e riportando in primo piano le aspettative di una politica più accomodante da parte della Fed nel corso della seconda parte dell’anno. I dati sull’andamento delle scorte hanno mostrato che l’accumulo dei magazzini nei mesi finali dello scorso anno è stato meno pronunciato del previsto e tale dinamica, unitamente ad altre più modeste correzioni al ribasso in altre voci, ha determinato una significativa revisione della crescita del Pil del quarto trimestre che non risulta più superiore al potenziale, come era stato evidenziato dal dato preliminare (che mostrava una crescita del 3. 5% ann. ), ma al 2. 2% pressoché in linea con la crescita media alquanto modesta che aveva caratterizzato i due trimestri precedenti. Le indicazioni disponibili per il primo trimestre suggeriscono solo una leggera riaccelerazione del tasso di crescita, che dovrebbe essere dettata principalmente dalla tenuta dei consumi su ritmi non significativamente diversi da quelli del quarto trimestre (4. 2% annualizzato) e dal venir meno del notevole contributo negativo delle scorte (che hanno sottratto il -1. 4% annualizzato alla crescita del quarto trimestre. È, stata invece, rivista significativamente al ribasso la nostra previsione di crescita per gli investimenti in macchinari in quanto i dati sugli ordini e fatturato di beni d’investimento del mese di gennaio sono risultati molto deludenti: a questo punto appare probabile che gli investimenti in macchinari registrino una sorprendente contrazione anche nel trimestre corrente, pesando così in modo significativo sulle prospettive di crescita di breve periodo. Sul versante dell’inflazione la crescita più elevata del previsto dei prezzi core in gennaio non modifica la nostra previsione di rallentamento graduale dell’inflazione core nel corso del resto dell’anno. Congiuntura Area Euro - Nel quarto trimestre l’area euro è tornata a crescere sugli stessi ritmi sostenuti della prima metà del 2006, toccando il 3. 6% annualizzato (le nostre attese erano al 2. 8%) grazie a forti ritmi di espansione in tutte le principali economie. Il dettaglio sulla scomposizione del Pil relativo a queste ultime (non è ancora disponibile per l’area nel suo complesso) indica che la crescita è stata trainata dal canale estero e dagli investimenti, mentre i consumi hanno mostrato un andamento deludente. In Germania, infatti, si è registrata una crescita sorprendentemente molto dimessa dei consumi privati (1. 3% ann. ), a dispetto delle attese di un impatto positivo sulle decisioni di spesa in vista dell’aumento dell’Iva a gennaio 2007. Di conseguenza, a fronte di un anticipo di spesa meno vivace, i consumi non dovrebbero contrarsi così marcatamente nel trimestre corrente, come previsto in precedenza. Il miglioramento delle prospettive per i consumi (anche in Francia, dove le vendite al dettaglio hanno sorpreso al rialzo a gennaio), ha determinato una revisione al rialzo della previsione di crescita del Pil dell’area euro per il primo trimestre all’1. 5% ann. , dal precedente 1. 2%. Anche la crescita media annua per l’intero 2007 è stata rivista al rialzo al 2. 3% (dal 2. 2%). L’impatto dell’Iva in Germania è risultato modesto anche sui prezzi: l’inflazione dell’area euro a gennaio si è attesta all’1. 8%, addirittura in decelerazione dall’1. 9% di dicembre, e le indicazioni preliminari indicano il mantenimento di tale livello anche a febbraio. Abbiamo rivisto al ribasso all’1. 8% anche la previsione di inflazione dell’area euro per l’intero 2007, dal precedente 2%. Favorevoli effetti base relativi ai prezzi energetici dovrebbero consentire una discesa fino ad un minimo dell’1. 5-1. 6% durante l’estate, con una risalita successiva (al 2. 1% a fine anno). Pertanto la Bce, in un’ottica di medio periodo, manterrà la preoccupazione per i rischi al rialzo sui prezzi e dopo l’amento dei tassi a marzo, dovrebbe segnalare l’intenzione di portare i tassi al 4% successivamente, probabilmente già nella riunione di giugno. Giappone e Cina - Nell’ultimo trimestre del 2006, il Pil del Giappone è cresciuto al 4. 8% su base annualizzata, superando così le attese sia nostre sia di consenso e realizzando il tasso massimo di crescita da quasi tre anni. Alla vivacità degli investimenti privati non residenziali si è aggiunto il rimbalzo sorprendente dei consumi privati, che hanno recuperato la forte debolezza del precedente trimestre (con il dato rivisto dal -3. 7% ann. A -4. 4%), e la ripresa degli investimenti pubblici, che registravano ormai variazioni negative da quattro trimestri e che hanno messo a segno un rimbalzo del +11. 3%. Dopo avere lasciato i tassi invariati in gennaio (con tre membri su nove in dissenso), la Boj ha deciso nel mese di febbraio di proseguire il processo di graduale normalizzazione della politica monetaria, portando i tassi allo 0. 5%, nonostante l’opinione contraria di uno dei membri del Board. L’aver posticipato la decisione da gennaio a febbraio trova difficilmente una giustificazione economica; tuttavia, nel comunicato rilasciato al termine della riunione la debolezza dei consumi emersa nel corso dei mesi estivi viene definita temporanea e si confida nella tenuta del trend positivo dei prezzi nel lungo periodo, pur ammettendo la possibilità di un’inflazione prossima allo zero nel corso del 2007. Il nostro scenario centrale incorpora ora un nuovo intervento sui tassi in agosto o settembre dopo le elezioni per la Camera Alta in calendario nel mese di luglio, sebbene le nuove proiezioni di inflazione e crescita della Boj, che saranno pubblicate a fine aprile, potrebbero fornire nuove ed utili indicazioni. In Cina la brusca caduta del mercato azionario a fine febbraio non sembra trovare nei fondamentali economici le principali motivazioni. La crescita economica dovrebbe rimanere sostenuta anche nel corso del 2007 e l’unico elemento di novità, che tuttavia non può giustificare un tale brusco movimento sul mercato azionario, è stato la decisione della Banca Centrale Cinese di alzare il coefficiente di riserva obbligatoria nel tentativo di ridurre l’eccesso di liquidità nel sistema finanziario. Mercati Obbligazionari Scenario Globale - I mercati obbligazionari internazionali, nel mese di febbraio, hanno realizzato una netta inversione di tendenza rispetto al mese precedente, con rendimenti in sensibile ribasso, in particolare negli Stati Uniti. Il contesto macroeconomico, che mostra nuovamente segni di debolezza in America, e l’inatteso riprezzamento del premio al rischio sono alla base del ritorno d’interesse verso i bond governativi. America - Negli Stati Uniti i dati macroeconomici hanno evidenziato una rinnovata e diffusa debolezza, che appariva superata nei due mesi precedenti. La discesa dei rendimenti, acceleratasi nell’ultima parte del mese, è riconducibile tuttavia ad altri fattori, quali l’aumento delle tensioni geopolitiche nell’area mediorientale, dove sono aumentate le probabilità di un attacco statunitense all’Iran, e le sensibili prese di profitto sui mercati azionari ed obbligazionari a spreads. Il processo di “flight to quality” (ovvero la repentina correzione del mercato che penalizza gli investimenti rischiosi a beneficio di quelli privi di rischio o poco rischiosi) è principalmente riconducibile ad un aumento delle insolvenze in alcune particolari categorie di mutui negli Stati Uniti, alle quali si sono associate chiusure di strategie di carry trades (ovvero delle strategie che prevedono il finanziamento in una valuta con tassi di interesse molto bassi e l’investimento in valute con tassi alti) con conseguente sensibile apprezzamento dello yen; tale fenomeno è tipico delle fasi di minor attrattività per le attività finanziarie a spreads. L’orientamento delle autorità monetarie continua a porre l’attenzione su eventuali rischi al rialzo per l’inflazione core, escludendo però l’ipotesi di un mutamento negli indirizzi di politica monetaria. Tale andamento ha sostenuto i titoli governativi, favoriti anche da un posizionamento degli investitori corto o neutrale rispetto alla duration degli indici. Il ribasso dei rendimenti è stato generalizzato ed ha interessato tutti i segmenti di curva con una traslazione di circa 30/35 bp verso il basso di tutta la curva dei titoli governativi americani. Secondo le aspettative di mercato si registrerà una nuova riduzione dei tassi di 25 pb nelsecondo trimestre dell’anno. L’andamento di questo mese è stato sicuramente aggravato dal generale riprezzamento del premio al rischio. Tuttavia, affinchè diventino sostenibili i livelli di rendimento raggiunti, occorre che si concretizzino le aspettative di un mutamento nella politica monetaria. Qualora tali tensioni vengano circoscritte e la Fed non mostri segnali di possibili interventi al ribasso sulla struttura dei tassi d’interesse, sarebbe probabile un sensibile ritracciamento delle quotazioni dei titoli governativi americani. Area Euro - Analogo movimento si è registrato anche nell’area euro, seppur di intensità molto inferiore. Il quadro macroeconomico evidenzia, infatti, segnali di consolidamento, non influenzati da marginali diminuzioni nel valore degli indicatori di fiducia, mentre la politica monetaria evidenzia ancora un orientamento restrittivo. In tale contesto, il ribasso dei rendimenti, che è stato di gran lunga inferiore ed ha interessato maggiormente la parte media della curva dei rendimenti, è riconducibile all’andamento del mercato americano. Più contenute, seppur comunque significative, le riduzioni di oltre 10 pb sulla parte a breve; proprio il segmento dei titoli a breve termine è attentamente osservato per capire i futuri sviluppi di politica monetaria della Bce. Appare ormai scontato un ulteriore rialzo del tasso d’intervento al 3,75% a marzo, mentre risultano incerte le scelte future delle autorità monetarie; infatti, non viene scartata l’ipotesi, sostenuta da alcuni autorevoli esponenti della Bce, che dopo il rialzo di marzo venga adottata una politica di monitoraggio dell’evoluzione dell’economia reale e degli aggregati monetari. Oltretutto, nonostante le preoccupazioni della Bce, i dati sull’inflazione risultano essere favorevoli attestandosi sotto il 2%. Mercati Obbligazionari - Nei prossimi giorni saranno importanti, al fine di valutare l’evoluzione della curva dei rendimenti nell’area euro, sia gli sviluppi delle tensioni derivanti dalle prese di profitto sulle attività finanziarie a spreads sia il comunicato che la Bce farà dopo la prossima riunione di marzo, per la quale il mercato sconta un rialzo di 25 punti base Giappone - In Giappone, dopo il mancato intervento a gennaio, nella riunione di febbraio la Boj ha portato il costo del denaro allo 0. 50%; si tratta del secondo intervento al rialzo sui tassi ufficiali effettuato dopo la manovra dello scorso luglio. La curva dei rendimenti ha reagito con un movimento di deciso appiattimento, i rendimenti sulle scadenze a due anni sono infatti saliti di 10 punti base a fronte di una flessione di 7 punti base sui titoli decennali. Oltre che a cause interne, il movimento di appiattimento della curva è stato in parte influenzato dal rally del mercato dei treasury americani che ha influenzato l’andamento sui segmenti a lunga delle curve di tutti i principali mercati. Il quadro macroeconomico in Giappone rimane delicato, in particolare i salari ed i consumi non mostrano segnali di rafforzamento apprezzabile. In questo contesto le autorità della Banca Centrale Giapponese devono procedere con estrema cautela nella fase di normalizzazione della politica monetaria per non rischiare di frenare la fase di ripresa economica in atto. Allo stesso tempo la dinamica dei prezzi core rimane molto contenuta diminuendo ulteriormente la necessità di un intervento incisivo. Il mercato attualmente sconta la probabilità di un ulteriore rialzo di 25 punti base dei tassi ufficiali entro la fine dell’anno. Previsioni a breve - Il maggiore fattore di incertezza nello scenario attuale continua ad essere la crescita in America, come evidenziato dalle ampie oscillazioni sulle aspettative relative al tasso di riferimento, registrate negli ultimi mesi dai contratti future sulla parte a breve della curva Usa, che hanno influenzato tutti i mercati internazionali. I movimenti registrati sui mercati confermano comunque uno scenario, per l’anno in corso, caratterizzato da un mercato tandenzialemnte privo di una precisa direzionalità. Dopo il riprezzamento registrato nell’ultimo mese, il potenziale per un ulteriore riduzione dei rendimenti appare limitato, ma tale dinamica potrebbe realizzarsi a seguito delle tensioni che si stanno verificando sulle asset class più rischiose. Queste tensioni, probabilmente, non si esauriranno in tempi rapidi dopo un lungo periodo di volatilità decisamente compressa. Se dovessimo pertanto assistere, soprattutto in Europa, ad un’ulteriore riduzione dei rendimenti si renderebbe opportuna una riduzione dell’esposizione ai tassi (rischio duration). Lo scenario macroeconomico internazionale continua infatti a rimanere favorevole ed i rischi di una decelerazione marcata delle economie internazionali appaiono contenuti. Mercati Obbligazionari Inflation Linked- Nel mese di febbraio i titoli legati all’inflazione hanno realizzato performance positive in seguito ai marcati ribassi dei rendimenti registrati sui principali mercati obbligazionari dei titoli governativi. Rispetto ai titoli nominali a cedola fissa, i titoli inflation linked hanno però evidenziato una notevole sottoperformance nei confronti dei titoli a cedola fissa di analoga vita residua determinata da una riduzione delle aspettative di inflazione che ha avuto luogo nonostante il rimbalzo del prezzo del petrolio registrato negli ultimi mesi. Le performance migliori sono state registrate dai titoli americani ed inglesi, seguiti dai titoli europei e svedesi. In termini prospettici i titoli inflation linked sembrano correttamente prezzare uno scenario estremamente favorevole per quanto riguarda l’inflazione e al di sotto del target, considerato come livello neutrale di lungo periodo, pari al 2% per la Bce ed al 2. 5% per la Federal Reserve. In tale contesto, il rendimento realizzato da questa asset class non sarà sostanzialmente diverso da quello dei titoli a cedola fissa. Corporate - Nella prima parte del mese di febbraio è proseguito il movimento di restringimento degli spread in atto da inizio anno, in un contesto di generale favore accordato dal mercato alle asset class rischiose. Lo scenario è rimasto favorevole anche per i titoli di nuova emissione, ripresi pure nel settore telefonico e supportati dai positivi risultati societari diffusi nel corso del mese. Nell’ultima settimana del mese si é registrato, tuttavia, un arretramento del mercato innescato dai listini azionari emergenti. In questo contesto, la conferma di un’elevata correlazione tra asset richiose insieme al rischio di un generale repricing del premio per il rischio continuano a suggerire un approccio cauto al mercato dei titoli corporate. High Yield - Nel mese di febbraio il contesto ha continuato ad essere supportivo per le asset class rischiose, con gli spread in ulteriore restringimento anche nei mercati speculativi. Tale scenario continua ad essere favorito da una politica monetaria non più restrittiva negli Usa e da evidenze confortanti sul piano dell’inflazione e della crescita globale. Ne consegue un contesto di bassa volatilità che spinge il mercato verso il progressivo annullamento degli extra rendimenti offerti dalle obbligazioni speculative. Nell’ultima settimana del mese, questa situazione si è rivelata ancora una volta debole e soggetta alle pressioni provenienti dai mercati azionari, in particolare da quelli emergenti; di conseguenza il crollo del listino cinese si è tradotto in un allargamento di 30 pb dell’indice high yield globale. Emerging Market - Il mese di febbraio è stata caratterizzato dal proseguimento delle condizioni favorevoli per i mercati dei Paesi Emergenti. La ridotta avversione al rischio e l’elevato livello della liquidità nel sistema accompagnati da buone prospettive sulla crescita globale e limitati rischi inflazionistici hanno determinato un ulteriore restringimento degli spread rispetto ai livelli già compressi di inizio anno. L’indice Embigd ha così toccato i nuovi minimi di spread (176 pb) prima di subire un brusca inversione di tendenza nell´ultima settimana del mese. Ad arrestare il rialzo dei mercati, alcune dichiarazioni ufficiali sulla sostenibilità della crescita Usa, la forte correzione del mercato azionario cinese e, infine, la notizia relativa all’aumento dei casi di insolvenza dei prestiti “non prime” di alcune banche americane. Il mercato dei Paesi Emergenti è stato quindi penalizzato dall’aumento della volatilità osservata su tutte le asset class rischiose, registrando un allargamento dello spread fino 195 pb in chiusura di mese. Mercati Azionari Scenario Globale - I principali indici azionari internazionali hanno registrato, nel corso del mese di febbraio, performance in euro negative, ad eccezione del mercato nipponico. L’indice azionario globale Morgan Stanley All Country ha evidenziato, in euro, una variazione negativa pari a -2. 27%. Nel corso del mese i mercati azionari sono stati caratterizzati da un andamento non lineare: nella prima parte del mese hanno conseguito performance positive, proseguendo la crescita del mese precedente in un contesto macroeconomico globale ancora robusto, seppur in rallentamento; negli ultimi giorni del mese è stata evidenziata una marcata correzione dei listini, riducendo sensibilmente, ed in molti casi annullando, i guadagni realizzati nella prima parte dell’anno. Il forte flusso di vendite è stato innescato a seguito di una delle peggiori cadute dal 1997 delle quotazioni a Shangai e dal tonfo degli ordini di beni durevoli in Usa. I mercati europei e americani hanno perso in un solo giorno oltre il 3% della loro capitalizzazione, evento che non si verificava dal 2002. I settori maggiormente penalizzati dalla correzione sono quelli che erano stati premiati nei primi due mesi dell’anno: Industrial e Material in Europa, Material e Telecomunicazioni in Usa. I movimenti valutari e dei prezzi de lle materie prime sono seguiti di conseguenza. Il forte ribasso non segna a nostro avviso la fine del ciclo borsistico favorevole che perdura ormai da quattro anni e le paure di un’imminente recessione appaiono eccessive: il rallentamento delle principali economie è quasi salutare dopo i ritmi di crescita raggiunti nel corso del 2006 e, come ha avuto occasione di ripetere Bernanke, non ci sono fondati motivi di preoccupazione sulla tenuta dell’economia americana. Lo scenario della Fed resta invariato ed i dati sulla crescita del Pil nel trimestre finale del 2006 sono in linea con un’economia Usa che continua a crescere anche nel 2007, seppur con un ritmo più moderato. La crisi del comparto subprime del mercato dei mutui, seppur da monitorare con attenzione, appare confinata, secondo le parole del Governatore della Fed, ad un segmento limitato del mercato dei mutui. Relativamente la caduta della borsa di Shangai, essa apparentemente è stata indotta dalla notizia che le autorità cinesi sarebbero intenzionate a promuovere una regolamentazione più severa dei mercati, nel tentativo di arginare la crescita sfrenata dei corsi azionari e di promuovere una maggiore legalità e trasparenza. È opportuno comunque ricordare che, anche dopo il ridimensionamento degli ultimi giorni, le azioni cinesi rimangono del 33% sopra i livelli di inizio 2007 e del 102% oltre il punto più basso del giugno 2006. Difficile pensare che la correzione del listino cinese ostacoli uno sviluppo mosso da cause e da forze molto profonde (la Cina è ormai la seconda potenza economica globale) che ne garantiscono la longevità. È, invece, probabile che aumenti lievemente sui mercati l’avversione al rischio, fattore in sé non troppo negativo considerato l’attuale basso valore; infatti, anni di borsa molto favorevoli, bassi tassi d’interesse e liquidità in eccesso hanno ridotto tra gli investitori la percezione del rischio. In generale, i fondamentali restano favorevoli alle azioni: tassi d’interesse bassi, inflazione contenuta, elevati gli utili e buone le prospettive della crescita, con un’economia che a livello globale è sempre meno dipendente dall’andamento dei soli Usa e perciò è più stabile nelle sue fluttuazioni cicliche. America - A febbraio il mercato azionario statunitense ha registrato nuovi massimi, prima di ritracciare negli ultimi giorni del mese ritornando sugli stessi livelli registrati a fine novembre 2006. Gli utili aziendali, anche se non mostrano la forte crescita dell’ultimo biennio, sono comunque robusti, soprattutto nei settori legati all’export. La maggiore efficienza dei processi produttivi ha consentito alle blue chip americane di preservare margini e profitti anche a fronte di una dinamica della domanda interna non particolarmente vivace. Utilities, Industrials ed Health Care sono i settori che più hanno confermato le attese degli analisti sugli utili, mentre i settori It e Financials hanno deluso le aspettative. Sulla scorta dei dati trimestrali riportati, i settori delle Telecomunicazioni ed Health Care hanno realizzato le maggiori revisioni al rialzo del consensus sugli utili 2007, mentre hanno visto una revisione al ribasso It ed Energy; per quest’ultimo, a causa dell’andamento del prezzo del petrolio, si stima persino una contrazione dei profitti rispetto al 2006. Le diverse attese sulla crescita degli utili, insieme a valutazioni comunque attraenti, ad eccezione dei settori legati ai consumi, si sono riflesse sui corsi azionari: in particolare, Materials, Utilities e Industrials sono i settori che hanno realizzato le migliori performance da inizio mese, mentre Energy e Financials risultano i peggiori. Mercati Azionari - In assenza di segnali di un ulteriore deterioramento del ciclo, la correzione in corso non è in contraddizione con uno scenario costruttivo per il mercato azionario: i fondamentali rimangono interessanti e la politica della Fed è orientata a stabilizzare le aspettative di inflazione su livelli moderati senza minare le prospettive di crescita. Area Euro Nel mese di febbraio i mercati europei hanno toccato nuovi massimi proseguendo l’andamento positivo dei mesi precedenti, prima di tornare sui livelli di inizio anno. Anche in Europa come negli Stati Uniti, i principali listini hanno realizzato performance positive nel corso del mese, per lo più annullate dalla marcata correzione in corso. Sul fronte macroeconomico i listini sono stati influenzati dai dati sulla crescita della produzione industriale nel trimestre finale del 2006, ben più forte delle attese, confermando nel complesso una crescita dell’economia europea sopra il potenziale ed in particolare la forza del comparto manifatturiero tedesco, peraltro anticipata dalle indagini sulla fiducia delle imprese dei mesi precedenti. Dal punto di vista societario, la stagione degli utili in corso mostra un trend di crescita dei margini e del fatturato ancora interessante e superiore a quello registrato dalle corporate americane. Le blue chip europee riescono, dopo un biennio consecutivo, a sostenere tassi di crescita degli utili ancora sostenuti, soprattutto nel settore industriale e delle materie prime. Invece i titoli energetici, con una revisione ancora più marcata di quella avvenuta per gli stessi titoli americani, registrano tassi di crescita degli utili negativi per l’anno in corso e revisioni al ribasso del consensus che sfiorano il –30%. A differenza del mercato Usa, i titoli finanziari europei conservano margini interessanti, seppur in rallentamento. I risultati della stagione degli utili e le revisioni degli analisti si sono tradotti in performance di mercato che hanno premiato i settori industriale e delle materie prime, e penalizzato i titoli energetici, It ed Health Care. I multipli di valutazione completano il set informativo e delineano uno scenario per le società europee ancora interessante, per la crescita che sono in grado di generare. La correzione in corso, quindi, non incide sui buoni fondamentali dei mercati europei, che nel breve periodo potrebbero tuttavia registrare un aumento della volatilità. Rimane cruciale, nel processo di stabilizzazione delle aspettative dei mercati, la politica monetaria della Bce. Giappone - Anche il Giappone è stato interessato dalla correzione in corso, ma l’entità della perdita degli ultimi giorni del mese non annulla la performance in euro ancora ampiamente positiva da inizio anno. Il mercato giapponese ha iniziato lo scorso dicembre una decisa fase di recupero, toccando nel mese di febbraio un massimo del +20% di performance in divisa locale. Il recupero del listino giapponese ha trovato nei fondamentali dell’economia locale le sue determinanti: un lento ma deciso processo di ristrutturazione delle corporate giapponesi ne sta gradualmente aumentando la contendibilità e l’interesse da parte degli investitori stranieri, mentre le prospettive di crescita degli utili migliorano trimestre dopo trimestre. Al tempo stesso, i multipli di valutazione sono ormai comparabili con quelli dei principali mercati sviluppati. La produzione industriale nel quarto trimestre ha continuato a crescere ed anche i consumi mostrano progressi incoraggianti. In tale scenario il recente rialzo dei tassi d’interesse da parte della Boj consolida le aspettative di un percorso di crescita che, seppur lento, è ormai incontrovertibile. A livello societario, la stagione degli utili evidenzia che i settori con le migliori prospettive di crescita sono quello industriale, It e delle materie prime; ciononostante, va segnalato che tutti i settori legati alle esportazioni non trarranno beneficio dal recente apprezzamento dello yen rispetto alle principali valute; mentre i settori più esposti ai consumi e quello finanziario, su cui pesano ancora le conseguenze della lunga fase di recessione del paese, sono quelli che più scontano la debolezza dei consumi e degli investimenti. Gli elementi che possono favorire una rivalutazione del mercato giapponese nel medio termine sono costituti da un rafforzamento della domanda interna e dell’inflazione, dal miglioramento della crescita dei profitti e da una maggiore attività di ristrutturazione che renda le società quotate più contendibili. Previsioni a breve L’attuale incertezza e volatilità dei mercati invitano alla prudenza, ma lo scenario macroeconomico continua a favorire l’investimento azionario, sulla base di uno scenario che vede un moderato rallentamento della crescita globale rispetto al 2006 e l’assenza di nuovi rialzi da parte della Fed. .  
   
 

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